L’ecosistema delle startup rappresenta un terreno fertile per l’innovazione e la creatività, ma le statistiche sono impietose: circa il 90% delle startup fallisce entro i primi cinque anni. Questo dato, emerso dall’analisi di Startup Genome, mette in luce le sfide che molti imprenditori affrontano, non solo in Italia, ma a livello globale. Nicola Zanetti, fondatore di B-PlanNow e autore del libro “Startup Fundamentals”, offre un’analisi approfondita di questa realtà, sottolineando che la vera causa degli insuccessi non è la mancanza di idee brillanti, ma piuttosto l’assenza di un metodo solido e delle risorse necessarie per trasformare quelle idee in imprese sostenibili.
la complessità della startup
“Una startup non è una scommessa: è una macchina complessa da far funzionare, ogni giorno, con lucidità e pragmatismo”, afferma Zanetti in un’intervista con Adnkronos/Labitalia. La sua visione si basa su oltre quindici anni di esperienza nel supportare team in fase pre-seed e seed in Europa, con un focus particolare sull’Italia e sull’Europa dell’Est. L’approccio proposto è pragmatico e orientato ai risultati: chi gestisce una startup deve essere un “manager della complessità”, capace di anticipare i cambiamenti del mercato e di adattarsi rapidamente alle nuove sfide.
Zanetti evidenzia che oggi fare impresa richiede una preparazione continua in vari ambiti, dalla gestione strategica al marketing, fino alla finanza. “La differenza tra chi scala e chi si arena si gioca nella capacità di prendere decisioni rapide, informate e adattive,” spiega. Questo implica una preparazione che non può essere improvvisata, ma deve essere fondata su dati reali e analisi approfondite.
l’imprenditoria moderna e l’analisi predittiva
Negli ultimi anni, gli imprenditori hanno compreso che l’era delle scelte “di pancia” è finita. L’imprenditoria moderna si basa sull’analisi predittiva, che richiede la capacità di leggere il contesto, analizzare il comportamento dei clienti e monitorare le performance in tempo reale. “Chi non sa farlo è semplicemente tagliato fuori”, avverte Zanetti. La mancanza di competenze manageriali trasversali, come la pianificazione strategica e la gestione finanziaria, è uno dei motivi principali per cui molte startup falliscono, anche prima di raggiungere il primo anno di attività.
La realtà italiana è caratterizzata da una grande energia imprenditoriale, ma spesso manca di una rete di supporto solida che possa accompagnare le startup nei loro primi mille giorni. In questo lasso di tempo, la sopravvivenza è cruciale e le scelte strategiche devono essere ben ponderate. Zanetti ha identificato cinque errori comuni che spesso impediscono alle startup di prosperare:
- Non validare il bisogno di mercato prima di costruire il prodotto.
- Non avere un business model chiaro e innovativo fin dall’inizio.
- Comunicare in modo vago, senza un posizionamento nitido.
- Cercare fondi troppo presto, senza numeri né strategia.
- Affrontare tutto da soli, senza mentor né visione esterna.
Un’idea brillante non è automaticamente un buon business. Senza la validazione del mercato, si rischia di costruire “castelli nel deserto”. La raccolta di fondi deve essere vista come un punto d’arrivo, non come un punto di partenza.
il metodo scaleup
Per affrontare queste criticità, Zanetti ha sviluppato il metodo ScaleUp, un approccio operativo strutturato in sei fasi: modello di business, validazione, posizionamento, go-to-market, modello economico e KPI, fundraising. Questo metodo non è standardizzato, ma è adattato alle specifiche esigenze di ogni progetto, tenendo conto delle risorse disponibili e del mercato di riferimento. “Ogni progetto ha bisogno di strumenti concreti ad hoc per prendere decisioni migliori e tempestive”, sottolinea Zanetti.
In un contesto in cui le risorse economiche sono limitate, la sfida principale per l’Italia è aiutare le startup a diventare aziende solide e durature nel tempo. Zanetti evidenzia che l’obiettivo non dovrebbe essere solo quello di moltiplicare le startup, ma piuttosto di garantire che quelle esistenti possano diventare aziende vere e proprie. La scienza dell’imprenditoria richiede che ogni mossa sia validata, ogni strategia testata e ogni investimento ottimizzato. Questo non significa soffocare la creatività, ma piuttosto incanalarla all’interno di un processo strutturato, misurabile e replicabile.
La visione di Zanetti è chiara: puntare a creare scaleup profittevoli, piuttosto che unicorni da vetrina, capaci di resistere nel mercato per anni e di far crescere il capitale dei soci e degli investitori. In un’epoca in cui l’innovazione è fondamentale, il focus deve essere sulla capacità di tradurre le idee in modelli di business sostenibili e di successo.