Festa rovinata dal temporale: centinaia in cerca di rifugio in chiesa, ma l’arcivescovo chiude le porte

Festa rovinata dal temporale: centinaia in cerca di rifugio in chiesa, ma l'arcivescovo chiude le porte

Festa rovinata dal temporale: centinaia in cerca di rifugio in chiesa, ma l'arcivescovo chiude le porte

Matteo Rigamonti

Luglio 29, 2025

L’evento festivo che avrebbe dovuto celebrare la comunità di Belforte del Chienti, un piccolo ma vivace centro dell’entroterra maceratese, ha preso una piega inaspettata e controversa. Sabato sera, durante la manifestazione “Mexico & Nuvole”, una festa che unisce cultura e gastronomia, il tempo ha deciso di non essere clemente. Mentre i partecipanti si godevano la serata in piazza Umberto I, un violento acquazzone ha colto tutti di sorpresa, costringendo centinaia di persone a cercare riparo.

Il gesto di solidarietà e la profanazione

In un gesto di solidarietà, un cittadino, in possesso delle chiavi della chiesa di Sant’Eustachio, ha deciso di aprire le porte del luogo di culto per offrire rifugio a chi si trovava in difficoltà a causa della pioggia battente. Tuttavia, ciò che doveva essere un semplice riparo si è trasformato in una scena che ha suscitato indignazione. Video condivisi sui social mostrano diverse persone che, non solo si sono rifugiate nella chiesa, ma hanno anche cominciato a mangiare e bere all’interno, sistemati tra i banchi della chiesa, con cibo e bevande acquistati dagli stand all’esterno.

La reazione della diocesi

Questa situazione ha attirato l’attenzione del clero locale, e in particolare dell’arcivescovo di Camerino, monsignor Francesco Massara. La reazione da parte della diocesi non si è fatta attendere. Nella notte tra sabato e domenica, un messaggio forte e chiaro è stato pubblicato sulla pagina Facebook della parrocchia: «La chiesa di Sant’Eustachio è stata profanata. Rimarrà chiusa fino a nuova decisione dell’arcivescovo». Questa affermazione ha colto di sorpresa molti membri della comunità, che si sono chiesti come un gesto di aiuto potesse essere interpretato come un oltraggio.

Monsignor Massara ha poi chiarito la posizione della diocesi, distinguendo nettamente tra l’uso della chiesa come rifugio e la sua trasformazione in un “bivacco”. Ha affermato: «Un conto è entrare per ripararsi dalla pioggia, un altro è trasformare la chiesa in una sala da pranzo. È stata turbata la sacralità del luogo. È inaccettabile». Questa dichiarazione ha alimentato un acceso dibattito, con molti cittadini che si sono schierati dalla parte della diocesi, sostenendo che è fondamentale mantenere il rispetto verso i luoghi di culto.

Le reazioni della comunità

Nonostante la chiesa di Sant’Eustachio sia stata ripulita e restituita al suo stato originale il giorno seguente, la diocesi ha deciso di spostare la messa di domenica nella vicina chiesa di San Giovanni. Don Leonard Mbolaniaina, il parroco, ha celebrato le nozze d’argento di una coppia locale, sottolineando che la decisione di chiudere la chiesa non è stata presa unilateralmente ma in accordo con l’arcivescovo e altri sacerdoti. Ha affermato: «Non si tratta di una presa di posizione politica, ma di rispetto per la sacralità del luogo».

La questione ha sollevato un acceso dibattito sui social media, dove molti cittadini hanno espresso la loro contrarietà alla chiusura della chiesa, considerandola una reazione eccessiva a un evento causato dalle circostanze meteorologiche. Alcuni hanno fatto notare come, in situazioni di emergenza, sia fondamentale mostrare comprensione e solidarietà, piuttosto che inasprire le regole e chiudere le porte di un luogo che, per molti, rappresenta un rifugio non solo fisico, ma anche spirituale.

La vicenda di Belforte del Chienti è solo l’ultimo esempio di come eventi apparentemente innocui possano generare polemiche e divisioni nelle comunità. Mentre alcuni vedono la chiesa come un luogo di accoglienza e solidarietà, altri la considerano un simbolo di sacralità che deve essere rispettato in ogni situazione. La questione resta aperta e continua a far discutere, ponendo l’accento sulla necessità di un dialogo costruttivo tra la comunità e le istituzioni religiose.