L’accordo recentemente siglato tra Unione Europea e Stati Uniti ha portato un po’ di sollievo riguardo all’incertezza commerciale, ma ha anche sollevato un grido d’allarme da parte del mondo produttivo italiano. Con l’introduzione di dazi al 15%, le conseguenze per le imprese italiane si preannunciano severe. Dalla filiera dell’automotive all’agroalimentare, dai macchinari al vino, le categorie produttive stanno facendo sentire la loro voce, chiedendo misure di sostegno e compensazione per affrontare questa nuova sfida.
Secondo Confcommercio, le prime stime indicano che nel 2025 l’impatto diretto dei dazi potrebbe comportare una perdita di export compresa tra gli 8 e i 10 miliardi di euro. Questo danno viene aggravato dalla svalutazione del dollaro, che non solo rende i prodotti americani più competitivi, ma ha anche effetti negativi sul mercato turistico italiano. Confesercenti ha stimato che ci potrebbero essere circa 300 mila arrivi in meno dagli Stati Uniti, con una contrazione della spesa turistica americana di circa 600 milioni di euro.
l’importanza del mercato statunitense
Non si può sottovalutare l’importanza del mercato statunitense per l’export italiano. Negli ultimi cinque anni, gli imprenditori italiani hanno visto una crescita delle esportazioni in questo mercato del 57%, corrispondente a un aumento di 24,2 miliardi di euro. Confartigianato mette in evidenza che la nuova intesa non sarà indolore, e le conseguenze si faranno sentire in vari settori.
Le piccole e medie imprese, in particolare, sono tra le più vulnerabili. La Cna ha avvertito che le imprese artigiane non saranno in grado di sostenere i dazi, né diretti né indiretti. Il rischio è che si verifichi una crisi simile a quella causata dalla pandemia. “Molte delle nostre cooperative e aziende, già provate da anni di difficoltà economiche, troveranno difficile assorbire questo nuovo impatto”, ha dichiarato Confcooperative, chiedendo l’attivazione di tutti gli strumenti disponibili, dal piano della Commissione guidata da Ursula von der Leyen alle decisioni di politica monetaria della BCE.
l’impatto sui settori chiave
Il settore automobilistico è tra i più esposti alla nuova situazione. L’Associazione Europea dei Costruttori di Automobili (Acea) ha dichiarato che i dazi più elevati sulle automobili e sui componenti automobilistici continueranno a influenzare negativamente sia l’industria europea che quella statunitense. La Fiom ha evidenziato che l’export dell’automotive, che si attesta sui 5,2 miliardi di euro, subirà un colpo significativo.
Anche il settore agricolo ha espresso le sue preoccupazioni. Coldiretti ha tirato un sospiro di sollievo rispetto all’ipotesi iniziale di un dazio del 30%, che avrebbe potuto costare fino a 2,3 miliardi di euro al Made in Italy agroalimentare. Tuttavia, l’associazione avverte che l’accordo avrà impatti differenziati e chiede compensazioni europee per le filiere più penalizzate. Fedagripesca Confcooperative teme che la competitività del settore possa risentirne gravemente.
le conseguenze per il settore vinicolo
Particolare attenzione è stata riservata anche al settore vinicolo. L’Unione Italiana Vini ha stimato che i dazi potrebbero causare un danno di circa 317 milioni di euro cumulati nei prossimi 12 mesi. Attualmente, una bottiglia di vino italiano che usciva dalla cantina a 5 euro si vendeva a 11,5 dollari; ora, a causa dei dazi e della svalutazione del dollaro, il prezzo potrebbe arrivare a 15 dollari, con un aumento del 186%. I produttori, che spaziano dal Franciacorta ai vini toscani, dal Chianti al Brunello, hanno già fatto sentire la loro voce, chiedendo un intervento immediato da parte delle istituzioni.
In questo contesto di incertezze e preoccupazioni economiche, le categorie produttive italiane si trovano a dover affrontare sfide significative. La richiesta di ristori e di tassi più bassi da parte della BCE è diventata un tema centrale per aiutare le imprese a navigare in queste acque tempestose. Il futuro delle nostre esportazioni e la competitività dei settori chiave sono ora appesi a un filo, e la risposta delle istituzioni sarà cruciale per affrontare questa nuova fase economica.