Di recente, l’attenzione è tornata a concentrarsi su Cosa Nostra, dopo il rilascio di tre importanti boss mafiosi: Calogero Lo Piccolo, Giovanni Sirchia e Rosario Lo Bue. Queste figure di spicco rappresentano quella che viene comunemente definita «la nuova Cupola» della mafia siciliana. Il loro ritorno in libertà ha suscitato preoccupazioni nei vertici dell’Antimafia, che temono un possibile riorientamento delle dinamiche mafiose in Sicilia, con conseguenze significative sugli equilibri di potere tra i vari clan.
Rosario Lo Bue e il suo legame con Totò Riina
Rosario Lo Bue è senza dubbio il più noto tra i tre. La sua figura è intrinsecamente legata a quella di Totò Riina, il famigerato capo dei capi di Cosa Nostra. Nato nel 1943, Lo Bue ha sempre avuto un rapporto privilegiato con i vertici mafiosi. Nel 2015, è stato arrestato con l’accusa di essere il nuovo capomafia di Corleone, la città che ha visto il predominio della mafia corleonese. Sebbene ufficialmente si presentasse come un semplice pastore, la sua vita era immersa nel mondo criminale. Nel 2019, alla sua famiglia sono stati sequestrati beni per un valore di 1,5 milioni di euro, provenienti da un’attività nel settore agroalimentare.
La sua cattura è avvenuta grazie a un’operazione di intercettazione, che ha rivelato piani per assassinare l’allora vicepremier Angelino Alfano. Questo atto ha dimostrato non solo la pericolosità di Lo Bue, ma anche la determinazione di Cosa Nostra nel mantenere un certo grado di influenza politica. È interessante notare che, qualche anno prima, il fratello di Rosario, Salvatore Lo Bue, era stato condannato a otto anni di carcere per aver favorito la latitanza di un altro boss, Bernardo Provenzano, segno di una famiglia profondamente radicata nel crimine organizzato.
Calogero Lo Piccolo e il suo ruolo nella mafia palermitana
Calogero Lo Piccolo, un altro dei boss recentemente liberati, è un nome noto nella mafia palermitana. Il suo ritorno in libertà lo ha riportato sotto i riflettori come «barone» del clan di San Lorenzo, un ruolo ereditato da Tommaso Natale. La sua famiglia ha una lunga storia di coinvolgimento nella mafia, con il padre Salvatore e il fratello Sandro entrambi condannati all’ergastolo. Lo Piccolo è stato arrestato nel 2016 nell’ambito dell’inchiesta Cupola 2.0, accusato di essere uno dei principali artefici della riorganizzazione di Cosa Nostra dopo il maxi processo degli anni Novanta.
Le indagini hanno rivelato che nel 2017, Lo Piccolo ha partecipato a una riunione decisiva della nuova Cupola, un organo direttivo che riunisce i capi dei vari mandamenti mafiosi. Questo incontro è stato cruciale per evitare una nuova guerra tra clan, segnalando la volontà di Cosa Nostra di mantenere un certo ordine interno e di proseguire le proprie operazioni criminali. La sua liberazione potrebbe quindi rappresentare un pericoloso passo verso un rafforzamento della mafia palermitana.
Giovanni Sirchia e l’organizzazione logistica delle operazioni mafiose
Giovanni Sirchia, il terzo boss tornato in libertà, ha avuto un ruolo fondamentale nell’organizzazione logistica delle operazioni mafiose. Arrestato nel 2018, anche lui nell’ambito dell’inchiesta Cupola 2.0, Sirchia era il boss di Passo di Rigano e si occupava della gestione dei summit tra i capifamiglia, dove si decidevano le strategie operative dell’organizzazione. Durante l’operazione, sono state arrestate 47 persone, e successivamente altre 8, con pene complessive che superano i 400 anni. La sua liberazione potrebbe comportare una ripresa delle attività mafiose legate alla sua area di competenza, influenzando anche i rapporti con altri clan.
Il ritorno in libertà di questi tre boss non è solo una questione di giustizia penale, ma rappresenta un campanello d’allarme per le autorità italiane e per la società civile. L’Antimafia è in allerta, temendo che la riorganizzazione di Cosa Nostra possa generare un’ondata di violenza e rinnovati conflitti tra i vari clan. Gli equilibri di potere, già fragili, potrebbero essere nuovamente messi in discussione, con conseguenze dirette sulla sicurezza dei cittadini e sull’ordine pubblico in Sicilia.
In un contesto in cui la mafia sembra voler riaffermare il proprio potere, è fondamentale che le istituzioni non abbassino la guardia e continuino a monitorare attentamente le attività mafiose. La storia della criminalità organizzata in Italia è segnata da una continua evoluzione, e il rilascio di figure di spicco come Lo Bue, Lo Piccolo e Sirchia potrebbe rappresentare un capitolo critico in questa saga, dove ogni mossa dei boss può influenzare gli sviluppi futuri della mafia in Sicilia e oltre.