Giorgio Assumma, avvocato e figura di riferimento nel mondo del cinema italiano, ricorda con affetto il suo amico Enrico Lucherini, storico press agent, recentemente scomparso. La loro amicizia, che ha avuto inizio alla fine degli anni ’60, è stata caratterizzata dalla condivisione di passioni e progetti. L’ultima volta che si sono incontrati, a un pranzo organizzato da Paola Trovajoli, avevano discusso di un ambizioso progetto editoriale: un libro dedicato alla storia del cinema degli anni ’60 e ’70.
Un progetto nostalgico
Lucherini propose il titolo “I migliori anni che non tornano più”, evocando un’epoca che rappresenta il culmine della creatività cinematografica. Assumma ricorda come, nonostante l’urgenza di iniziare il lavoro, il tempo fosse un fattore limitante. “Sbrighiamoci Giorgio, però, di tempo ne ho poco”, il suo appello risuona ancora nella mente di Assumma, che oggi prova un profondo rammarico per non aver potuto concretizzare questo progetto.
Un uomo di classe e umanità
Lucherini non era solo un professionista di grande talento, ma anche un uomo di grande classe e umanità. Assumma lo descrive come una persona capace di portare gioia e divertimento, pur mantenendo un’aria da vero signore. “Quando stavo con lui, avvertivo quasi un po’ di timidezza”, confessa Assumma, evidenziando il rispetto che Lucherini riusciva a guadagnarsi tra i colleghi e i grandi nomi del cinema, come Luchino Visconti. Durante le riprese di “Gruppo di famiglia in un interno”, Lucherini si distinse nel suo ruolo di press agent, guadagnandosi l’ammirazione del regista.
Assumma, già presidente della SIAE e maestro per generazioni di avvocati specializzati in diritto d’autore, è consapevole dell’importanza della memoria storica di figure come Lucherini. “Alla mia età, quando spariscono queste persone che hanno fatto parte della tua vita, è come se venissero meno le tessere di un mosaico”, spiega con tristezza.
Un aneddoto significativo
Un episodio che Assumma ricorda con affetto risale al 16 agosto 1973, quando subì un intervento chirurgico al braccio dopo una caduta dalla bicicletta. Mentre era sul letto operatorio, il chirurgo gli chiese: “Ma per caso lei è anche ubiquo? Perché mentre sta qui steso, leggo da un giornale che contemporaneamente lei è anche a Zurigo, per acquistare i diritti di trasposizione della ‘Montagna incantata’ di Thomas Mann”. La risposta di Assumma, seppur in condizioni precarie, fu: “È stato Lucherini, è stato Lucherini!”.
Questo aneddoto non solo mette in luce il genio di Lucherini, capace di muoversi tra le notizie con grazia e intelligenza, ma evidenzia anche il profondo legame tra i due amici. Assumma lo descrive come un “mago”, capace di rendere verosimili anche le notizie più incredibili, conquistando la stima di tutti.
L’eredità di Lucherini
La figura di Lucherini è stata centrale nella promozione di film che hanno segnato la storia del cinema italiano, contribuendo significativamente alla visibilità e al successo di molte produzioni. La sua abilità nel gestire le relazioni pubbliche e il suo occhio attento per il talento hanno permesso a molti artisti e registi di godere di una reputazione che altrimenti sarebbe stata difficile da raggiungere.
In un panorama cinematografico in continua evoluzione, la sua mancanza si avverte non solo tra i professionisti del settore, ma anche tra il pubblico che ha vissuto quegli anni d’oro del cinema. Assumma, con la sua memoria prodigiosa, continua a custodire e raccontare le storie di un’epoca che ha segnato profondamente la cultura italiana e internazionale.
La perdita di Lucherini non è solo un vuoto personale per Assumma e molti altri, ma rappresenta anche la scomparsa di un’epoca in cui il cinema era un punto di riferimento culturale e sociale. Riflessioni come queste evidenziano l’importanza di conservare la memoria di chi ha fatto la storia, per non dimenticare le radici da cui proveniamo e per comprendere meglio il cammino che ci attende.