Nel 1912, l’Italia si trovava in un momento di grande tristezza per la morte di uno dei suoi più grandi poeti, Giovanni Pascoli. Un treno partito da Bologna si dirige verso le sue esequie, trasportando studenti, autorità e familiari, tra cui la sorella Maria, affettuosamente chiamata Mariù. Questo viaggio non è solo un tributo al poeta, ma rappresenta la profonda connessione tra Pascoli e il suo paese, un legame che unisce il popolo in un momento di lutto. Da questo contesto, Giuseppe Piccioni trae ispirazione per il suo tv movie “Zvanì – Il Romanzo Famigliare di Giovanni Pascoli”, che sarà presentato in anteprima il 31 agosto a Venezia, nella sezione ‘Confronti’ delle Giornate degli Autori.
La coproduzione di Zvanì
“Zvanì” è una coproduzione tra Rai Fiction e MeMo Films, con soggetto e sceneggiatura a cura di Sandro Petraglia, in collaborazione con Lorenzo Bagnatori ed Eleonora Bordi. Il film vanta un cast di tutto rispetto, con Federico Cesari e Benedetta Porcaroli nei ruoli principali, affiancati da Liliana Bottone e Luca Maria Vannuccini. Tra i partecipanti straordinari troviamo Riccardo Scamarcio e Margherita Buy, che arricchiscono ulteriormente il progetto con le loro interpretazioni.
Significato del titolo Zvanì
Il titolo “Zvanì” si riferisce a un termine dialettale romagnolo che significa “chiacchiera” o “rumore”. Questa parola assume un significato profondo nel contesto del film, poiché rappresenta i ricordi e le voci che circondano la vita di Pascoli, in particolare attraverso gli occhi della sorella Mariù. È attraverso le sue memorie che il pubblico viene guidato in un viaggio emozionante attraverso gli eventi che hanno segnato la vita del poeta.
Temi e narrazione del film
La narrazione si concentra su episodi chiave che hanno influenzato Pascoli, tra cui:
- L’omicidio del padre, un evento traumatico che ha segnato la sua esistenza.
- Le difficoltà economiche e l’impegno politico che lo portano a confrontarsi con le ingiustizie del suo tempo.
- Il complesso rapporto con Giosuè Carducci, un altro grande poeta.
Nonostante le sue sfide personali, Giovanni Pascoli riesce a laurearsi, un traguardo che rappresenta la sua determinazione e la speranza di un futuro migliore. Dopo anni di separazione, riabbraccia le sorelle, ma la convivenza non è priva di tensioni. Ida, una delle sorelle, decide di allontanarsi per cercare la propria strada, mentre Giovanni e Mariù si ritirano a Castelvecchio, un luogo che diventa un rifugio per il poeta travagliato.
Il film non si limita a raccontare la vita di Pascoli, ma cerca di catturare l’essenza della sua poetica, le atmosfere surreali e le apparizioni misteriose che caratterizzano le sue opere. La narrazione è pervasa da un senso di nostalgia e malinconia, riflettendo non solo la vita di Pascoli, ma anche l’anima del popolo italiano dell’epoca. Le immagini evocative e le musiche struggenti accompagnano lo spettatore in un viaggio sia personale che collettivo.
Dopo l’anteprima a Venezia, “Zvanì” sarà distribuito nei cinema a partire dal 2 ottobre, grazie alla collaborazione con Academy Two, e successivamente sarà trasmesso su Rai 1. Questo progetto non è solo un omaggio a Giovanni Pascoli, ma rappresenta anche un’opportunità per riflettere su un’epoca storica complessa e sulle sfide che gli artisti devono affrontare nella loro ricerca di verità e bellezza.
Il lavoro di Piccioni si inserisce in un filone di opere che cercano di riscoprire la letteratura e la cultura italiana, ponendo l’accento su figure storiche che, come Pascoli, hanno lasciato un’impronta indelebile nel panorama letterario. La scelta di raccontare la vita del poeta attraverso gli occhi di una donna offre una prospettiva unica e coinvolgente, permettendo di esplorare le dinamiche familiari e le emozioni che hanno influenzato la sua arte.
In un momento in cui il mondo sembra essere sempre più frenetico e distratto, “Zvanì” invita il pubblico a fermarsi e riflettere sulla bellezza delle parole e sull’importanza della memoria. La vita di Giovanni Pascoli, le sue sofferenze e le sue gioie, si trasformano in un racconto che parla a tutti noi, un monito a non dimenticare le radici e a celebrare l’arte che riesce a unire le generazioni attraverso il tempo.