Andrea Cavallari torna in Italia: il condannato per la strage di Corinaldo trasferito a Civitavecchia – guarda il video

Andrea Cavallari torna in Italia: il condannato per la strage di Corinaldo trasferito a Civitavecchia – guarda il video

Andrea Cavallari torna in Italia: il condannato per la strage di Corinaldo trasferito a Civitavecchia – guarda il video

Matteo Rigamonti

Luglio 31, 2025

Nelle prime ore del pomeriggio di mercoledì 30 luglio, l’aereo che trasportava Andrea Cavallari è atterrato all’aeroporto di Roma Fiumicino, segnando il rientro in Italia di un uomo la cui storia ha sconvolto il paese. Cavallari, 26 anni, era evaso dal carcere di Bologna dove stava scontando una pena di 11 anni e 10 mesi per omicidio preterintenzionale, legato alla tragica strage avvenuta alla discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo nel dicembre 2018. La sua cattura a Barcellona, avvenuta il 17 luglio, ha rappresentato la conclusione di un’intensa operazione di ricerca e arresto condotta dalle autorità italiane e spagnole.

la fuga di cavallari

La fuga di Cavallari è iniziata il 3 luglio, giorno della sua laurea. In un momento che avrebbe dovuto essere di celebrazione, il giovane ha approfittato di un permesso speciale per allontanarsi dopo la discussione della tesi, scomparendo nel nulla. La Procura generale di Ancona ha immediatamente attivato le procedure per un Mandato di Arresto Europeo, data la gravità del reato di cui era accusato e il rischio che potesse fuggire all’estero.

Le indagini hanno rivelato una fuga pianificata con attenzione. Ecco i principali passaggi del suo viaggio:

  1. Lasciato Bologna: Cavallari ha fatto uso di taxi, NCC e servizi di auto condivisa come BlaBlaCar.
  2. Saluto ai familiari: Ha salutato i familiari fuori dal ristorante bolognese “The Man of the Sea”, dicendo di dover incontrare la fidanzata.
  3. Rifugio a Barcellona: Una volta arrivato, ha trovato rifugio in un hotel a Lloret de Mar, a circa 80 chilometri dalla città catalana.

Una volta a Barcellona, Cavallari è stato arrestato dagli agenti della Policia Nacional, che hanno operato su informazioni dettagliate fornite dalla Procura italiana. Al momento dell’arresto, aveva con sé 800 euro in contante, tutte banconote false, sollevando interrogativi su come avesse finanziato la sua fuga.

la strage di corinaldo

La strage alla Lanterna Azzurra, per cui Cavallari è stato condannato, è stata un evento tragico che ha scosso l’Italia. Nella notte del 7 dicembre 2018, durante un concerto del rapper Sfera Ebbasta, un uso indiscriminato di spray urticante da parte di una banda di giovani ha causato il panico tra i presenti. Cinque adolescenti e una madre sono morti schiacciati dalla calca in fuga, mentre molti altri sono rimasti feriti. Cavallari, considerato il capo della banda, è stato accusato di aver orchestrato l’operazione di furto e di aver contribuito alla creazione di un clima di terrore.

Le indagini sul suo comportamento in carcere hanno rivelato ulteriori irregolarità. Cavallari aveva accesso a un telefono cellulare, presumibilmente fornito da altri detenuti albanesi con cui condivideva il carcere di Dozza. Questo ha sollevato preoccupazioni sui protocolli di sicurezza all’interno delle strutture penitenziarie italiane e sulla possibilità che altri detenuti possano ricevere aiuti esterni durante la loro detenzione.

il trasferimento nel carcere di civitavecchia

Dopo il suo arrivo all’aeroporto di Roma, Cavallari è stato scortato dal personale del Servizio Centrale di Investigazione della Polizia Penitenziaria (SCIP) e del Nucleo Investigativo Centrale. Una volta completate le procedure di arresto europeo, sarà trasferito nel carcere di Civitavecchia, dove dovrà scontare il resto della sua pena. La scelta di questo istituto penitenziario è stata fatta per garantire la sicurezza del detenuto e la gestione delle sue esigenze legali e penitenziarie.

Il caso di Andrea Cavallari non è solo una questione di giustizia per le vittime della strage di Corinaldo, ma solleva anche interrogativi più ampi riguardanti il sistema penitenziario italiano e la capacità delle autorità di gestire situazioni di evasione. La fuga di un detenuto condannato per un reato così grave mette in luce le vulnerabilità del sistema e la necessità di rivedere e migliorare le misure di sicurezza e sorveglianza.

Le autorità competenti stanno ora esaminando le dinamiche che hanno portato all’evasione di Cavallari e come sia riuscito a sfruttare un permesso di uscita per scappare. In un contesto in cui la sicurezza pubblica è una priorità, la gestione di casi come quello di Cavallari rappresenta una sfida significativa per il sistema giudiziario italiano e per le istituzioni preposte alla sorveglianza dei detenuti.