Dazi e prosciutto San Daniele: la voce di Cichetti sulla mancanza di chiarezza

Dazi e prosciutto San Daniele: la voce di Cichetti sulla mancanza di chiarezza

Dazi e prosciutto San Daniele: la voce di Cichetti sulla mancanza di chiarezza

Matteo Rigamonti

Luglio 31, 2025

L’industria alimentare italiana, in particolare il settore del prosciutto crudo, si trova ad affrontare un periodo di grande incertezza a causa delle recenti trattative sui dazi tra Stati Uniti e Unione Europea. Mario Emilio Cichetti, direttore generale del Consorzio del Prosciutto di San Daniele, ha condiviso le sue preoccupazioni in un’intervista con Adnkronos/Labitalia, evidenziando le ansie di un intero comparto che si basa fortemente sull’export per la propria crescita e sopravvivenza.

La mancanza di chiarezza sui dazi

Cichetti ha sottolineato che attualmente non ci sono informazioni chiare riguardo all’accordo sui dazi. Le dichiarazioni politiche non sono supportate da un testo tecnico ufficiale, creando un clima di incertezza. “In questo momento non c’è certezza, non ci sono elementi chiari,” ha dichiarato Cichetti. Questa mancanza di trasparenza rende difficile formulare un giudizio definitivo sulla questione.

  1. Dazi del 15% sui prodotti alimentari europei.
  2. Possibilità di esclusione di alcuni prodotti da questo onere fiscale.
  3. Necessità di supporto concreto da parte delle istituzioni.

Impatti sull’export del prosciutto crudo

L’accordo prevede un dazio del 15% sui prodotti alimentari europei. Cichetti ha definito questa cifra “fastidiosa ma non drammatica”, a condizione che non si sommi ad altri dazi già esistenti. La vera preoccupazione è la potenziale esclusione di alcuni prodotti, con l’auspicio di avere dazi a zero per i prodotti tipici italiani. “Ci si aspetta almeno che alla luce di un dazio di questo tipo ci siano comunque degli aiuti o interventi sui settori colpiti,” ha rimarcato Cichetti.

Gli Stati Uniti rappresentano un mercato cruciale per gli esportatori italiani, e la recente incertezza ha avuto un impatto limitato grazie alla tradizione ben consolidata del prosciutto crudo italiano. “Negli Stati Uniti, i prosciutti crudi sono quasi tutti italiani, Dop e non Dop,” ha affermato Cichetti, il che ha contribuito a mantenere stabile l’export anche in un contesto di incertezze.

La catena di distribuzione e le sfide future

Nel 2024, gli Stati Uniti si sono confermati come il primo paese di esportazione extra-Ue per il prosciutto, con circa 100.000 unità esportate. “La situazione attuale, con il dazio provvisorio al 10%, ha avuto un effetto neutro fortunatamente,” ha osservato Cichetti. Tuttavia, la catena di distribuzione del prosciutto negli Stati Uniti, con circa quattro passaggi che separano il produttore dal commerciante americano, potrebbe attenuare l’impatto finale del dazio sul prezzo al consumatore.

Cichetti ha ribadito l’importanza di avere una visione di lungo termine nelle trattative in corso. “Speriamo che nel dettaglio della trattativa ci sia una visione di riguardo per il sistema agroalimentare italiano, in particolare per i prodotti a indicazione geografica come il San Daniele,” ha dichiarato.

In un contesto in cui il sostegno alle imprese diventa cruciale, Cichetti ha esortato le istituzioni a intervenire per proteggere il settore agroalimentare. La speranza è che le attuali trattative portino a risultati favorevoli, evitando che le preoccupazioni attuali si traducano in difficoltà economiche per le imprese italiane. Il futuro del made in Italy dipende dalla capacità di affrontare queste sfide con determinazione e lungimiranza.