Martina Oppelli: l’ultimo viaggio dell’architetta tra speranze e rifiuti dell’Asl al suicidio assistito

Martina Oppelli: l'ultimo viaggio dell'architetta tra speranze e rifiuti dell'Asl al suicidio assistito

Martina Oppelli: l'ultimo viaggio dell'architetta tra speranze e rifiuti dell'Asl al suicidio assistito

Matteo Rigamonti

Agosto 1, 2025

Martina Oppelli, un’architetta triestina di 50 anni, ha recentemente perso la vita in una clinica svizzera, dove ha scelto di ricorrere al suicidio medicalmente assistito. La notizia della sua morte è stata diffusa dall’associazione Luca Coscioni, che ha sostenuto Martina nel suo difficile percorso verso la fine della vita. Questo evento segna la conclusione di una lunga e complessa battaglia personale e legale, che ha coinvolto non solo Martina, ma anche molte persone unite nella lotta per il diritto all’autodeterminazione.

La lotta contro la malattia

Martina era affetta da sclerosi multipla progressiva da oltre vent’anni, una condizione che ha drasticamente cambiato la sua vita. La malattia l’ha ridotta a una totale dipendenza dai caregiver per le attività quotidiane, come mangiare, bere, lavarsi e muoversi. In una recente intervista, ha espresso la sua fragilità dicendo: «Io non sopravvivo senza una persona vicina», evidenziando le sfide inenarrabili che ha affrontato.

Il rifiuto dell’Asl e la battaglia legale

La richiesta di Martina di accedere al suicidio assistito in Italia è stata respinta ben tre volte dall’Azienda sanitaria universitaria giuliano isontina. L’ultima negazione è avvenuta il 4 giugno, quando ha ricevuto il terzo rifiuto. Le motivazioni fornite dall’Asl si basavano sulla valutazione che le sue condizioni non rientravano nei criteri stabiliti dalla Corte costituzionale per l’accesso al suicidio assistito, poiché non era considerata sottoposta a “trattamenti di sostegno vitale”. Martina e i suoi sostenitori hanno trovato questa valutazione assurda e disumana. «Se mi sbilancio in avanti con la testa, non riesco nemmeno a raddrizzarmi da sola», ha commentato, sottolineando l’assurdità della situazione.

Il supporto della comunità

Nonostante le battaglie legali e le difficoltà, Martina ha trovato supporto in Claudio Stellari e Matteo D’Angelo, attivisti di Soccorso Civile, un’organizzazione che lotta per la libertà di scelta sul fine vita. Insieme a loro, altre 31 persone hanno contribuito logisticamente ed economicamente ad accompagnarla nel suo ultimo viaggio verso la Svizzera. Questa rete di solidarietà rappresenta un movimento crescente in Italia, in risposta alle ingiustizie nel sistema sanitario riguardante il fine vita.

Il messaggio di addio di Martina è stato condiviso attraverso un video su Instagram, dove ha espresso il desiderio di liberarsi dal dolore che la affliggeva. «Le sue sofferenze non erano più tollerabili», ha dichiarato l’associazione Luca Coscioni, evidenziando la disperazione di chi vive in condizioni di sofferenza cronica.

Domani, alle 13:30, si terrà una conferenza stampa all’Antico Caffè San Marco di Trieste, dove Marco Cappato, Claudio Stellari, Matteo D’Angelo e Felicetta Maltese interverranno per ricordare Martina e rinnovare l’urgenza di una legge sul fine vita che riconosca pienamente il diritto all’autodeterminazione. Questo evento rappresenta un’opportunità per commemorare la vita di Martina e continuare a lottare affinché situazioni simili non si ripetano.

La storia di Martina Oppelli è emblematicamente rappresentativa di una richiesta più ampia di cambiamento nella legislazione italiana sul fine vita. La sua morte solleva interrogativi profondi sulla dignità umana, sulla libertà di scelta e sul ruolo dello Stato nel garantire i diritti dei cittadini, specialmente in momenti di vulnerabilità estrema. La battaglia di Martina rimarrà un punto di riferimento per coloro che continuano a lottare per il riconoscimento del diritto alla morte dignitosa.