Hiroshima: l’incubo atomico rivive sul grande schermo dopo 80 anni

Hiroshima: l'incubo atomico rivive sul grande schermo dopo 80 anni

Hiroshima: l'incubo atomico rivive sul grande schermo dopo 80 anni

Giada Liguori

Agosto 5, 2025

A ottant’anni dai devastanti bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, avvenuti rispettivamente il 6 e il 9 agosto 1945, la memoria di quell’immenso olocausto continua a permeare la coscienza collettiva. Questi eventi storici non solo hanno segnato la fine della Seconda Guerra Mondiale, ma hanno anche rappresentato un punto di svolta nella storia dell’umanità, lasciando un’eredità di paura e consapevolezza riguardo alle armi nucleari. Negli anni, il cinema si è rivelato uno strumento potente per preservare la memoria di questa tragedia e per riflettere sull’incubo dell’atomica.

i primi film sull’olocausto nucleare

Già nel 1946, il primo film dedicato all’olocausto nucleare, “The Effects of the Atomic Bomb on Hiroshima and Nagasaki”, diretto da Sueo Ito, iniziò a esplorare le conseguenze devastanti delle bombe. A questo si aggiunse nel 1950 “Le campane di Nagasaki” di Hideo Oba, che contribuì a mantenere viva la memoria dell’orrore. Questi primi lavori cinematografici giapponesi furono fondamentali nel creare una narrazione che non solo documentava le atrocità, ma anche il dolore e la resilienza del popolo giapponese.

La risposta dell’Occidente non tardò ad arrivare. Norman Taurog, nel 1947, con la sua docu-fiction “La morte è discesa a Hiroshima”, affrontò il tema della decisione fatale di sganciare le bombe, rendendo tangibile il dramma umano dietro a scelte politiche e militari. Il cinema europeo, tuttavia, portò la riflessione su un livello ancora più profondo. “Hiroshima Mon Amour”, opera maestra di Marguerite Duras e Alain Resnais del 1959, intreccia le storie di un architetto giapponese e di un’attrice francese, mettendo in evidenza le “morti inutili” e il dolore condiviso tra due nazioni colpite dalla guerra.

l’impatto della cultura popolare

Negli anni ’50, la paura del nucleare si manifestò anche in forme più popolari. Il leggendario “Godzilla”, creato da Ishiro Honda nel 1954, divenne il simbolo di una generazione segnata dalle radiazioni e dalla distruzione. La creatura, rappresentante della violenza scatenata dall’energia atomica, divenne un’icona culturale, incarnando il conflitto tra progresso e autodistruzione. Come dichiarò Jun Fukuda, uno dei registi della serie, Godzilla rappresentava “la complicità umana nella sua distruzione”.

Nel contesto della Guerra Fredda, il cinema continuò a esplorare il tema della paura nucleare. Stanley Kubrick, nel 1964, con “Dottor Stranamore”, realizzò una satira feroce su un mondo minacciato dalla guerra atomica, mentre il genere horror continuava a riflettere l’angoscia collettiva. “Frankenstein alla conquista della terra” di Ishiro Honda, ad esempio, utilizzò elementi di fantascienza per esprimere le paure legate al nucleare e alla sua potenziale devastazione.

la memoria di hiroshima nel XXI secolo

Con l’avvento del XXI secolo, l’interesse per Hiroshima e Nagasaki è ripreso. Documentari come il film del 1995 “Hiroshima” di Koreyoshi Kurahara e Roger Spottiswoode hanno approfondito le conseguenze umane e sociali delle esplosioni, mentre il disastro della centrale nucleare di Fukushima nel 2011 ha riacceso il dibattito sulle armi nucleari e la loro sicurezza.

L’anno 2023 ha visto l’uscita di “Oppenheimer”, diretto da Christopher Nolan, che ha messo in luce la storia del “Progetto Manhattan” e il ruolo cruciale di scienziati come Robert Oppenheimer ed Enrico Fermi. Fermi, in particolare, è stato fondamentale nello sviluppo della prima bomba atomica, e la sua storia è stata raccontata nel film “I ragazzi di Via Panisperna” di Gianni Amelio nel 1988. Queste opere non solo forniscono uno sguardo sulla scienza dietro la bomba, ma sollevano anche interrogativi morali sull’uso della tecnologia per fini distruttivi.

Nel panorama contemporaneo, l’incubo di Hiroshima continua a vivere attraverso diverse forme artistiche. James Cameron ha annunciato la realizzazione di un film intitolato “Ghosts of Hiroshima”, mentre Brandon Walker ha già realizzato un horror movie dallo stesso titolo, dimostrando come l’eredità di questi eventi storici possa essere reinterpretata e rielaborata in molteplici modi. La cultura pop, dai fumetti alla musica, non ha mai dimenticato il tragico 6 agosto 1945, con artisti come John Lennon e gli U2 che hanno dedicato opere alla memoria delle vittime.

In questo contesto, il cinema rimane una delle forme più potenti di narrazione, capace di mantenere viva la memoria di Hiroshima e Nagasaki e di stimolare una riflessione profonda sull’uso dell’energia nucleare e le sue implicazioni etiche. La lotta contro il rischio di un futuro nucleare continua, e il potere del cinema di raccontare storie di dolore, speranza e resistenza è più rilevante che mai.