Il mondo imprenditoriale italiano si prepara a una novità significativa: l’introduzione dell’Ires premiale, una misura che promette di alleggerire il carico fiscale sulle aziende che investono e assumono nuovo personale. Questa iniziativa, che si inserisce nel contesto della legge di bilancio 2023, prevede una riduzione di 4 punti percentuali dell’aliquota Ires, portandola dal 24% al 20%. L’obiettivo è chiaro: incentivare le imprese a investire nella crescita e nella creazione di posti di lavoro.
Il viceministro dell’Economia e delle Finanze, Maurizio Leo, ha annunciato che il decreto ministeriale per l’attuazione dell’Ires premiale è stato firmato e sarà valido per tutto il 2025. Si tratta di una misura sperimentale, ma il governo ha già dichiarato l’intenzione di stabilizzarla nel lungo termine. Secondo le stime della Ragioneria generale dello Stato, circa 18.000 aziende potrebbero beneficiare di questo incentivo, con investimenti previsti nel biennio 2025-2026 che potrebbero arrivare a 11 miliardi di euro. Inoltre, si prevede la creazione di circa 109.000 nuovi posti di lavoro.
il contesto dell’ires premiale
Questa iniziativa si inserisce in un quadro più ampio di politiche economiche che mirano a sostenere la crescita delle imprese italiane in un contesto di crescente competizione internazionale. Leo ha sottolineato come il governo abbia avviato un dialogo costante con il mondo produttivo, rendendo il decreto una risposta concreta alle esigenze delle aziende. Sono previsti tempi più ampi per l’interconnessione dei beni strumentali e la gestione delle operazioni straordinarie, oltre alla possibilità di utilizzare le perdite pregresse per il calcolo delle agevolazioni.
Il principio alla base dell’Ires premiale è semplice: chi investe e assume nuova forza lavoro paga meno tasse. Questa logica non è solo una strategia fiscale, ma un invito a scommettere sulla produttività e sulla crescita del Paese. L’accelerazione delle assunzioni e degli investimenti è vista come una via per stimolare l’economia italiana, che negli ultimi anni ha affrontato sfide significative, tra cui la crisi pandemica e le tensioni geopolitiche globali.
supporto e ottimismo delle imprese
In particolare, l’Ires premiale è stato fortemente supportato da Confindustria, che ha spinto per un cambiamento normativo in grado di rendere le aziende italiane più competitive a livello europeo. Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, ha affermato che la chiave per il successo è rappresentata dagli investimenti. La necessità di rendere le imprese competitive è diventata ancora più urgente, soprattutto alla luce delle recenti misure protezionistiche adottate dagli Stati Uniti.
Le stime fornite dal governo riguardo alla platea di imprese interessate sono particolarmente ottimistiche: circa 18.000 aziende, che hanno accumulato utili per un totale di 8 miliardi di euro, potrebbero avvalersi di questo incentivo fiscale. Questo rappresenta una porzione significativa del sistema produttivo italiano, e si stima che queste aziende possano contribuire a generare il 42% degli investimenti previsti per la Transizione 4.0, un programma che mira a modernizzare e digitalizzare il tessuto industriale italiano.
requisiti per accedere all’ires premiale
Ma quali sono i requisiti per accedere a questa misura? Le aziende devono dimostrare di aver effettuato nuove assunzioni sufficienti a garantire un incremento occupazionale di almeno il 1% rispetto all’anno precedente, con un minimo di una nuova assunzione. Inoltre, il numero complessivo di lavoratori non deve diminuire rispetto alla media del triennio precedente. Questi criteri mirano a garantire che l’incentivo sia destinato a realtà realmente attive e impegnate nella crescita.
Le conseguenze economiche di questa iniziativa potrebbero essere significative. È previsto che l’Ires premiale comporti un costo di 349,9 milioni di euro nel 2025 e 116,6 milioni nel 2026, ma il governo è fiducioso che gli investimenti e le nuove assunzioni generati da questa misura porteranno a un ritorno positivo per l’economia.
L’Ires premiale rappresenta dunque un passo innovativo nel panorama fiscale italiano, un tentativo di creare un ambiente più favorevole per le imprese, stimolando gli investimenti e l’occupazione in un periodo di sfide e incertezze. La volontà di rendere questa misura strutturale, se dimostrerà di funzionare, potrebbe segnare una svolta nella politica economica del Paese, avvicinando l’Italia a un modello di crescita più sostenibile e competitivo a livello internazionale.