Giovane aggredita e violata in un edificio abbandonato: tre nordafricani in manette a Padova

Giovane aggredita e violata in un edificio abbandonato: tre nordafricani in manette a Padova

Giovane aggredita e violata in un edificio abbandonato: tre nordafricani in manette a Padova

Matteo Rigamonti

Agosto 10, 2025

Un episodio di violenza che ha profondamente scosso la comunità di Padova è avvenuto nella notte dell’8 luglio, quando una giovane di 19 anni è stata aggredita e violentata all’interno di un ex stabile dell’aeroporto “Gino Allegri”. Questo caso di brutale violenza ha messo in luce non solo la vulnerabilità delle persone in situazioni di precarietà, ma anche le problematiche legate alla sicurezza in aree abbandonate della città.

La giovane, insieme al suo compagno di 22 anni, entrambi originari del Marocco e residenti in Spagna, si trovava in una situazione di emergenza dopo aver perso l’ultimo treno. Senza alcuna alternativa per trascorrere la notte, i due avevano deciso di cercare riparo in uno degli edifici dismessi dell’ex aeroporto. È proprio in questo contesto precario che tre ragazzi nordafricani, armati di coltello, hanno interrotto la loro notte.

L’aggressione

L’aggressione è stata rapida e violenta. I tre giovani hanno costretto il ragazzo a allontanarsi, isolando così la ragazza. Dopo averle sottratto il telefono e una piccola somma di denaro, gli aggressori l’hanno trascinata in un altro edificio, dove è avvenuta la violenza. Due di loro hanno perpetrato l’atto, mentre il terzo ha fatto da palo, assicurandosi che nessuno potesse intervenire. Al termine dell’aggressione, gli aggressori hanno restituito il cellulare alla giovane, ammonendola di non contattare le forze dell’ordine. Nonostante la minaccia, la ragazza ha immediatamente notato diverse chiamate perse dal compagno, che nel frattempo era riuscito a contattare la polizia con l’aiuto di alcuni residenti che avevano sentito le sue urla.

Indagini e arresti

Le indagini condotte dalla squadra mobile della questura di Padova hanno portato a un rapido progresso nella ricerca degli aggressori. Grazie a testimonianze e all’analisi delle evidenze raccolte sul luogo dell’aggressione, gli investigatori sono riusciti a identificare e arrestare i tre sospetti tra il 19 luglio e il 6 agosto. I tre giovani, tutti originari del Nord Africa, sono ora accusati di reati gravi, tra cui minacce, rapina e violenza sessuale di gruppo.

  1. Primo arrestato: un tunisino nato nel 2006, con una carriera criminale già consolidata. Questo giovane ha accumulato una serie di precedenti penali che risalgono alla sua adolescenza, iniziando a delinquere giovanissimo.
  2. Secondo arrestato: un tunisino classe 2005, con un precedente per ricettazione di una bicicletta. È accusato di minacce, rapina e violenza sessuale in concorso.
  3. Terzo arrestato: anch’egli tunisino e nato nel 2006, ha un passato di reati per rapina e furti, compresi episodi di violenza in un supermercato.

Riflessioni sulla sicurezza

Questo caso ha riaperto un dibattito importante sulla sicurezza in città, non solo per quanto riguarda le aree abbandonate, ma anche per il fenomeno della violenza giovanile. I residenti e le autorità locali si stanno interrogando su come garantire maggiore sicurezza e prevenire simili episodi in futuro. Le aggressioni di questo tipo non solo colpiscono le vittime direttamente coinvolte, ma hanno un impatto profondo sull’intera comunità, alimentando paura e insicurezza.

In risposta a questa crescente preoccupazione, il Comune di Padova e le forze dell’ordine stanno valutando misure più severe di sorveglianza e intervento nelle aree ritenute a rischio. È fondamentale che le istituzioni collaborino con le associazioni locali per creare un ambiente sicuro e protetto per tutti i cittadini, in particolare per i più vulnerabili, come giovani e donne.

La violenza di genere, purtroppo, continua a essere un tema di rilevanza sociale e culturale in Italia, e il caso di Padova rappresenta solo l’ultimo di una lunga serie di episodi che richiedono attenzione e azione. La speranza è che situazioni così tragiche possano servire da catalizzatore per un cambiamento reale e significativo nella società, promuovendo la cultura del rispetto e della protezione delle persone più fragili.