Svelato il lato oscuro del ‘modello Vietnam’: il docu She sulle operaie sfruttate

Svelato il lato oscuro del 'modello Vietnam': il docu She sulle operaie sfruttate

Svelato il lato oscuro del 'modello Vietnam': il docu She sulle operaie sfruttate

Giada Liguori

Agosto 11, 2025

Il documentario “She” di Parsifal Reparato offre uno sguardo profondo e inquietante sulla vita delle lavoratrici nel polo industriale dell’elettronica di Bac Ninh, in Vietnam. Queste donne, costrette a completare un prodotto in soli trenta secondi, vivono in un ambiente di lavoro opprimente, caratterizzato da regole severe e un controllo rigoroso. Con un’80% di lavoratrici donne, molte delle quali giovani e migranti, il film mette in evidenza le condizioni di sfruttamento e la precarietà che caratterizzano il loro quotidiano. Presentato alla Semaine de la Critique del Locarno Film Festival, “She” è il risultato di una collaborazione tra Reparato e le sceneggiatrici Michela Cerimele ed Emma Ferulano.

la vita nel polo industriale

Nel polo industriale di Bac Ninh, circa 100.000 persone lavorano sotto un sistema di sorveglianza che non lascia spazio all’errore. Le lavoratrici sono sottoposte a turni massacranti di dodici ore, lontane dalle loro famiglie e dai loro affetti. La paura di perdere il lavoro genera una sottomissione totale, come evidenziato da una giovane operaia che afferma: “Le più giovani sono obbedienti, non contraddicono i manager”. Questo clima di paura e controllo è emblematico di un modello di sfruttamento che si manifesta in tutto il mondo.

tre piani narrativi

Il documentario si sviluppa su tre piani narrativi distinti:

  1. Il sobborgo delle lavoratrici: Qui si mostra la vita quotidiana delle operaie, con spazi di incontro e condivisione che cercano di ricreare un senso di comunità al di fuori delle rigide regole della fabbrica.

  2. La famiglia Tứ: Questo segmento del film mette in luce le differenze tra la vita rurale e quella urbana, evidenziando come le tradizioni familiari influenzino le scelte delle giovani donne in cerca di lavoro.

  3. Il laboratorio performativo: Le donne riproducono le dinamiche della fabbrica, affrontando i traumi e le difficoltà del loro lavoro. Questo approccio ricorda i gruppi di autocoscienza femministi, dove il parlare delle proprie esperienze diventa un atto di resistenza.

un modello economico globale

Il “modello Vietnam”, come lo definisce Reparato, non è solo una questione locale, ma rappresenta una tendenza globale in cui le multinazionali massimizzano i profitti a discapito dei diritti dei lavoratori. La vulnerabilità delle giovani donne migranti è sfruttata dalle aziende, che cercano di ridurre i costi a scapito della dignità umana.

In un’epoca in cui l’industria 4.0 è celebrata come simbolo di progresso, “She” solleva interrogativi cruciali su chi realmente paga il prezzo di questa modernità. È essenziale riconoscere e sostenere i diritti di coloro che, invisibilmente, sostengono l’economia globale, affinché la ricerca di efficienza e innovazione non avvenga a spese della dignità umana.