Omicidio passionale: l’ex si arrende ai carabinieri dopo aver colpito con un coltello

Omicidio passionale: l'ex si arrende ai carabinieri dopo aver colpito con un coltello

Omicidio passionale: l'ex si arrende ai carabinieri dopo aver colpito con un coltello

Matteo Rigamonti

Agosto 14, 2025

Un nuovo tragico caso di femminicidio ha scosso la Liguria, in particolare La Spezia, dove una donna di 54 anni ha perso la vita in un agguato perpetrato dall’ex marito. L’episodio, avvenuto intorno alle 11 di questa mattina, ha suscitato una profonda indignazione e preoccupazione nella comunità locale, riaccendendo il dibattito sulla violenza di genere e sull’efficacia delle misure di protezione per le vittime.

La vittima, identificata come Maria Rossi, lavorava come domestica in una villa situata al civico 564 di via Genova. Secondo le prime informazioni, l’ex marito, Umberto Efeso, 57 anni, ha raggiunto Maria e, in un momento di follia, l’ha colpita tre volte al fianco con un coltello, infliggendo ferite mortali. Un testimone che si trovava nei pressi ha assistito alla scena e ha immediatamente allertato i soccorsi.

Il contesto della violenza

Umberto Efeso era già noto alle autorità per i suoi comportamenti violenti. A seguito delle ripetute denunce presentate da Maria, il magistrato aveva emesso un divieto di avvicinamento, una misura cautelare prevista dal Codice Rosso, entrato in vigore nel gennaio 2019 per contrastare la violenza domestica. Tuttavia, nonostante il divieto, Efeso era riuscito a eludere questo provvedimento fatale.

Dallo scorso giugno, il 57enne indossava un braccialetto elettronico, uno strumento pensato per monitorare i trasgressori e garantire la sicurezza delle vittime. Purtroppo, nei dieci giorni precedenti all’omicidio, il dispositivo ha mostrato segni di malfunzionamento. I carabinieri spezzini hanno segnalato il problema alla società di telefonia responsabile della manutenzione, ma nonostante ciò, non sono state attivate le misure necessarie per garantire la sicurezza di Maria.

I soccorsi e la fuga del killer

All’arrivo dei soccorsi, i paramedici hanno fatto il possibile per rianimare Maria, ma le sue condizioni erano critiche e, purtroppo, ogni tentativo si è rivelato vano. La violenza subita dalla donna è stata fatale e ha lasciato una comunità intera sgomenta e incredula.

Dopo aver compiuto il gesto estremo, Umberto Efeso ha tentato di fuggire, liberandosi dell’arma del delitto. Tuttavia, la sua fuga è durata poco. Circa un’ora dopo l’aggressione, ha deciso di costituirsi presso la caserma dei carabinieri di Ceparana, in provincia della Spezia. Attualmente si trova in attesa dell’interrogatorio da parte del magistrato di turno, mentre le autorità stanno indagando a fondo sull’accaduto.

Un fenomeno in crescita

Il femminicidio è un fenomeno purtroppo in crescita in Italia, con un numero sempre più alto di donne che perdono la vita a causa della violenza domestica. Secondo i dati forniti dal Ministero dell’Interno, nel 2022 si sono registrati oltre 100 casi di femminicidio, e il trend sembra continuare anche nel 2023. Questo evidenzia l’urgenza di adottare misure più efficaci per salvaguardare le vittime e prevenire questi tragici eventi.

La questione del braccialetto elettronico ha sollevato interrogativi sulla sua reale efficacia come strumento di protezione. Se da un lato rappresenta un passo avanti nella lotta contro la violenza di genere, dall’altro evidenzia gravi lacune nel sistema di monitoraggio e nella tempestività delle risposte delle autorità competenti.

La reazione della comunità

La comunità di La Spezia è rimasta colpita dalla notizia dell’omicidio. In molti si sono riuniti per esprimere il proprio dolore e la propria solidarietà alla famiglia di Maria. Sono stati organizzati alcuni eventi per sensibilizzare la popolazione sulla violenza di genere e sull’importanza di denunciare comportamenti abusivi. Le associazioni locali stanno lavorando attivamente per garantire supporto alle vittime e per promuovere campagne di informazione e sensibilizzazione.

Questa tragica vicenda mette in evidenza la necessità di un cambiamento culturale profondo riguardo alla percezione della violenza di genere. È essenziale che la società si unisca per combattere la cultura della violenza e per sostenere le vittime, offrendo loro non solo protezione, ma anche risorse e supporto per ricominciare una nuova vita lontano dalla violenza.

Il caso di Maria Rossi è solo l’ultimo di una lunga serie di episodi che richiamano l’attenzione sulla necessità di un approccio integrato per combattere la violenza di genere. È fondamentale che le istituzioni, le forze dell’ordine e la società civile lavorino insieme per garantire che situazioni simili non si ripetano più. La vita di ogni donna è preziosa e merita di essere protetta.