La chiesa di San Barnaba, nel quartiere Gratosoglio a sud di Milano, ha ospitato un grande afflusso di persone per dare l’ultimo saluto a Cecilia De Astis, una donna di 71 anni tragicamente scomparsa dopo essere stata travolta da un’auto rubata, guidata da quattro ragazzi di età compresa tra gli 11 e i 13 anni. Questo evento ha suscitato una forte eco mediatica, ponendo in evidenza questioni profonde legate alla gioventù, alla famiglia e alla società.
un momento di grande commozione
Poco prima delle 15, la bara di Cecilia, decorata con mazzi di fiori bianchi, rossi e gialli, è stata portata all’interno della chiesa, dove la commozione era palpabile. Circa duecento persone, tra familiari, amici e conoscenti, hanno partecipato alla cerimonia, inclusa l’assessora Gaia Romani, in rappresentanza del Comune di Milano. Questo ampio afflusso testimonia non solo l’affetto per Cecilia, ma anche l’indignazione e il dolore per la sua tragica fine.
le parole del figlio e della sorella
Durante la cerimonia, il figlio di Cecilia, Gaetano Di Terlizzi, ha espresso un profondo senso di frustrazione e dolore. Le sue parole hanno colpito i presenti:
- «A 12 anni un minimo di coscienza la devi avere. Devi sapere cosa è giusto e cosa è sbagliato.
- Dietro ai bambini c’è sempre la famiglia».
Gaetano ha voluto sottolineare l’importanza del ruolo genitoriale e della responsabilità che ogni famiglia ha nel formare i propri figli. Ha anche affermato: «Forse anche la legge trova qualcosa, ma il divino sistema tutto», richiamando la necessità di riflessioni più profonde sulle istituzioni.
La sorella di Cecilia, Lina, ha condiviso la sua angoscia, ricordando momenti belli e brutti trascorsi insieme. Le sue parole hanno risuonato come un grido di dolore e una critica alla società: «Insieme abbiamo condiviso grandi dispiaceri ma anche momenti belli che ci aiuteranno a sopportare un dolore misto a rabbia per il fallimento del sistema della società di cui sei stata vittima».
un messaggio di speranza
Nell’omelia, Don Davide Bertocchi ha invitato all’introspezione e al perdono, richiamando il messaggio di amore di Gesù. Ha affermato: «Con il suo amore, ha insegnato che gli unici nemici sono la morte e il male». Parole che hanno cercato di portare un messaggio di speranza in un momento di grande dolore e confusione.
Don Bertocchi ha riconosciuto l’indignazione per quanto accaduto, mettendo in guardia contro la tentazione di cercare colpevoli a tutti i costi. Ha dichiarato: «Sicuramente non servono i discorsi, i proclami, né tantomeno lo scaricabarile». Questa riflessione ha richiamato l’attenzione sulla necessità di affrontare i problemi sociali con fatti concreti piuttosto che con parole vuote.
La morte di Cecilia De Astis ha messo in luce non solo la vulnerabilità delle persone anziane in contesti urbani, ma anche le sfide crescenti che la società deve affrontare riguardo alla gioventù e alla sua educazione. In un’epoca in cui la violenza giovanile sembra aumentare, è fondamentale interrogarsi sulle responsabilità delle famiglie, delle scuole e delle istituzioni nel prevenire simili tragedie.
La vicenda ha scosso la comunità locale e ha aperto un dibattito più ampio su come la società possa e debba proteggere i più vulnerabili. La presenza di così tante persone ai funerali di Cecilia dimostra che, nonostante le difficoltà, esiste un forte desiderio di unità e solidarietà per affrontare le sfide del presente. I volti addolorati dei presenti raccontano di una comunità che si stringe attorno al dolore di una famiglia in lutto, ma anche di una società che deve interrogarsi e trovare soluzioni a problemi complessi e sfaccettati.