Omicidio Sharon Verzeni: Moussa Sangare capace di intendere e volere, niente attenuanti

Omicidio Sharon Verzeni: Moussa Sangare capace di intendere e volere, niente attenuanti

Omicidio Sharon Verzeni: Moussa Sangare capace di intendere e volere, niente attenuanti

Matteo Rigamonti

Agosto 20, 2025

L’omicidio di Sharon Verzeni ha scosso profondamente la comunità di Bergamo, portando alla ribalta la figura di Moussa Sangare, il principale accusato. Secondo la perizia psichiatrica, Sangare era pienamente in grado di intendere e volere al momento del delitto. La psichiatra Giuseppina Paulillo, nominata dalla Corte d’Assise di Bergamo, ha evidenziato che, sebbene Sangare presenti tratti di disturbo di personalità narcisistico e antisociale, questi non hanno compromesso la sua lucidità. Al contrario, tali tratti caratteriali mettono in luce un’assenza di rimorsi ed empatia, fattori che potrebbero influenzare significativamente il processo.

Circostanze del delitto

Il delitto è avvenuto nella notte tra il 29 e il 30 luglio 2024, quando Sharon, una giovane di soli 21 anni, è stata trovata morta nell’appartamento di Sangare a Terno d’Isola. Le circostanze del crimine sono macabre: il giovane l’avrebbe colpita con diverse coltellate al termine di una lite. Ecco un riepilogo degli eventi chiave:

  1. Data dell’omicidio: notte tra il 29 e il 30 luglio 2024.
  2. Luogo: appartamento di Sangare a Terno d’Isola.
  3. Circostanze: lite culminata in un attacco mortale.
  4. Confessione: inizialmente, Sangare ha confessato, ma poi ha ritrattato.

La comunità di Bergamo è rimasta profondamente colpita da questo tragico evento. Sharon Verzeni, originaria di Mapello, era conosciuta per il suo spirito vivace e la sua personalità solare. Gli amici e i familiari l’hanno descritta come una ragazza piena di vita, le cui aspirazioni e sogni sono stati tragicamente interrotti. Il suo funerale, celebrato all’inizio di agosto, ha visto la partecipazione di centinaia di persone, testimoniando quanto fosse amata e stimata.

Sviluppi delle indagini

Le indagini successive al delitto hanno seguito un percorso complesso. La difesa di Sangare ha cercato di attuare una strategia basata su una presunta fragilità psichiatrica, richiedendo un accertamento approfondito delle sue condizioni mentali. Tuttavia, i risultati della perizia hanno minato questa linea difensiva, rendendo difficile l’ipotesi di una possibile attenuante per vizio di mente. La valutazione della psichiatra Paulillo ha chiuso la porta a qualsiasi possibilità di ridurre la responsabilità penale di Sangare.

Attualmente, Moussa Sangare, che risiede a Suisio, è detenuto presso il carcere di Bergamo, in attesa dell’evolversi del processo. La Corte d’Assise discuterà ufficialmente i risultati dell’esame peritale il 22 settembre, una data cruciale nel corso del procedimento legale. In aula, saranno presentate anche le testimonianze raccolte nelle settimane successive all’omicidio e le prove scientifiche rinvenute nell’appartamento dove è avvenuto il delitto.

Riflessioni sulla violenza di genere

Le indagini hanno rivelato dettagli inquietanti sul carattere di Sangare. La sua personalità, segnata da tratti antisociali, potrebbe aver giocato un ruolo significativo nel contesto del delitto. L’assenza di rimorsi, come evidenziato dalla perizia, è un elemento che non solo complica la sua difesa, ma solleva interrogativi più ampi sulla sua capacità di empatia e sul modo in cui interagisce con gli altri.

Il caso ha acceso un dibattito più ampio sulla violenza di genere e sulle responsabilità individuali in situazioni di conflitto. La società è sempre più chiamata a riflettere su come gestire tali situazioni e su come prevenire tragedie simili in futuro. Il dramma di Sharon Verzeni non è solo una questione legale, ma tocca corde profonde nel tessuto sociale, costringendo a una riflessione su valori quali il rispetto, la dignità e la vita umana.

In attesa delle prossime udienze e delle decisioni della Corte, la comunità di Bergamo si prepara a vivere un periodo di tensione e attesa. La speranza è che la giustizia possa fare il suo corso e che la memoria di Sharon non venga dimenticata. La sua storia, sebbene tragica, deve servire da monito e da spunto di riflessione per tutti noi, affinché simili episodi non si ripetano e si possa costruire un futuro più sicuro e rispettoso per tutti.