Turismo nelle montagne italiane: un motore da 6,7% del Pil secondo Uncem

Turismo nelle montagne italiane: un motore da 6,7% del Pil secondo Uncem

Turismo nelle montagne italiane: un motore da 6,7% del Pil secondo Uncem

Matteo Rigamonti

Agosto 20, 2025

Il turismo nelle aree montane italiane rappresenta un’importante risorsa economica, contribuendo per il 6,7% al Prodotto Interno Lordo (Pil) delle montagne. Questo dato non solo riflette il valore economico del turismo montano, ma sottolinea anche come le montagne siano luoghi di bellezza naturale e centri vitali per l’economia locale. Un recente sondaggio condotto da Ipsos, in collaborazione con il Rapporto Montagne Italia dell’Unione Nazionale dei Comuni, Comunità ed Enti Montani (Uncem), ha rivelato che il 90% degli intervistati considera le aree montane italiane una “significativa attrattiva per i turisti”, mentre il 56% le vede come luoghi ideali dove vivere.

Un quadro dettagliato delle regioni montane

In un’estate caratterizzata da un incremento dei flussi turistici verso le montagne italiane, il Rapporto dell’Uncem del 2023 offre un quadro dettagliato delle diverse regioni montane del Paese, suddivise in 387 comunità territoriali. Queste aree, costituite da Comuni che collaborano a strategie e piani di sviluppo locale, evidenziano come il turismo nelle Alpi e negli Appennini sia sostenuto da un tessuto sociale e culturale solido.

I dati mostrano che in queste aree ci sono:

  1. 19,3 posti letto alberghieri ed extralberghieri ogni 100 abitanti.
  2. Un numero medio di 1200 pernottamenti ogni 100 residenti.
  3. Una durata media delle permanenze dei turisti di 3,1 giorni.

Questi numeri indicano un turismo che tende a stabilizzarsi nel tempo, piuttosto che a concentrarsi in brevi picchi.

L’importanza delle comunità locali

Marco Bussone, presidente nazionale Uncem, ha sottolineato che il turismo montano non può essere considerato una forma di overtourism, termine più adatto a descrivere le problematiche delle grandi città e delle destinazioni balneari. “Nelle montagne ci sono picchi di afflusso in determinati periodi dell’anno”, spiega Bussone, “ma non possiamo parlare di un sovraffollamento generalizzato”. È fondamentale riconoscere le esigenze dei territori e dei loro abitanti.

Bussone pone l’accento sull’importanza di rispettare le comunità locali, che non sono solo cornici turistiche, ma attori fondamentali del sistema turistico. “Chi visita le montagne dovrebbe contribuire all’economia locale”, afferma. “È essenziale sostenere i negozi e i bar locali, evitando di portare tutto da casa”. Questa filosofia si traduce in un turismo più sostenibile e rispettoso, che valorizza le tradizioni e le risorse locali.

Focus sulle aree con maggiore occupazione turistica

Il Rapporto evidenzia che l’Alto Adige, provincia di Bolzano, detiene il primato per occupazione turistica. In particolare, l’area di Villabassa, situata nell’Alta Pusteria, conta circa 84.000 abitanti e 12.849 posti di lavoro nella filiera turistica. Altre aree dell’Alto Adige, come Verano e Tires, seguono a ruota, mentre le Dolomiti Bellunesi si posizionano bene nel contesto dell’occupazione turistica.

Le Dolomiti, patrimonio dell’umanità UNESCO, si distinguono anche per l’incidenza percentuale del valore aggiunto generato dal turismo. Tra le aree con la maggiore incidenza si trovano tre comunità del Trentino:

  1. Trento (72%)
  2. Soraga di Fassa (62%)
  3. Tires (59%)

Questi dati indicano chiaramente come il turismo sia un motore economico cruciale per queste comunità, che attraggono visitatori non solo per le loro bellezze naturali, ma anche per l’offerta culturale e gastronomica.

Il Rapporto Uncem ha anche messo in evidenza che alcune comunità montane del Mezzogiorno e delle isole, come la Bassa Valle del Tirso e Grighine in Sardegna e Vette dei Nebrodi in Sicilia, mostrano numeri più bassi in termini di occupazione turistica. Tuttavia, queste aree hanno un potenziale significativo da esplorare, anche per quanto riguarda il turismo sostenibile e di nicchia.

In termini di posti letto, alcune comunità spiccano per il numero di disponibilità. Soraga di Fassa, ad esempio, ha 254 posti letto ogni 100 abitanti, seguita da Walser Monte Rosa in Val d’Aosta con 239 posti. Queste statistiche testimoniano un’adeguata infrastruttura turistica che potrebbe supportare un aumento dei flussi turistici, purché gestita in modo sostenibile e responsabile.

Le comunità di Soraga di Fassa e Spormaggiore sono tra le più attive, con rispettivamente 30.000 e 27.000 pernottamenti annuali. La durata media delle permanenze varia, con picchi significativi nell’Alto Maceratese, dove si registrano 13 giorni di permanenza media, un dato che denota un interesse non solo per le attività sportivo-ricreative, ma anche per la scoperta della cultura e della storia locale.

Questi dati offrono uno spaccato interessante sulle dinamiche del turismo montano in Italia, evidenziando come la sinergia tra comunità locali e visitatori possa creare un modello di sviluppo turistico equilibrato e sostenibile, capace di valorizzare le risorse naturali e culturali delle montagne italiane.