L’allerta di Marco Crepaldi sugli hikikomori: perché i giovani si isolano sempre di più

L'allerta di Marco Crepaldi sugli hikikomori: perché i giovani si isolano sempre di più

L'allerta di Marco Crepaldi sugli hikikomori: perché i giovani si isolano sempre di più

Matteo Rigamonti

Agosto 21, 2025

Il fenomeno degli hikikomori rappresenta una realtà silenziosa ma allarmante che coinvolge decine di migliaia di famiglie italiane. Si tratta di ragazzi e ragazze che, a causa di fattori psicologici e sociali, decidono di ritirarsi dalla vita sociale, abbandonando la scuola e rinunciando a ogni tipo di interazione con i coetanei e persino con i genitori. Questo termine giapponese descrive una condizione di isolamento estremo, che in Italia potrebbe colpire fino a 200.000 giovani, secondo le stime dell’associazione Hikikomori Italia, presieduta dallo psicologo Marco Crepaldi.

In un’intervista al Corriere della Sera, Crepaldi ha evidenziato la gravità della situazione, sottolineando che gli studi condotti da enti come l’Istituto Superiore di Sanità e il CNR suggeriscono che i ragazzi nella fase iniziale dell’isolamento sociale siano compresi tra 50.000 e 70.000. Tuttavia, sono stati identificati numerosi casi di ragazzi già nella fase avanzata, dove il ritiro sociale è totale e il contatto con i genitori è interrotto.

Le fasi del ritiro sociale

Crepaldi distingue tre fasi del fenomeno hikikomori:

  1. Fase pre-hikikomori: caratterizzata da difficoltà scolastiche e un crescente disagio sociale. In questa fase, i giovani iniziano a rinunciare a sport e uscite con gli amici, spesso a causa dello stress e dell’ansia legati al confronto con i coetanei. Senza un intervento, si rischia di cadere in un burnout emotivo e motivazionale.

  2. Abbandono scolastico: il ragazzo smette di frequentare la scuola. In questo momento critico, i genitori e gli insegnanti possono commettere gravi errori, come forzare il rientro a scuola invece di sviluppare un piano didattico personalizzato. Crepaldi sottolinea che per molti adolescenti, l’ambiente scolastico diventa opprimente, spesso aggravato da episodi di bullismo o dalla pressione dei voti.

  3. Ritiro completo: la fase più grave, in cui il giovane si ritira completamente, percependo i genitori come una fonte di ansia sociale. Qui, il dialogo diventa quasi impossibile e i genitori si trovano in una situazione di impotenza. Per affrontare questa crisi, Crepaldi ha attivato gruppi di auto-aiuto per genitori in tutta Italia, per aiutarli a gestire la situazione in modo più efficace.

Soggetti più a rischio e cause del fenomeno

I dati raccolti dall’associazione indicano che l’hikikomori colpisce principalmente i ragazzi: otto genitori su dieci che si rivolgono a Hikikomori Italia hanno figli maschi. Le condizioni più croniche, quelle di isolamento che durano anche dieci o venti anni, riguardano quasi sempre uomini. Crepaldi attribuisce la crescente incidenza del fenomeno a molteplici fattori, tra cui le elevate pressioni sociali che i giovani avvertono oggi. I social media, in particolare, amplificano il confronto costante e la paura di non essere all’altezza.

Inoltre, il fenomeno dell’hikikomori sembra non esistere nei Paesi a basso reddito. Questo suggerisce che il ritiro sociale è una conseguenza delle garanzie familiari e del welfare presenti nelle società più sviluppate. Non si tratta di un rifiuto della vita in sé, ma piuttosto di una fuga dalla vita sociale in un contesto che non riesce a soddisfare le aspettative dei giovani.

Il contesto sociale e ambientale

Crepaldi osserva anche come il contesto sociale e ambientale influenzi il fenomeno. Crisi climatiche, precarietà economica e timori legati a conflitti geopolitici creano un clima di incertezza che può spingere i giovani a ritirarsi. Molti ragazzi avvertono che la società non rispecchia i loro valori e, di fronte a notizie ansiogene e pessimistiche sui social media, possono sviluppare comportamenti di isolamento. Questo fenomeno è accentuato dal doomscrolling, un comportamento compulsivo che porta a scorrere incessantemente le notizie negative.

Riconoscere i segnali d’allerta

Crepaldi suggerisce che i primi segnali d’allerta possono manifestarsi a scuola, dove un giovane che non partecipa attivamente, non interagisce con i compagni o mostra segni evidenti di ansia durante le interrogazioni potrebbe essere a rischio di hikikomori. A casa, l’abbandono di attività sociali, come sport e incontri con amici, è un ulteriore segnale preoccupante.

In sintesi, è fondamentale che insegnanti e genitori siano formati per riconoscere e affrontare questi segnali. Crepaldi invita a non sottovalutare il problema, ma piuttosto a cercare di capire le radici del disagio dei ragazzi, promuovendo un dialogo aperto e costruttivo.