Le mamme del Leoncavallo: un appello per il futuro del centro sociale

Le mamme del Leoncavallo: un appello per il futuro del centro sociale

Le mamme del Leoncavallo: un appello per il futuro del centro sociale

Giada Liguori

Agosto 22, 2025

La situazione attuale del Leoncavallo è un tema che suscita emozioni forti e contrastanti. La presidente dell’associazione Mamme antifasciste, Marina Boer, si presenta davanti al centro sociale di via Watteau con un misto di rabbia e rassegnazione. Il blocco dell’accesso da parte delle forze dell’ordine è il preludio di uno sfratto programmato per il 9 settembre. “Sapevamo che poteva succedere, ma speravamo di arrivare a settembre”, afferma Boer, evidenziando il senso di impotenza che accompagna questa situazione. La storia del Leoncavallo è intrisa di resistenza e lotta, una narrazione che affonda le radici nei tumultuosi anni ’70, un periodo in cui i giovani si mobilitavano per la giustizia sociale e i diritti civili.

Le radici della resistenza

L’associazione Mamme antifasciste è stata ufficialmente registrata dopo lo sgombero del 1989, ma la sua essenza è emersa in risposta a una tragedia: la morte di Fausto e Iaio, due giovani attivisti uccisi nel 1978, un evento che ha segnato un punto di non ritorno per il movimento. Con l’ombra dello sfratto che incombe, Boer teme che questo possa segnare “la fine” di un capitolo cruciale della storia sociale e culturale milanese.

Un centro di aggregazione

Davanti al Leoncavallo, si radunano manifestanti di diverse generazioni. Alcuni sono volti noti, fondatori del centro, ormai invecchiati; altri sono giovani che, nonostante la tensione del momento, si siedono a giocare a carte. L’atmosfera attuale non è quella di lotta e determinazione che caratterizzava le manifestazioni degli anni ’80 e ’90, quando il Leoncavallo affrontò gli sgomberi con resistenza attiva. Luca Ghezzi, storico esponente del centro, ricorda: “Dopo la demolizione parziale siamo rientrati e abbiamo ricostruito tutto, ridando vita al centro fino allo sgombero definitivo del 1994”.

Dopo lo sgombero definitivo, gli attivisti si sono trasferiti in via Watteau, continuando a costruire uno spazio di aggregazione per tutti, in particolare per le fasce più deboli della società. Ghezzi sottolinea l’importanza di questo luogo: “È un centro che offre opportunità di socializzazione senza la mercificazione del divertimento”. Tra le attività svolte, si possono citare:

  1. Corsi di italiano per stranieri
  2. Laboratori di serigrafia
  3. Una cucina popolare che ha garantito pasti a chi non poteva contribuire

Queste iniziative non solo hanno fornito servizi essenziali, ma hanno anche creato un forte senso di comunità.

Il futuro incerto del Leoncavallo

Il Leoncavallo è diventato un simbolo di resistenza culturale e sociale, un luogo dove si è sviluppato un modello alternativo di vita comunitaria. Le mamme del Leoncavallo hanno sempre cercato di dimostrare che esistono modi diversi di vivere e organizzarsi, lontani dalla logica della speculazione e del profitto. Boer afferma: “Abbiamo pensato a come dare servizi a basso costo e a far vedere che è possibile gestire uno spazio del genere in modo diverso”.

Attualmente, una speranza si aggrappa a una trattativa in corso con il Comune di Milano riguardante un’area in via San Dionigi. Palazzo Marino deve pubblicare un bando, ma è chiaro che le somme necessarie per ristrutturare un nuovo spazio saranno ingenti. “È sempre più dura trovare uno spazio alternativo e ricominciare da capo”, constata Ghezzi. Boer ribadisce che “quello che abbiamo portato avanti negli anni è indipendente dai luoghi fisici dove facevamo le nostre attività e proposte culturali e politiche alla città”.

Il Leoncavallo, con la sua lunga storia di lotta e innovazione sociale, ha proposto modelli di relazione fra le persone e di produzione culturale che sfidano le norme dominanti. La speranza che il centro possa non essere definitivamente chiuso è sostenuta dalla consapevolezza che le idee e i valori promossi rimangono vivi, indipendentemente dagli spazi fisici.

In un contesto metropolitano sempre più segnato dalla mercificazione e dalla speculazione, il Leoncavallo rappresenta un faro di speranza e un esempio di come le comunità possano unirsi per creare spazi di resistenza e innovazione. Il futuro di questo importante centro sociale rimane incerto, ma la determinazione di chi ha sempre creduto nel suo valore è ancora forte e vibrante. La storia del Leoncavallo non è solo quella di un luogo, ma di una comunità che ha saputo resistere e reinventarsi, affrontando una nuova sfida con la stessa determinazione di sempre.