Dalla guerra di Sarajevo all’oggi: la storia di un’infanzia spezzata

Dalla guerra di Sarajevo all'oggi: la storia di un'infanzia spezzata

Dalla guerra di Sarajevo all'oggi: la storia di un'infanzia spezzata

Giada Liguori

Agosto 25, 2025

La guerra in Bosnia, e in particolare l’assedio di Sarajevo, ha lasciato cicatrici profonde nel cuore di chi l’ha vissuta. Massimiliano Battistella racconta una “grande storia di sradicamento e di infanzia spezzata” nel suo documentario “Dom”, presentato alle Giornate degli Autori, una sezione della Mostra del Cinema di Venezia. Questo film non fiction, realizzato da Kama Productions in coproduzione con Mess e Method, non è solo una cronaca di un passato doloroso, ma un viaggio che risuona con le attualità di conflitti odierni, come quelli in Ucraina e Gaza.

La storia di Mirela

Il fulcro della narrazione è Mirela, una quarantenne bosniaca che vive a Rimini con il compagno e i due figli. La sua storia inizia nel 1992, anno cruciale in cui, grazie alla Prima Ambasciata dei Bambini PDA (Prva Djecija ambasada Medjasi), un convoglio di due pullman partì da Sarajevo per portare in Italia 67 bambini in fuga da una guerra devastante. Tra questi, Mirela e altri 46 bambini provenienti dall’orfanotrofio Ljubica Ivezic, una struttura che accoglieva orfani e minori in difficoltà.

Un viaggio emotivo attraverso il passato

Il documentario di Battistella è un viaggio emotivo che intreccia passato e presente. Attraverso filmati d’epoca girati in Bosnia e Italia, Mirela ha l’opportunità di ritrovare amici d’infanzia e di affrontare il proprio passato, incluso un difficile riavvicinamento con la madre, che l’aveva abbandonata quando era piccola. La scelta del regista di raccontare la storia di Mirela è stata influenzata dalla sua forza e umanità, che lo hanno spinto a dedicare a lei un documentario che cattura la complessità delle sue esperienze.

  1. Ritrovare il passato: Mirela rivede amici d’infanzia.
  2. Affrontare il dolore: Un riavvicinamento con la madre.
  3. Riflessione sulla maternità: L’ispirazione dietro il progetto di Battistella.

Riflessioni sulla resilienza

“Ognuno dei ragazzi portati in Italia ha una storia a sé,” osserva Battistella. Alcuni sono riusciti a tornare a Sarajevo, mentre altri sono rimasti in Italia, ma tutti condividono un senso di ambiguità, di sentirsi “nel mezzo”. Questo tema della dislocazione e della ricerca di identità è centrale nel documentario e riflette una realtà condivisa da molti, che si trovano a metà strada tra due culture e due vite.

Alcuni dei bambini salvati dalla guerra hanno trovato la forza di ricostruirsi, mentre altri hanno eretto barriere emotive. Queste diverse reazioni pongono interrogativi sulla natura della resilienza e su come le esperienze di guerra possano plasmare le vite in modi inaspettati.

La storia di Mirela e degli altri bambini rappresenta un microcosmo di esperienze umane, un riflesso delle sfide affrontate da chi vive in contesti di conflitto. “Dom” non è solo un documentario; è un appello alla comprensione e alla solidarietà, un invito a riflettere su come le guerre non solo distruggono, ma possono anche unire le persone.

Il film di Battistella si propone di stimolare una riflessione più ampia sulla condizione umana, sul significato della casa, della famiglia e dell’identità in un mondo segnato da conflitti. “Dom” ci invita a non dimenticare le storie di chi ha vissuto l’orrore della guerra e a riconoscere che, nonostante le divisioni, ci sono sempre opportunità di connessione e di guarigione.

L’eredità della guerra in Bosnia, così come quella di altri conflitti nel mondo, continua a far sentire la sua eco, ricordandoci che la lotta per la pace e per la giustizia è un compito che richiede impegno e solidarietà, oggi più che mai.