La questione della censura nell’ambito culturale è un tema di grande rilevanza, soprattutto in un periodo caratterizzato da tensioni geopolitiche e da un crescente polarizzamento. Giorgio Battistelli, compositore di fama e direttore artistico del festival MiTo, ha recentemente espresso la sua ferma opposizione alla censura e a quella che definisce “omologazione antropologica” durante un’intervista. Le sue parole risuonano forti e chiare, specialmente considerando il contesto attuale in cui viviamo, dove l’arte e la cultura devono rimanere spazi di dialogo e riflessione.
il riconoscimento di battistelli e il festival mito
Nel 2022, Battistelli è stato premiato con il Leone d’Oro alla carriera alla Biennale di Venezia, un riconoscimento che sottolinea la sua importanza nel panorama musicale contemporaneo. Quest’anno, il festival MiTo, che si svolgerà dal 3 settembre, è dedicato al tema delle “Rivoluzioni”. Battistelli ha sottolineato come il compito dei festival culturali sia quello di “far riflettere”, offrendo al pubblico esperienze che non siano sempre immediatamente accessibili o familiari. Questa missione appare più che mai necessaria in un’epoca in cui la cultura può essere facilmente strumentalizzata per fini politici.
la libertà di espressione e la censura
La recente cancellazione della partecipazione di Gal Gadot e Gerald Butler alla Mostra del Cinema di Venezia ha riacceso il dibattito sulla libertà di espressione e sull’opportunità di invitare artisti provenienti da paesi in conflitto. Battistelli ha commentato la situazione affermando che è inaccettabile che la cultura diventi un campo di battaglia, dove ogni artista viene giudicato non solo per il proprio operato, ma anche per la nazionalità di provenienza. “A non poter invitare un direttore d’orchestra russo solo perché è russo io non ci sto”, ha dichiarato, evidenziando l’assurdità di una simile logica.
Certo, egli riconosce che la questione diventa complessa quando un artista si schiera apertamente a favore di regimi autoritari. Battistelli ha citato il caso di Valery Gergiev, direttore d’orchestra russo noto per le sue posizioni pro-Putin. La sua cancellazione dall’estate musicale della Reggia di Caserta, a causa delle sue posizioni politiche, è stata una scelta controversa, che ha sollevato interrogativi sulla linea di demarcazione tra libertà di espressione e responsabilità morale. Tuttavia, Battistelli insiste sulla necessità di distinguere tra il sostegno a un regime e la semplice appartenenza a una nazione.
l’apertura verso artisti israeliani
Uno degli aspetti più interessanti delle dichiarazioni di Battistelli è la sua apertura verso artisti israeliani. “Voglio poter invitare un’orchestra israeliana senza che questo sia considerato appoggio alle politiche di Netanyahu”, ha affermato, sottolineando che non tutti gli artisti israeliani sono necessariamente sostenitori del governo. Questa posizione è particolarmente significativa in un contesto in cui il conflitto israelo-palestinese continua a polarizzare le opinioni, rendendo difficile per molti artisti israeliani trovare spazi in cui esprimersi senza essere associati a posizioni politiche controverse.
La storia di Battistelli stesso è un esempio di come la musica e l’arte possano fungere da ponte tra culture e ideologie diverse. Nato a Roma nel 1953, Battistelli ha studiato composizione, musica elettronica e direzione d’orchestra. Negli anni ha collaborato con importanti istituzioni musicali a livello internazionale e ha visto le sue opere eseguite in tutto il mondo. La sua carriera è stata caratterizzata da un impegno costante per la sperimentazione e l’innovazione, elementi che riflettono la sua visione di una cultura libera, aperta e non conformista.
Il festival MiTo settembre musica, di cui Battistelli è direttore artistico per il secondo anno, si propone di affrontare temi di grande rilevanza sociale e politica attraverso la musica. Quest’anno, il focus sulle “Rivoluzioni” si preannuncia come un’opportunità per esplorare non solo i cambiamenti storici, ma anche le trasformazioni culturali e sociali in atto nel mondo contemporaneo. Gli artisti invitati saranno chiamati a riflettere su questi temi, offrendo al pubblico occasioni di confronto e approfondimento.
Battistelli crede fermamente che la cultura debba rimanere un terreno fertile per il dibattito e la discussione. “Se ci sono direttori d’orchestra o bravi attori israeliani che non danno sostegno politico a Netanyahu, non devono essere censurati”, ha affermato, evidenziando la necessità di un approccio inclusivo e tollerante. La sua posizione invita a ripensare le logiche di esclusione che spesso caratterizzano il panorama culturale contemporaneo, sottolineando l’importanza di ascoltare voci diverse e di promuovere un dialogo costruttivo tra le varie culture.
Questa visione, che pone al centro il rispetto per la diversità e la libertà di espressione, è più che mai necessaria in un mondo in cui le divisioni sembrano amplificarsi. Battistelli, con la sua esperienza e il suo impegno, si propone di essere un esempio di come l’arte possa contribuire a costruire ponti anziché muri, promuovendo una cultura che sia realmente capace di riflettere le complessità del nostro tempo.