Una donna racconta la sua battaglia contro un sito sessista: «Ho speso quasi duemila euro per rimuovere le mie foto»

Una donna racconta la sua battaglia contro un sito sessista: «Ho speso quasi duemila euro per rimuovere le mie foto»

Una donna racconta la sua battaglia contro un sito sessista: «Ho speso quasi duemila euro per rimuovere le mie foto»

Matteo Rigamonti

Settembre 1, 2025

La storia di Valeria, un nome di fantasia, è una testimonianza di vulnerabilità e resistenza. Questa giovane donna si è trovata esposta in modo inaccettabile su un sito dedicato al sesso e alla pornografia, mettendo in luce una problematica sempre più attuale: l’uso improprio delle immagini personali e la diffusione di contenuti non consensuali sulla rete. Valeria ha accettato di raccontare la sua esperienza a Repubblica, mantenendo l’anonimato per proteggere la sua vita privata e la sua reputazione.

La vicenda è iniziata in modo inaspettato. Un amico o un conoscente le ha segnalato che alcune foto di lei erano apparse su un portale per adulti. “Scatti presi da Instagram, immagini in costume al mare. Non avevo mai pubblicato nudi autentici. Ma ho scoperto con orrore che c’erano dei deep fake, fotomontaggi della mia faccia sovrapposta a corpi di pornostar”, racconta Valeria, la cui voce trasmette il dolore di una violazione della privacy. Ogni immagine era accompagnata da commenti osceni e volgari, espressioni di desideri sessuali espliciti che la facevano sentire non solo umiliata, ma anche completamente oggettivata. “Mi sono sentita manipolata, come se fossi stata esposta in una vetrina, alla mercé di migliaia di sconosciuti”.

La reazione iniziale di Valeria è stata quella di tentare di rimuovere le immagini. Tuttavia, dopo alcuni tentativi andati a vuoto, ha deciso di contattare direttamente gli amministratori del sito. “Ho mandato mail, messaggi, lettere, diffide. All’inizio ho ricevuto solo silenzio. Dopo alcune diffide, hanno rimosso alcune foto, ma mi hanno spiegato che i contenuti ‘collegati’ non erano di loro competenza”, continua a raccontare. La frustrazione di Valeria era palpabile, e la sua determinazione a difendere la propria dignità l’ha spinta a esplorare ulteriori opzioni.

L’incubo della rimozione dei contenuti

Qui ha avuto inizio un vero e proprio incubo: gli amministratori del sito le hanno proposto “pacchetti a pagamento” per rimuovere i contenuti. I prezzi variavano:

  1. Pacchetto base: 250 euro al mese
  2. Pacchetto premium: 500 euro
  3. Pacchetto unlimited: 1.000 euro

“Con quello più economico mi inserivano in una blacklist, mentre con il pacchetto più caro avrei avuto anche il diritto all’oblio dai motori di ricerca”, spiega Valeria. Nonostante la sua incredulità di fronte a una simile pratica, si è trovata costretta a scegliere. “C’erano anche extra da 30 euro l’ora per la ricerca completa di materiali da eliminare”, aggiunge, sottolineando la natura predatoria di queste offerte.

Dopo un periodo di angoscia e di ripetuti tentativi di recupero, Valeria ha deciso di cedere. “Alla fine ho speso quasi duemila euro in tutto. Non riuscivo più a sopportare l’idea che quelle immagini, con i nudi finti, potessero essere viste da chiunque. Non era solo per le foto, ma per i commenti vomitati online. Non ce la facevo più”, ammette con una voce rotta dall’emozione.

La lotta contro la pornografia non consensuale

La vicenda di Valeria tocca un tema delicato e attuale: la diffusione di contenuti non consensuali e la lotta contro la pornografia non consensuale, che colpisce molte donne in tutto il mondo. Secondo un rapporto dell’Unione Europea, il 50% delle donne ha subito molestie online, e situazioni come quella di Valeria non sono affatto rare.

In Italia, la legge contro il revenge porn è stata introdotta nel 2019, ma è evidente che la sua applicazione e la protezione delle vittime necessitano di ulteriori miglioramenti. La mancanza di responsabilizzazione da parte delle piattaforme online e la difficoltà nel perseguire legalmente i responsabili di tali violazioni rappresentano un ostacolo significativo. Le vittime spesso si trovano a dover affrontare un percorso lungo e complesso per ottenere giustizia e protezione.

Valeria ha intenzione di raccogliere tutto il materiale necessario per procedere con una denuncia. “Voglio che chi è responsabile di questa violazione paghi. Non voglio che altre persone vivano ciò che ho vissuto io. Spero che la mia storia possa aiutare altre donne a trovare il coraggio di parlare e di combattere contro queste ingiustizie”.

Il suo racconto non è solo una testimonianza di sofferenza, ma anche un appello alla società affinché si attivi in modo più efficace nella lotta contro il fenomeno della pornografia non consensuale. Valeria continua a combattere, con la speranza che la sua esperienza possa portare a cambiamenti positivi e a una maggiore consapevolezza su un problema che affligge molte persone, rendendo la rete un luogo più sicuro per tutti.