Roberto Maggio: la verità dietro il sito e i pagamenti che gestivo

Roberto Maggio: la verità dietro il sito e i pagamenti che gestivo

Roberto Maggio: la verità dietro il sito e i pagamenti che gestivo

Matteo Rigamonti

Settembre 2, 2025

Nell’epicentro di una controversia che ha scosso l’opinione pubblica italiana, Roberto Maggio, imprenditore originario del nostro paese e titolare della società di consulenza Hydra, ha deciso di chiarire la propria posizione riguardo al forum Phica.eu, recentemente chiuso per la pubblicazione illegale di immagini di migliaia di donne. In un’intervista esclusiva rilasciata al Tg5, Maggio ha affermato di non essere il responsabile della gestione del sito, limitandosi a gestire i sistemi di pagamento che operavano all’estero.

La controversia di Phica

Il forum Phica, noto per i suoi contenuti sessisti e per il trattamento offensivo nei confronti delle donne, ha sollevato un’ondata di indignazione e proteste, attirando l’attenzione non solo dei media, ma anche delle autorità. Maggio ha affermato con fermezza: «La nostra attività si concentra esclusivamente sulle transazioni, non abbiamo alcun controllo sui contenuti del sito». Questo chiarimento è emerso in un momento in cui la sua azienda, Hydra, viene associata all’operatività del forum, creando confusione tra il pubblico e i media.

Maggio vive tra Dubai e Sofia e ha sottolineato di non essere stato contattato dalla polizia postale italiana riguardo a Phica. «Sono certo che abbiano gli strumenti per identificare chi è il vero proprietario del sito», ha dichiarato. Questo accenno ha portato a interrogativi sulla trasparenza delle operazioni online e sulla responsabilità degli imprenditori nel settore delle tecnologie digitali.

Azione legale e testimonianze

Nel frattempo, la situazione si complica ulteriormente con l’azione legale intrapresa dall’avvocata Annamaria Bernardini De Pace. Nota per il suo impegno nella difesa dei diritti delle donne, Bernardini De Pace sta raccogliendo testimonianze e segnalazioni da parte di donne che si sono sentite vittime di abusi e aggressioni a causa del contenuto del forum. L’idea è quella di «violentare» la giurisprudenza, così come sono state violentate queste donne che hanno subito uno stupro di gruppo.

L’obiettivo è quello di presentare una causa che coinvolga un numero significativo di donne, con la speranza che l’ampiezza delle segnalazioni possa attirare l’attenzione delle autorità giudiziarie e generare un cambiamento significativo nel modo in cui vengono trattati casi simili. La Bernardini De Pace ha già ricevuto centinaia di segnalazioni e si sta preparando a intraprendere una battaglia legale che potrebbe segnare un punto di svolta nella lotta contro la cultura dello sfruttamento e dell’abuso online.

La risposta della società civile

Nel contesto di questa vicenda, numerosi personaggi pubblici, tra cui la giornalista Elena Guarneri, hanno espresso la loro solidarietà alle vittime e hanno condannato le pratiche predatorie che si sono diffuse su piattaforme come Phica. La loro voce sta contribuendo a far emergere la questione a livello nazionale, spingendo per una maggiore responsabilità nel settore digitale e per un’azione più incisiva contro chi sfrutta le tecnologie per perpetuare abusi.

Il dibattito su Phica e sulla responsabilità degli imprenditori nel web sta anche sollevando questioni più ampie riguardo alla libertà di espressione e ai limiti dell’anonimato online. È evidente che la tecnologia, pur offrendo opportunità senza precedenti, porta con sé anche sfide significative in termini di etica e responsabilità. Molti si stanno interrogando su come le leggi attuali siano in grado di adattarsi a un panorama digitale in continua evoluzione.

La questione di Phica non è solo un caso isolato, ma rappresenta una problematica più ampia riguardante il trattamento delle donne nella società contemporanea. Le donne continuano a subire discriminazioni e violenze, non solo nel mondo reale ma anche nell’ambito virtuale. La chiusura di Phica.eu è un passo importante, ma la lotta per la giustizia e la dignità delle donne deve continuare.

Mentre la vicenda si sviluppa, gli occhi sono puntati non solo su Roberto Maggio e sulla sua azienda, ma anche su come le autorità e la società civile risponderanno a questa sfida. È fondamentale che si crei un ambiente online sicuro e rispettoso, dove le donne possano navigare senza timore di essere oggetto di molestie o abusi.