Cure sanitarie in crisi: otto regioni segnano un passo indietro nel 2023

Cure sanitarie in crisi: otto regioni segnano un passo indietro nel 2023

Cure sanitarie in crisi: otto regioni segnano un passo indietro nel 2023

Matteo Rigamonti

Settembre 3, 2025

Nel corso del 2023, l’analisi condotta dalla Fondazione Gimbe ha rivelato un significativo deterioramento nell’erogazione delle cure essenziali garantite dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN) in otto regioni italiane. Solo tredici regioni riescono a soddisfare gli standard previsti per i Livelli Essenziali di Assistenza (Lea), con il Veneto che si posiziona al vertice della classifica. Al Sud, le uniche regioni che riescono a superare il test sono la Puglia, la Campania e la Sardegna. Tuttavia, la frattura tra il Nord e il Sud del Paese continua ad amplificarsi, senza segni di miglioramento.

Questi risultati sono stati resi noti il 6 agosto 2023, attraverso la Relazione 2023 ‘Monitoraggio dei Lea attraverso il Nuovo Sistema di Garanzia’, pubblicata dal Ministero della Salute. Un’anticipazione dei dati era stata fornita già a febbraio, ma i risultati finali hanno confermato le preoccupazioni espresse dagli esperti in materia di sanità.

l’analisi di gimbe e le disparità regionali

Il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, ha spiegato che l’analisi è stata condotta in modo indipendente per misurare le disparità regionali nella garanzia dei diritti fondamentali alla salute. La ricerca ha posto particolare attenzione sulla crescente disuguaglianza tra il Nord e il Sud Italia, un tema ricorrente nel dibattito politico e sociale del Paese. Le regioni sono state valutate in base a variabili significative, suddivise in tre aree principali:

  1. Prevenzione
  2. Assistenza distrettuale
  3. Assistenza ospedaliera

Dallo studio emerge che nel 2023, otto regioni hanno registrato un peggioramento rispetto all’anno precedente. Le più colpite includono:

  • Lazio: -10 punti
  • Sicilia: -11 punti
  • Lombardia: -14 punti
  • Basilicata: -19 punti

Cartabellotta ha sottolineato che la diminuzione delle performance anche in regioni storicamente solide dimostra come la sostenibilità del SSN non possa più essere data per scontata, nemmeno nei territori dotati di risorse maggiori o di una reputazione sanitaria consolidata. Questo rappresenta un campanello d’allarme che non può essere ignorato.

miglioramenti nel mezzogiorno

Al contrario, alcune regioni del Mezzogiorno mostrano segnali di miglioramento. In particolare, la Calabria ha registrato un incremento di 41 punti, mentre la Sardegna ha visto un miglioramento di 26 punti. Queste performance positive sono un segnale che, nonostante le difficoltà storiche, vi sono iniziative e politiche locali che stanno dando i loro frutti.

L’analisi di Gimbe non si limita a identificare i problemi, ma cerca anche di fornire un quadro più ampio su come le diverse regioni stanno affrontando le sfide del sistema sanitario. Ad esempio, le regioni che hanno saputo investire in innovazione tecnologica e nella formazione del personale sembrano avere risultati migliori. Questo suggerisce che un approccio proattivo e una pianificazione strategica possono contribuire a migliorare l’accesso e la qualità delle cure.

l’impatto della pandemia e la necessità di investimenti

Un altro aspetto rilevante è il ruolo della pandemia di COVID-19, che ha avuto un impatto duraturo sui sistemi sanitari regionali. Molte regioni stanno ancora cercando di recuperare il terreno perso durante i periodi di lockdown e le restrizioni sanitarie. La carenza di personale, le liste d’attesa crescenti e la difficoltà nel mantenere standard di cura elevati sono solo alcune delle conseguenze dirette della crisi sanitaria.

Il rapporto di Gimbe rappresenta quindi non solo un’analisi dello stato attuale del sistema sanitario, ma anche un invito per le autorità competenti a riflettere e agire. La necessità di investimenti significativi in infrastrutture sanitarie e nella formazione del personale è più urgente che mai. È fondamentale che le politiche sanitarie siano orientate non solo a garantire l’accesso alle cure, ma anche a migliorare la qualità dei servizi offerti.

Infine, è importante che la discussione sui Lea e sull’erogazione delle cure non si limiti a un’analisi statistica, ma che coinvolga anche le esperienze dei cittadini. I pazienti e i loro familiari hanno una prospettiva unica che può arricchire il dibattito e contribuire a formulare strategie più efficaci per affrontare le sfide del sistema sanitario italiano. La voce delle persone che utilizzano i servizi sanitari deve essere ascoltata e tenuta in considerazione nella pianificazione e nell’implementazione delle politiche future.