Favino: il potere del cinema in un corteo per Gaza

Favino: il potere del cinema in un corteo per Gaza

Favino: il potere del cinema in un corteo per Gaza

Giada Liguori

Settembre 3, 2025

La Mostra del Cinema di Venezia, uno dei festival cinematografici più prestigiosi al mondo, si è trasformata quest’anno in un’importante piattaforma di riflessione su temi sociali e politici, in particolare sulla situazione a Gaza. Durante la conferenza stampa del film “Il maestro” di Andrea Di Stefano, l’attore Pierfrancesco Favino ha condiviso le sue considerazioni sul ruolo del cinema in contesti di crisi, sottolineando l’importanza di utilizzare questa forma d’arte come strumento di sensibilizzazione e riflessione.

Favino ha affermato che “i festival sono sempre stati momenti di riflessione”, evidenziando come il cinema possa affrontare le problematiche del mondo reale. Ha avvertito, tuttavia, che non è necessario che il cinema tratti esclusivamente temi specifici. La sua osservazione si rivela particolarmente rilevante in un periodo in cui il conflitto in Medio Oriente ha riacceso l’interesse del pubblico e dei media verso questioni geopolitiche complesse.

il cinema come lente di osservazione

L’attore ha ricordato che la Mostra di Venezia ha già ospitato opere che affrontano temi di conflitto e crisi in passato. “Ero a Cannes lo scorso anno e c’era già un conflitto in corso”, ha dichiarato, suggerendo che il cinema può fungere da lente attraverso la quale osservare e comprendere la realtà. Questa prospettiva è fondamentale in una società in cui l’informazione è spesso distorta o semplificata. Il cinema può fornire un approfondimento necessario, offrendo storie che altrimenti potrebbero rimanere inascoltate.

libertà di espressione e responsabilità collettiva

Favino ha inoltre sottolineato l’importanza della libertà di espressione, affermando che “ci debba essere anche libertà di manifestare, di dire la propria”. Tuttavia, ha avvertito che il cinema rischia di diventare “solo narcisista” se non si impegna a raccontare storie significative. Questa riflessione ci invita a considerare come il cinema possa non solo intrattenere, ma anche educare e ispirare azioni concrete.

La questione di Gaza è diventata un tema centrale di discussione, e Favino ha espresso il suo desiderio che le potenze diplomatiche risolvano la situazione. Ha affermato: “Da cittadini del mondo ed europei, chiedere all’Europa di avere un atteggiamento molto chiaro verso quello che sta accadendo”. Questo richiamo alla responsabilità collettiva risuona non solo nel contesto del festival, ma si estende a tutti noi, invitandoci a riflettere sul nostro ruolo in un mondo sempre più interconnesso.

la bellezza come atto di pace

Un altro punto cruciale sollevato da Favino è l’idea che “qualsiasi artista stia dalla parte della bellezza”. Secondo l’attore, la ricerca della bellezza è un atto intrinsecamente pacifico. “Penso che il più grande ricordo sulla pace che si possa avere, se si crea bellezza si cerca la pace”, ha affermato. Questa visione positiva del potere dell’arte di influenzare il cambiamento sociale è un messaggio potente, specialmente in tempi di crisi.

In un’epoca in cui il cinema è spesso criticato per la sua commercializzazione, le parole di Favino offrono una riflessione profonda sul potenziale trasformativo dell’arte. Il cinema ha una lunga storia di coinvolgimento con questioni sociali e politiche, portando alla luce storie dimenticate e dando voce a chi non ce l’ha. La Mostra di Venezia, quindi, non è solo un’opportunità per i cineasti di presentare le loro opere, ma anche un momento per interrogarsi sulle responsabilità etiche della creazione artistica.

In conclusione, Favino ci invita a non sottovalutare la potenza del cinema e il suo potenziale di cambiamento. La Mostra del Cinema di Venezia si configura come un palcoscenico ideale per affrontare queste tematiche, dimostrando che l’arte può e deve essere un catalizzatore per il cambiamento sociale e politico.