L’annessione della Cisgiordania mette a rischio gli accordi di Abramo negli Emirati

L'annessione della Cisgiordania mette a rischio gli accordi di Abramo negli Emirati

L'annessione della Cisgiordania mette a rischio gli accordi di Abramo negli Emirati

Matteo Rigamonti

Settembre 3, 2025

Gli Emirati Arabi Uniti hanno recentemente lanciato un avvertimento chiaro a Israele, sottolineando che qualsiasi tentativo di annessione della Cisgiordania rappresenterebbe una linea rossa per Abu Dhabi. Questo gesto potrebbe compromettere seriamente lo spirito degli accordi di Abramo, firmati nel 2020, che hanno segnato un cambiamento significativo nelle relazioni tra Israele e alcuni Paesi arabi, promuovendo la normalizzazione dei legami diplomatici ed economici. Tuttavia, la questione palestinese continua a essere un tema centrale e delicato in questa nuova era di cooperazione.

La posizione degli Emirati e la causa palestinese

Lana Nusseibeh, viceministro per gli Affari Politici e inviato del ministro degli Esteri degli Emirati, ha evidenziato che gli accordi di Abramo sono stati concepiti non solo per rafforzare i legami tra gli Emirati e Israele, ma anche per sostenere il popolo palestinese e la sua legittima aspirazione a uno Stato indipendente. Nusseibeh ha dichiarato: “Fin dall’inizio, abbiamo considerato gli accordi come un modo per continuare a sostenere il popolo palestinese e la sua legittima aspirazione a uno Stato indipendente”. Questa posizione rimane costante e rappresenta un chiaro impegno degli Emirati nei confronti della causa palestinese.

L’annessione della Cisgiordania e le sue implicazioni

La questione dell’annessione della Cisgiordania è controversa e ha suscitato forti reazioni a livello regionale e internazionale. Israele considera storicamente la Cisgiordania come parte integrante del proprio territorio, mentre la comunità internazionale, compresi molti Paesi arabi, sostiene la creazione di uno Stato palestinese in queste aree. La posizione degli Emirati Arabi Uniti riflette le dinamiche geopolitiche più ampie nella regione e non è solo una questione di politica interna.

Le radici del conflitto israelo-palestinese

  1. Creazione dello Stato di Israele (1948): I palestinesi hanno vissuto eventi traumatici, tra cui la Nakba, che ha portato all’esodo di centinaia di migliaia di palestinesi.
  2. Occupazione di Cisgiordania e Gaza: Dopo la Guerra dei Sei Giorni nel 1967, Israele ha occupato questi territori, alimentando tensioni e conflitti.
  3. Colonie israeliane: Le colonie in Cisgiordania rappresentano un punto di contesa che alimenta il risentimento e la sfiducia tra le due parti.

Il futuro degli accordi di Abramo

La normalizzazione delle relazioni tra Emirati e Israele è avvenuta in un contesto di crescente preoccupazione per l’influenza dell’Iran e per le minacce di gruppi estremisti. Gli Emirati, insieme ad altri Paesi del Golfo, vedono nella cooperazione con Israele un’opportunità per affrontare queste sfide comuni. Tuttavia, la questione palestinese rimane cruciale per la stabilità della regione. I leader emiratini sono consapevoli che qualsiasi passo verso l’annessione potrebbe innescare reazioni negative non solo a livello locale, ma anche tra altri Paesi arabi e musulmani.

Le parole di Nusseibeh sottolineano l’importanza di mantenere un dialogo costruttivo e rispettoso nei confronti della causa palestinese. Gli Emirati continuano a sostenere la creazione di uno Stato palestinese indipendente e sovrano come parte di una soluzione pacifica e duratura al conflitto. La loro posizione non è solo una questione di principio, ma un riconoscimento della necessità di stabilità e sicurezza per tutta la regione.

In conclusione, gli accordi di Abramo non possono essere disgiunti dalle aspirazioni e dai diritti del popolo palestinese. La comunità internazionale, compresi gli Stati Uniti e l’Unione Europea, ha un ruolo cruciale nel facilitare il dialogo tra le parti e nel promuovere una soluzione giusta e sostenibile al conflitto. La pace duratura in Medio Oriente richiede un impegno sincero da parte di tutte le parti coinvolte e una volontà reale di ascoltare le legittime aspirazioni di ciascuna nazione. La speranza è che, attraverso un dialogo sincero e aperto, si possa trovare una strada verso una pace duratura che riconosca i diritti e le aspirazioni di tutti i popoli coinvolti.