Nella cornice prestigiosa dell’82/a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, un film atteso ha catturato l’attenzione del pubblico e della critica: “The Smashing Machine”, diretto da Benny Safdie e interpretato da Dwayne Douglas Johnson, noto al grande pubblico con il soprannome di “The Rock”. Questo lungometraggio, tratto da una storia vera, narra la vita di Mark Kerr, un campione leggendario nel mondo della lotta libera, del Vale Tudo e delle arti marziali miste (MMA). Kerr è un nome iconico non solo per i suoi successi sul ring, ma anche per il suo tormentato percorso personale, che lo ha portato a essere inserito nella Hall of Fame della UFC.
Il film si presenta come un viaggio emozionante e profondo, che va oltre i trionfi sportivi e le vittorie illuminate dai riflettori. Attraverso una narrazione intensa, “The Smashing Machine” esplora il caos emotivo e le contraddizioni che caratterizzano la vita di un uomo destinato a diventare una leggenda. Dwayne Johnson, parlando del suo ruolo, ha dichiarato: “Avevo voglia di interpretare un film così, diverso dai miei soliti. Quando sei a Hollywood, tutto ruota attorno al botteghino e ti mettono all’angolo. Vogliono che tu rappresenti solo quello che la gente vuole che tu faccia.”
Un ruolo significativo
Con una carriera che spazia tra blockbuster d’azione e commedie, Johnson ha sempre cercato di espandere la sua gamma di interpretazioni. La sua scelta di interpretare Mark Kerr è guidata dalla volontà di raccontare storie che risuonano con il suo passato e con le sue esperienze. “Ho fatto tanti film di successo che mi sono piaciuti, alcuni divertenti e altri meno, ma questa volta cercavo qualcosa in più”, ha aggiunto l’attore, evidenziando il desiderio di approfondire tematiche più complesse e personali.
La storia di un campione
Mark Kerr è descritto da Johnson come “il più grande lottatore del mondo”, ma il film va oltre la semplice rappresentazione della lotta. “È una storia d’amore verso questo sport e una storia d’amore tra Mark e Dawn”, ha spiegato. La narrazione si concentra anche sui sacrifici e l’impegno che Kerr ha dovuto affrontare per raggiungere il massimo sul ring. Tuttavia, la vita del campione è costellata di difficoltà, tra cui due overdose che lo hanno quasi portato alla morte. “È fortunato a essere ancora vivo. Anche per questo, questa storia è così speciale”, ha concluso Johnson, rivelando la profondità del personaggio che interpreta.
Un’epoca di innovazione
Benny Safdie, il regista, ha voluto portare sul grande schermo un’epoca e un ambiente che, negli anni ’90, erano caratterizzati da un’innovazione e una sperimentazione senza precedenti. “C’era qualcosa di così sperimentale in ogni cosa accadesse. C’erano tutte queste diverse forme di arti marziali che si sfidavano; era uno sport davvero unico”, ha dichiarato. La comunità di lottatori era unita e solidale, con forti legami che si formavano tra gli atleti. Questo aspetto di intimità e di connessione ha intrigato Safdie e lo ha spinto a voler esplorare questa contraddizione nel suo film.
La realizzazione di “The Smashing Machine” rappresenta anche un’importante evoluzione nella carriera di Dwayne Johnson, che ha saputo passare da icona del wrestling a star del cinema, sempre cercando nuovi orizzonti artistici. La sua interpretazione di Mark Kerr non è solo un ruolo, ma un’opportunità per riflettere su temi come la lotta personale, la redenzione e la resilienza. In un’industria cinematografica che spesso premia formule consolidate e personaggi stereotipati, Johnson ha scelto di abbracciare un progetto che sfida le convenzioni e offre uno sguardo più autentico e vulnerabile.
Il film non si limita a raccontare le gesta sportive di Kerr, ma si addentra nella sua psicologia, esplorando le battaglie interiori che ha dovuto affrontare. Molti atleti, una volta raggiunto il successo, si trovano ad affrontare la pressione di mantenere quel livello di prestazione. La narrazione di “The Smashing Machine” mette in luce come la fama e il riconoscimento possano portare a conseguenze devastanti, specialmente quando non si ha il supporto necessario per affrontare le sfide della vita.
In un’epoca in cui le storie di atleti diventano sempre più popolari sul grande schermo, “The Smashing Machine” si distingue per la sua autenticità e per la capacità di esplorare la vulnerabilità di un campione. La combinazione di pugni, sangue e tenerezza offre una prospettiva unica su un mondo spesso visto solo attraverso la lente della gloria e del successo. La performance di Dwayne Johnson, affiancata dalla direzione di Benny Safdie, promette di lasciare un’impronta duratura nel panorama cinematografico, mostrando che anche le icone più forti possono affrontare battaglie che vanno ben oltre il ring.