Ozon e la sua audace sfida con ‘L’étranger’ in bianco e nero

Ozon e la sua audace sfida con 'L'étranger' in bianco e nero

Ozon e la sua audace sfida con 'L'étranger' in bianco e nero

Giada Liguori

Settembre 4, 2025

François Ozon, regista di fama internazionale, affronta una delle sfide più audaci della sua carriera portando sul grande schermo L’étranger (Lo Straniero), il romanzo emblematico di Albert Camus. Presentato alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, il film si propone di offrire una lettura contemporanea di un classico della letteratura, evitando di adattarlo in modo tradizionale come fece Luchino Visconti nel 1967. Ozon desidera esplorare le sfide esistenziali e i dilemmi morali del protagonista, Meursault, attraverso una prospettiva che rispecchia le complessità del mondo attuale.

La trama di L’étranger

La trama del film si svolge ad Algeri nel 1938 e segue le disavventure di Meursault, interpretato da Benjamin Voisin, noto per il suo ruolo in Illusioni perdute di Xavier Giannoli. Meursault è un giovane impiegato che sembra vivere in uno stato di indifferenza esistenziale, incapace di provare emozioni, a partire dal funerale della madre, al quale partecipa senza alcuna manifestazione di dolore. Questa apparente insensibilità viene messa a dura prova quando inizia una relazione con Marie (Rebecca Marder), una collega d’ufficio, e si ritrova coinvolto in una spirale di eventi tragici, culminando in un omicidio sulla spiaggia, che segna il punto di non ritorno della sua vita.

La scelta stilistica di Ozon

Ozon ha scelto di girare il film in bianco e nero, un elemento visivo che non solo rende omaggio al passato cinematografico, ma riflette anche la sua personale connessione con il tema del ricordo. “Tutti i miei ricordi sono in bianco e nero”, confida il regista, sottolineando l’importanza di questa scelta stilistica. Inoltre, la decisione di ambientare il film in Marocco, piuttosto che in Algeria, aggiunge un ulteriore strato di significato, permettendo di esplorare le relazioni tra i francesi pieds noirs e gli algerini, evidenziando la complessità della loro interazione e la discriminazione subita da quest’ultimi.

L’analisi dell’assurdità

Un aspetto cruciale del film è l’analisi dell’assurdità che permea il mondo di Meursault. Ozon, pur non considerandosi un filosofo, riconosce il potere del personaggio di Camus nel rappresentare una realtà in cui il senso di colpa e la moralità diventano questioni complicate. “Il fascino di Meursault sta nella sua capacità di sfuggire a ogni classificazione”, afferma Ozon, evidenziando il dilemma esistenziale che il protagonista affronta. La sua indifferenza, che culmina nell’omicidio di un arabo, provoca una reazione scioccante nella società che lo circonda, rivelando come la mancanza di pentimento sia percepita come un crimine ancor più grave del gesto stesso.

Un legame personale con l’Algeria

Il legame personale di Ozon con l’Algeria si riflette anche nella sua famiglia. “Ho scoperto che in ogni famiglia francese c’è un legame con l’Algeria”, rivela. Suo nonno, ad esempio, era un giudice in Algeria e, dopo essere scampato a un attentato, tornò in Francia. Questo retaggio familiare ha influenzato profondamente la sua visione del film, rendendo la narrazione ancora più intima e significativa.

Il climax del film si svolge in un intenso dialogo tra Meursault e un cappellano del carcere, deciso a redimerlo prima della sua condanna a morte. In questo scambio, Meursault esprime una delle sue convinzioni più profonde: “Siamo in fondo tutti colpevoli e tutti condannati a morte”. Questa frase riassume l’essenza della filosofia di Camus, mettendo in luce la condizione umana e la nostra inevitabile lotta con l’assurdità della vita.

Il film di Ozon si propone non solo di essere una semplice trasposizione di un’opera letteraria, ma di esplorare tematiche universali come la solitudine, l’assenza di significato e il confronto con la morte. La sua capacità di esaminare questi temi attraverso un contesto storico e culturale ben definito offre una nuova chiave di lettura per un’opera che continua a suscitare dibattiti e riflessioni, rendendo L’étranger una delle sfide più affascinanti e significative nel panorama cinematografico contemporaneo.