Tragedia a Bari: neonato trovato morto nella culla termica, rischio processo per parroco e tecnico

Tragedia a Bari: neonato trovato morto nella culla termica, rischio processo per parroco e tecnico

Tragedia a Bari: neonato trovato morto nella culla termica, rischio processo per parroco e tecnico

Matteo Rigamonti

Settembre 4, 2025

Un tragico episodio ha scosso la comunità di Bari all’inizio del nuovo anno, portando alla luce gravi responsabilità legate a un sistema di sicurezza inadeguato. Il 2 gennaio 2025, un neonato di pochi giorni è stato trovato senza vita nella culla termica situata all’esterno della chiesa San Giovanni Battista, nel quartiere Poggiofranco. La notizia ha destato sconcerto e indignazione tra i cittadini, e ora la Procura di Bari ha richiesto il rinvio a giudizio per don Antonio Ruccia, il parroco della chiesa, e per Vincenzo Nanocchio, un tecnico elettricista. Entrambi sono accusati di omicidio colposo.

Le indagini e le accuse

L’atto d’accusa è stato presentato dal procuratore aggiunto Ciro Angelillis e dalla pm Angela Morea, i quali hanno coordinato un’indagine condotta dalla squadra mobile di Bari. L’udienza preliminare si svolgerà il 23 ottobre 2025, davanti al giudice per le indagini preliminari Ilaria Casu. La gravità della situazione è aggravata dalla morte di un neonato, un evento che ha colpito non solo la famiglia della vittima, ma anche l’intera comunità, già provata da un periodo difficile.

Secondo le indagini, la morte del piccolo è avvenuta a causa di ipotermia, poiché la culla termica non era in grado di mantenere una temperatura adeguata per garantire la sopravvivenza del neonato. Le circostanze in cui è avvenuto il ritrovamento sono inquietanti: il titolare di un’impresa funebre, presente in chiesa per un funerale, ha scoperto il corpo del bimbo all’interno della culla termica. Questo dispositivo avrebbe dovuto garantire un ambiente sicuro e caldo, ma i malfunzionamenti hanno portato a una tragica conclusione.

Malfunzionamenti e negligenza

Le indagini hanno rivelato che il sistema di allerta della culla, che avrebbe dovuto attivarsi al rilevamento del peso del neonato, non ha funzionato correttamente. Ecco alcuni dei principali problemi emersi:

  1. Il tappetino posizionato sotto il materasso non ha riconosciuto il peso di 2,8 chili del neonato.
  2. Il tappetino era andato in corto circuito.
  3. Il sistema di condizionamento dell’aria si spegneva automaticamente dopo 9 minuti di inattività.
  4. A causa di una perdita di gas, il sistema non era in grado di fornire aria calda.

Le responsabilità di don Ruccia e del tecnico Nanocchio sono state evidenziate dai pubblici ministeri. Entrambi sono accusati di negligenza nell’implementare adeguati sistemi di sicurezza per garantire il corretto funzionamento della culla termica. In particolare, i pm hanno sottolineato che omettere di dotare il sistema di sensori o interruttori che ne garantissero il funzionamento in caso di guasto rappresenta una grave mancanza.

La questione della sicurezza

Il parroco Ruccia è stato criticato per aver creato un’illusione di sicurezza tra i genitori. Un poster affisso all’esterno della culla, che suggeriva un collegamento diretto tra l’allerta della culla e il locale Policlinico, ha indotto a un «affidamento ingannevole» sulla funzionalità del sistema. Questa comunicazione fuorviante, secondo le accuse, ha alimentato false speranze riguardo alla possibilità di salvezza per il neonato.

Questo tragico incidente solleva questioni più ampie riguardanti la sicurezza dei dispositivi utilizzati per il benessere dei neonati, in particolare nei contesti di emergenza. Le culle termiche, progettate per accogliere i neonati abbandonati o in difficoltà, devono rispettare rigidi standard di sicurezza e funzionamento. La loro incapacità di garantire un ambiente sicuro può avere conseguenze mortali, come dimostra questo tragico caso.

Il dibattito pubblico si è intensificato, con molte persone che chiedono maggiore vigilanza e responsabilità da parte delle istituzioni ecclesiastiche e sanitarie per prevenire simili tragedie in futuro. La comunità di Bari è ora in attesa di sviluppi giudiziari, con la speranza che la giustizia possa essere fatta per il piccolo e la sua famiglia, e che questo incidente possa servire da monito per migliorare la sicurezza nei luoghi destinati ai neonati e ai bambini vulnerabili.

La storia di questo neonato è una dolorosa lezione sul valore della vita e sulla responsabilità di chi ha il compito di proteggere i più fragili. L’udienza preliminare del 23 ottobre rappresenterà un momento cruciale, non solo per gli accusati, ma anche per la comunità, che si interroga su come evitare che simili tragedie possano ripetersi in futuro.