Vicari: il ritorno inquietante della normalizzazione della violenza

Vicari: il ritorno inquietante della normalizzazione della violenza

Vicari: il ritorno inquietante della normalizzazione della violenza

Giada Liguori

Settembre 4, 2025

La storia di Antonio Zagari, un ex ‘ndranghetista figlio di un boss, è un racconto intriso di sfumature e complessità, che mette in luce la lotta interiore di un uomo desideroso di liberarsi dal giogo di una vita di violenza. Dopo anni trascorsi come killer per la sua famiglia criminale, Zagari decide di ribellarsi a quel mondo dominato dal sangue e dalla morte. La sua esperienza è narrata nel memoriale “Ammazzare stanca”, pubblicato per la prima volta nel 1992 e ripubblicato nel 2008. Oggi, questa storia prende vita sul grande schermo grazie al regista Daniele Vicari, che ha realizzato un gangster movie/biopic intitolato come il libro. Il film, che vede Gabriel Montesi nel ruolo di Zagari, sarà proiettato per la prima volta al Venice Spotlight durante la Mostra del Cinema di Venezia e arriverà nelle sale il 4 dicembre, distribuito da 01 Distribution.

La scrittura come mezzo di liberazione

Vicari, noto per il suo approccio sensibile e riflessivo al cinema, ha condiviso la sua reazione alla lettura del libro di Zagari, avvenuta circa diciassette anni fa. “La cosa che mi ha colpito è il fatto che questo giovane ‘ndranghetista abbia usato la scrittura come mezzo per capire la propria condizione”, ha dichiarato Vicari. La scrittura diventa per Zagari uno strumento di liberazione e introspezione, un modo per affrontare le sue paure e incertezze.

Il conflitto tra libertà e tradizione

Il film affronta anche il tema della libertà, un concetto che Zagari comprende a fatica. “Si rende conto di non essere libero per mille motivi, soprattutto per suo padre”, ha spiegato Vicari. Il padre di Zagari, interpretato da Vinicio Marchioni, desidera che il figlio diventi un soldato obbediente, un uomo che risponde sempre con un sì. Tuttavia, Zagari si trova in una posizione di conflitto, non riuscendo a conformarsi alle aspettative paterne e alla cultura che lo circonda.

La riflessione sull’omicidio

La questione dell’omicidio è un tema centrale nel racconto di Zagari. Vicari sottolinea come, nonostante la sua vita di violenza, Zagari affronti il tema dell’uccidere con ironia e consapevolezza narrativa. Questo è un aspetto interessante, perché Zagari, pur essendo un illetterato, riesce a esprimere concetti complessi e sfumati. “Zagari racconta persino con divertimento nel libro certe situazioni nelle quali si è trovato”, ha commentato Vicari.

Tuttavia, la riflessione sull’omicidio è estremamente attuale. Vicari osserva che, negli ultimi decenni, la società sembra essersi assopita su questo tema: “Noi ci siamo addormentati per alcuni decenni, poi abbiamo aperto gli occhi e ci siamo resi conto che uccidere è tornato ad essere una cosa praticabile”. Questa affermazione è inquietante, poiché suggerisce che la violenza è tornata a essere una soluzione accettabile per molti.

Un invito alla riflessione

Zagari, partendo dalla sua esperienza di assassino, offre una prospettiva unica: “Se uccidi, rinunci anche un po’ a te stesso”, spiega Vicari. In questo modo, il film non solo esplora la vita di un ex ‘ndranghetista, ma invita anche a una riflessione profonda su cosa significhi uccidere e sulle conseguenze di questa azione. L’atto di uccidere non è solo una questione di vita e morte, ma un sacrificio di parte di se stessi.

Il film di Vicari si propone quindi come un’opera di intrattenimento e un’importante occasione di riflessione sulla violenza e sulla libertà. La storia di Antonio Zagari diventa un simbolo della lotta per la propria identità e per la libertà di scelta in un mondo che spesso sembra non lasciare spazio a queste aspirazioni.

In questo contesto, “Ammazzare stanca” non è solo un biopic su un ex criminale, ma un invito a riflettere su tematiche universali che coinvolgono tutti noi. La pellicola di Vicari si inserisce in un dibattito più ampio sulla violenza nella società contemporanea e sulla necessità di trovare modi alternativi per affrontare i conflitti, promuovendo una cultura della pace e del dialogo.