Recentemente, la situazione del borseggio a Venezia ha suscitato un acceso dibattito, specialmente dopo le dichiarazioni del comandante della polizia locale. Alcuni borseggiatori avrebbero sporto denuncia contro cittadini che li hanno fotografati o filmati mentre commettevano furti. Questo paradosso mette in luce un contesto giuridico che sembra favorire i delinquenti, rendendo difficile per le vittime ottenere giustizia. La riforma della giustizia firmata dall’ex ministra Marta Cartabia ha ridefinito le modalità di intervento delle forze dell’ordine riguardo ai reati di furto con destrezza, creando una situazione di impunità per i borseggiatori.
La riforma ha escluso il furto con destrezza dai reati procedibili d’ufficio, il che implica che le forze dell’ordine non possono intervenire senza una querela da parte della vittima. Questo cambiamento normativo consente ai borseggiatori di agire con maggiore libertà, poiché i cittadini non possono trattenere un sospetto senza incorrere in conseguenze legali, come il reato di sequestro di persona.
La calle pickpocket
Un esempio emblematico di questa realtà è l’inaugurazione della “Calle Pickpocket”, un’ironica dedica ai ladri che affollano le vie della città. I turisti, spaventati dai furti, hanno iniziato a reagire cercando di difendersi attraverso la registrazione di video e foto. Tuttavia, quando alcuni di questi materiali sono stati utilizzati per denunciare i borseggiatori, si è assistito a un rovesciamento della situazione: i delinquenti hanno iniziato a querelare i cittadini per violazione della privacy o per averli trattenuti.
La leggenda metropolitana dei “veneziani non distratti” ha preso piede; si tratta di un gruppo di cittadini che si dedica a filmare e denunciare i borseggiatori. Sebbene le loro azioni possano sembrare giustificate, la legge italiana limita severamente l’utilizzo di tali prove. Infatti, il codice della privacy consente di riprendere o fotografare un reato in corso, ma non permette la divulgazione di tali materiali sui social media senza il consenso delle persone coinvolte.
Conseguenze del sistema giuridico attuale
La riforma Cartabia ha reso quasi impossibile il perseguimento di certi reati, creando un clima di insicurezza che si riflette nelle strade di Venezia. Molti turisti, temendo possibili ritorsioni, evitano di denunciare i furti subiti, il che rende difficile per le autorità condurre statistiche e investigazioni efficaci. Questo problema sistemico è aggravato dalla consapevolezza dei borseggiatori riguardo a questa dinamica, che riduce drasticamente la probabilità di essere denunciati.
Un episodio emblematico si è verificato all’inizio di agosto, quando un turista ha aggredito un presunto borseggiatore, finendo per essere denunciato. Il presunto ladro ha negato le accuse, dichiarando di essere anche lui un turista. Questo scenario mette in evidenza un ulteriore paradosso: il cittadino onesto che cerca di difendersi da un crimine diventa lui stesso un potenziale imputato.
L’effetto della Corte Costituzionale
Dal 1993, una pronuncia della Corte Costituzionale ha stabilito che il furto con destrezza di piccola entità non è più tra i reati per cui un privato può trattenere un presunto ladro. La legge attuale consente solo alle forze dell’ordine di intervenire, ma in assenza di una querela di parte, le loro possibilità di azione risultano limitate.
La giunta di Venezia ha chiesto modifiche alla legge del 2022, evidenziando la necessità di un intervento legislativo che ripristini forme di protezione per i cittadini. Tuttavia, il processo legislativo è spesso lento e complesso, e il rischio è che i borseggiatori continuino a operare indisturbati nella città, approfittando di un vuoto legislativo che sembra favorire il crimine piuttosto che la giustizia.
L’atteggiamento dei turisti
Un altro aspetto interessante è l’atteggiamento dei turisti. Molti di loro, pur essendo consapevoli del rischio di furti, tendono a non denunciare gli incidenti, sia per paura di ritorsioni che per la convinzione che il loro intervento non porterebbe a risultati concreti. Questo ha portato a un circolo vizioso in cui i borseggiatori si sentono sempre più sicuri nel loro operato, mentre i cittadini e i turisti si sentono sempre più vulnerabili.
In questo contesto, la sensibilizzazione e la cooperazione tra cittadini e forze dell’ordine diventano cruciali. È fondamentale che i turisti siano informati sui rischi e sulle modalità di denuncia, così come che i cittadini si uniscano in iniziative che possano portare a una maggiore sicurezza nelle strade di Venezia. La lotta contro il borseggio richiede un impegno collettivo e una revisione delle leggi che tutelino realmente i diritti delle vittime.