Exarchopoulos: l’IA e la vera minaccia della stupidità umana

Exarchopoulos: l'IA e la vera minaccia della stupidità umana

Exarchopoulos: l'IA e la vera minaccia della stupidità umana

Giada Liguori

Settembre 7, 2025

In un’epoca in cui l’intelligenza artificiale (IA) sta diventando sempre più presente nella nostra vita quotidiana, le parole di Adele Exarchopoulos offrono una riflessione provocatoria. Durante la presentazione del suo ultimo film, “Chien 51”, diretto da Cédric Jimenez e recentemente proiettato all’82ª Mostra del Cinema di Venezia, l’attrice ha affermato: “Più dell’intelligenza artificiale mi preoccupano gli esseri umani con la loro stupidità e le loro divisioni”. Queste dichiarazioni evidenziano quanto le interazioni umane possano risultare più pericolose della tecnologia stessa.

La trama di “Chien 51”

“Chien 51” è un polar distopico ispirato al romanzo “Cane 51”, edito in Italia da e/o. La storia si svolge in un futuro non troppo lontano, in cui Parigi è divisa in tre zone, ognuna rappresentante una classe sociale distinta. In questo scenario, un’IA predittiva chiamata Alma ha rivoluzionato le forze dell’ordine, rendendo il controllo sociale più stringente. La trama si sviluppa quando il creatore di Alma viene assassinato, costringendo Salia (interpretata da Exarchopoulos) e Zem (Gilles Lellouche), un poliziotto disilluso, a collaborare per scoprire la verità. La loro indagine rivela oscuri segreti legati alla tecnologia che li manipola come mere pedine.

Temi di giustizia e umanità

Cédric Jimenez ha spiegato che ciò che lo ha attratto di più non è tanto la trama poliziesca, quanto il rapporto umano tra i protagonisti. Ha affermato: “I miei film precedenti erano ispirati a eventi reali, mentre questo tipo di storie offre una grande libertà”. La ricerca di libertà creativa si riflette nei temi del film, che interroga come la tecnologia possa influenzare le relazioni umane.

Gilles Lellouche ha messo in evidenza la complessità dell’idea di giustizia, che va oltre il semplice binomio colpevole-innocente. Ha dichiarato: “L’idea di giustizia è estremamente complessa; ha dentro di sé l’empatia e il giudizio sulla violenza”. Questo aspetto diventa cruciale nel contesto della crescente digitalizzazione della giustizia, dove le decisioni possono essere influenzate da algoritmi e dati, sollevando interrogativi etici e morali.

Riflessioni sulla condizione umana

Exarchopoulos ha sottolineato l’importanza del rapporto tra i personaggi, affermando che ciò che l’ha colpita di più è stata la loro umanità. La sua interpretazione di Salia rappresenta una donna forte che si confronta con un sistema che la limita nel suo potenziale. Durante la preparazione del film, il team ha consultato esperti di intelligenza artificiale, evidenziando come questa tecnologia venga già utilizzata nella polizia, seppur in forme meno avanzate rispetto a quelle rappresentate nel film.

In un’epoca in cui l’IA continua a suscitare dibattiti e preoccupazioni, le parole di Exarchopoulos pongono una domanda cruciale: fino a che punto siamo disposti a fidarci della tecnologia? La sua affermazione mette in luce un timore che va oltre la mera paura della tecnologia: è la paura della nostra stessa natura e delle divisioni che possono prevalere in una società sempre più polarizzata.

Il film “Chien 51” si propone quindi come un’opera di riflessione non solo sul futuro della tecnologia, ma anche sulla condizione umana. In un mondo in cui l’intelligenza artificiale potrebbe prendere sempre più decisioni al nostro posto, è fondamentale non dimenticare l’importanza delle relazioni umane, della comprensione e dell’empatia. La sfida che ci attende è quella di trovare un equilibrio tra l’innovazione tecnologica e il mantenimento della nostra umanità.