A Milano, la recente manifestazione in supporto del Leoncavallo ha visto la partecipazione di migliaia di persone unite per difendere i diritti sociali e contestare la speculazione edilizia. A distanza di due settimane dallo sgombero del celebre centro sociale, i manifestanti hanno voluto far sentire la loro voce, rivendicando non solo la riapertura di questo storico spazio, ma anche temi cruciali come il diritto all’abitare e la lotta contro il caro vita, che colpisce in particolare le fasce più vulnerabili della popolazione.
La prima manifestazione
La prima manifestazione è iniziata intorno alle 13 da piazza Duca d’Aosta, di fronte alla stazione centrale, con circa cinquemila partecipanti. Il corteo ha attraversato via Galvani e via Melchiorre Gioia, dove la folla ha intonato slogan come «Dentro la città dei padroni, dieci, cento, mille occupazioni». Questo momento ha rappresentato una forte opposizione a un modello urbano che favorisce sempre più gli interessi privati a discapito del bene comune. La mobilitazione ha anche offerto un’importante occasione di aggregazione per diverse anime della sinistra e del movimento sociale milanese.
L’irruzione al Pirellino
Un episodio significativo si è verificato durante il corteo, quando un gruppo di attivisti ha effettuato un blitz al cantiere del Pirellino, un progetto urbanistico controverso al centro di un’inchiesta sull’urbanistica milanese. I manifestanti hanno esposto striscioni contro la speculazione edilizia e acceso fumogeni, rendendo visibili le problematiche legate alla trasformazione del territorio. Nonostante la presenza delle forze dell’ordine, l’azione ha avuto un forte impatto visivo e mediatico.
Tensioni con le forze dell’ordine
Il secondo corteo, ancora più imponente, ha visto la partecipazione di diverse migliaia di persone. Lo striscione «Giù le mani dalla città», portato dalle Mamme antifasciste del Leoncavallo, ha guidato la marcia, che ha visto la partecipazione di sigle associative e sindacali come Cgil, Arci e Anpi. Anche se il Partito Democratico non ha ufficialmente aderito, alcuni esponenti erano presenti, sottolineando l’importanza del tema in discussione.
Durante il corteo, si sono registrati momenti di tensione, soprattutto in piazza Tricolore, dove alcuni manifestanti hanno lanciato uova e petardi contro le forze dell’ordine. Nonostante questi episodi, gli organizzatori hanno mantenuto il focus sulla mobilitazione pacifica, con l’obiettivo di raggiungere piazza Duomo entro le 18, in concomitanza con il Giubileo del mondo della scuola, purtroppo non autorizzato per motivi di sicurezza.
Il percorso ha condotto il corteo da Porta Venezia a piazza Fontana, con striscioni che recitavano frasi come «Leoncavallo il sogno alternativo» e «Contro i padroni della città, 50 anni ancora». Tra i partecipanti, anche volti noti del mondo della cultura e dello spettacolo come gli attori Claudio Bisio, Paolo Rossi e Bebo Storti, che hanno scelto di unirsi alla protesta. Gabriele Salvatores, premio Oscar e regista di fama, ha dichiarato: «È importante esserci per il Leoncavallo e per dare il segnale che non siamo pecore che seguono una cosa, che c’è anche altra gente». La sua testimonianza ha evidenziato come ci fossero già trattative in corso con le istituzioni prima dello sgombero avvenuto il 21 agosto.
La posizione delle autorità
Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha affermato che lo sgombero del Leoncavallo era un atto dovuto, legato a provvedimenti giudiziari già emessi. Durante il suo intervento al Forum di Cernobbio, ha chiarito che il centro sociale era stato chiamato a risarcire i danni per l’occupazione abusiva, evidenziando la posizione del governo sulla questione. Tuttavia, l’opposizione ha espresso forti critiche, sottolineando l’importanza di difendere spazi culturali e sociali come il Leoncavallo.
Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana, ha dichiarato: «È fondamentale difendere ciò che libera le vite dalla cultura di mercato. Il Leoncavallo è un bene prezioso; riportarlo a una logica commerciale è sbagliato». La manifestazione ha assunto quindi un significato profondo, diventando un simbolo della lotta contro una visione della città che ignora le esigenze sociali e culturali dei suoi abitanti.
Le piazze milanesi si sono dimostrate ancora una volta un terreno fertile per la contestazione e la rivendicazione di diritti, segnando un importante capitolo nella storia della città e delle sue lotte sociali.