Wintour e Streep: un duo straordinario nel Diavolo Veste Prada

Wintour e Streep: un duo straordinario nel Diavolo Veste Prada

Wintour e Streep: un duo straordinario nel Diavolo Veste Prada

Giada Liguori

Settembre 11, 2025

Dopo quasi vent’anni dall’uscita del film cult “Il Diavolo Veste Prada”, Anna Wintour, la leggendaria direttrice di Vogue, ha finalmente condiviso le sue riflessioni sulla pellicola che ha segnato un’epoca nel settore della moda. In un’intervista con David Remnick, direttore del New Yorker, Wintour ha descritto il film non come un attacco personale, ma piuttosto come una “equa rappresentazione” dell’industria della moda e della sua figura di leader. Questo film, ispirato al romanzo di Lauren Weisberger, ha catturato l’immaginazione di milioni di spettatori e ha elevato la carriera di Meryl Streep, che ha interpretato il ruolo iconico di Miranda Priestly, una versione romanzata della stessa Wintour.

il successo del film e l’interpretazione di streep

Nel 2006, “Il Diavolo Veste Prada” ha fatto il suo ingresso nelle sale cinematografiche, presentando al pubblico la storia di Andy Sachs, un’aspirante giornalista interpretata da Anne Hathaway, che si ritrova a lavorare come assistente della glaciale Miranda Priestly. L’interpretazione di Streep è stata così convincente che l’attrice è stata nominata per un Premio Oscar, ricevendo elogi da parte di critici e fan. Wintour, parlando della performance di Streep, ha dichiarato: “È stata fantastica”. Le sue parole sottolineano l’impatto che il film ha avuto non solo sulla cultura popolare, ma anche sulla percezione del mondo della moda.

le riflessioni di wintour sull’industria della moda

Durante l’intervista, Wintour ha rivelato che, all’epoca dell’uscita del film, l’industria della moda era preoccupata riguardo alla sua rappresentazione. “Si temeva che il film potesse ritrarmi in una luce difficile”, ha spiegato. Tuttavia, ha anche notato che il film ha offerto una visione sorprendentemente sofisticata della moda, il che l’ha portata a trovare la rappresentazione piacevole e divertente. “Miuccia e io ne parliamo spesso, e io le dico: ‘È stato davvero un bene per te'”, ha aggiunto, suggerendo che il film ha avuto un impatto positivo sulla carriera di stilisti e designer, contribuendo a rendere la moda più accessibile e comprensibile al grande pubblico.

l’attesa per il sequel e l’eredità del film

Il successo del film è indiscutibile, con un incasso di 326 milioni di dollari a fronte di un budget di soli 40 milioni. La sua capacità di cogliere l’ironia e le stravaganze del mondo della moda ha colpito il pubblico, rendendolo un classico moderno. La regia di David Frankel ha saputo bilanciare momenti di dramma e comicità, rendendo la visione dell’industria della moda sia affascinante che divertente. Questo equilibrio è uno dei motivi per cui “Il Diavolo Veste Prada” è ancora considerato un film iconico.

In parallelo a queste dichiarazioni, l’attesa per il sequel de “Il Diavolo Veste Prada” cresce. Le riprese sono attualmente in corso a New York e il film è previsto in uscita nel maggio del 2026. La trama rimane avvolta nel mistero, ma è confermato che Meryl Streep, Emily Blunt e Anne Hathaway torneranno nei loro ruoli iconici. Inoltre, il cast vedrà l’aggiunta di nuove stelle, tra cui Kenneth Branagh, che interpreterà il nuovo marito di Miranda. Il set si sposterà a Milano, una delle capitali della moda mondiale, e sono previsti anche viaggi a Parigi e Dubai, luoghi emblematici per il fashion system.

Le riprese hanno già creato un grande fermento nella comunità della moda e tra i fan del film originale, con un casting che sta cercando circa duemila comparse per arricchire la narrazione visiva. La scelta di girare in città icone del fashion come Milano e Parigi suggerisce l’intenzione di rendere il sequel non solo un seguito delle avventure di Andy e Miranda, ma anche un’importante celebrazione della cultura della moda globale.

In questo contesto, il film originale continua a vivere non solo attraverso la memoria collettiva, ma anche come un punto di riferimento per le future generazioni di cineasti e designer. La capacità di Wintour di riflettere su questa eredità e di accettare una rappresentazione della sua persona e del suo mondo dimostra una sorprendente apertura, che potrebbe ispirare un dialogo più ampio sulla moda e sulla sua evoluzione nell’era moderna.