Ötzi, la celebre mummia rinvenuta nel 1991 sui ghiacciai delle Alpi dell’Ötztal, continua a rivelare segreti affascinanti sul passato dell’umanità. Recenti studi hanno messo in luce come il suo DNA si distingua nettamente da quello dei suoi contemporanei, fornendo nuove prospettive sulla storia genetica delle popolazioni preistoriche. Un confronto approfondito con il DNA di 47 abitanti preistorici delle Alpi del Trentino Alto-Adige ha rivelato che, nonostante alcune somiglianze superficiali, Ötzi presenta un patrimonio genetico unico.
La ricerca, pubblicata sulla rivista Nature Communications e guidata dall’istituto Eurac Research di Bolzano, ha coinvolto anche la Soprintendenza per i beni e le attività culturali e l’Università di Trento. I risultati, coordinati dalla ricercatrice Valentina Coia, hanno aperto nuove strade nella comprensione delle dinamiche migratorie e della diversità genetica in Europa durante il periodo preistorico.
il dna di ötzi e la sua unicità
Ötzi, vissuto tra 5.400 e 5.100 anni fa, presenta un cromosoma Y e un DNA mitocondriale che non trovano riscontro nei genomi analizzati. Questo suggerisce che il suo lignaggio potrebbe essere scomparso nel tempo o potrebbe avere origini più lontane rispetto a quelle degli altri individui esaminati. Questo solleva interrogativi intriganti sull’origine di Ötzi e sulle condizioni che hanno portato alla sua morte e conservazione nel ghiaccio delle Alpi.
le interazioni tra popolazioni
Le analisi del DNA hanno rivelato che, tra gli individui analizzati, il più antico, risalente a circa 8.000 anni fa, era strettamente imparentato con i cacciatori-raccoglitori occidentali dell’epoca, ma presentava anche un significativo contributo genetico, pari al 16%, da parte di cacciatori-raccoglitori originari della Russia. Questo indica un mescolamento tra le popolazioni avvenuto tra 15.700 e 10.300 anni fa, suggerendo che le Alpi erano un crocevia di culture e popolazioni sin da tempi remoti.
l’agricoltura e le migrazioni
Un altro aspetto di grande interesse emerso dalla ricerca riguarda i legami tra le popolazioni alpine e i primi agricoltori provenienti dall’Anatolia, l’attuale Turchia. I resti di individui vissuti tra 6.600 e 6.300 anni fa mostrano un rapporto stretto con questi agricoltori, indicando che l’agricoltura si diffuse nelle Alpi attraverso interazioni tra diverse culture.
Inoltre, lo studio ha esaminato l’impatto delle migrazioni di gruppi di pastori dalle steppe eurasiatiche, che hanno iniziato a muoversi verso ovest circa 5.000 anni fa. Sebbene queste migrazioni abbiano avuto un impatto limitato sui gruppi alpini, la componente genetica ‘steppica’ si è manifestata nelle Alpi orientali prima che in altre aree del Nord Italia.
conclusioni e prospettive future
La ricerca di Valentina Coia e del suo team ha dunque non solo mappato la diversità genetica delle popolazioni preistoriche delle Alpi, ma ha anche arricchito la nostra comprensione delle interazioni tra gruppi diversi, che si sono susseguite nel tempo. La mummia di Ötzi, con il suo patrimonio genetico unico, non è solo un simbolo delle antiche popolazioni alpine, ma diviene un ponte verso il passato, rivelando un mondo complesso in cui le identità culturali e genetiche si intrecciavano.
L’importanza di tali studi non può essere sottovalutata; essi offrono uno sguardo prezioso su come gli esseri umani si siano adattati e siano cambiati nel corso dei millenni, influenzando non solo la loro genetica, ma anche le loro culture e il loro modo di vivere. Con il progresso della tecnologia e delle tecniche di analisi, sarà possibile ottenere ulteriori informazioni su come i gruppi umani si siano spostati, adattati e trasformati nel tempo. I risultati ottenuti finora, come quelli relativi a Ötzi, non solo arricchiscono la nostra comprensione della preistoria ma pongono anche domande affascinanti su come la nostra storia collettiva continui a influenzare la società moderna.