La vittoria di Stefano Puzzer: la Cassazione annulla il suo licenziamento e ordina il reintegro

La vittoria di Stefano Puzzer: la Cassazione annulla il suo licenziamento e ordina il reintegro

La vittoria di Stefano Puzzer: la Cassazione annulla il suo licenziamento e ordina il reintegro

Matteo Rigamonti

Settembre 14, 2025

La recente sentenza della Corte di Cassazione ha segnato una svolta significativa per Stefano Puzzer, il portuale triestino noto per il suo ruolo di leader nelle manifestazioni No Green Pass. Il 16 aprile 2022, Puzzer era stato licenziato dall’Agenzia lavoro portuale di Trieste, ma la Cassazione ha stabilito che il suo licenziamento fosse illegittimo, dando così ragione al sindacalista. La notizia ha suscitato un grande clamore e, come ha dichiarato Puzzer all’ANSA, «Da oggi posso iniziare a gioire».

Le radici della protesta contro il Green Pass

Le manifestazioni guidate da Puzzer hanno preso avvio il 15 ottobre 2021, quando un gruppo di lavoratori portuali ha iniziato una protesta al Varco IV del porto di Trieste contro l’obbligo del Green Pass per accedere al posto di lavoro. Questa mobilitazione, inizialmente locale, ha rapidamente guadagnato slancio, catalizzando l’attenzione di migliaia di persone provenienti da ogni angolo d’Italia. Le manifestazioni hanno attirato anche frange violente, e il 18 ottobre, le forze dell’ordine hanno dovuto intervenire per sgomberare il Varco IV, utilizzando idranti per disperdere i manifestanti.

Puzzer, a capo del sindacato Clpt (Comitato Lavoratori Portuali di Trieste), ha svolto un ruolo cruciale in queste proteste, diventando un simbolo del dissenso contro le restrizioni legate alla pandemia. Le sue posizioni hanno diviso l’opinione pubblica, ma hanno anche trovato un ampio supporto tra coloro che si opponevano all’obbligo vaccinale e alle misure restrittive imposte dal governo.

Il licenziamento e la contestazione disciplinare

Il licenziamento di Puzzer è avvenuto in un contesto di alta tensione, caratterizzato da forti polemiche e scontro tra le autorità e i manifestanti. La motivazione del licenziamento, secondo quanto riportato dalla Cassazione, si basava sul fatto che Puzzer, «pur in possesso delle condizioni utili a conseguire il certificato verde, si rifiutava di esibirlo», risultando così assente ingiustificato per diversi giorni. Tuttavia, la Corte ha sottolineato che, secondo la normativa vigente all’epoca, i lavoratori privi di certificazione non potevano essere considerati automaticamente soggetti a sanzioni disciplinari, avendo il diritto di mantenere il proprio posto di lavoro.

Questo aspetto della sentenza è cruciale, poiché mette in evidenza le lacune e le ambiguità nelle normative relative al Green Pass e alle conseguenze per i lavoratori. La Cassazione ha chiarito che, nonostante le assenze, non era giustificato un provvedimento così drastico come il licenziamento.

La vittoria in Cassazione

La notizia della vittoria in Cassazione è stata accolta con entusiasmo da Puzzer, che ha espresso la sua gioia in un video pubblicato sui social. Ha ringraziato la sua famiglia e i suoi avvocati per il sostegno e ha sottolineato l’importanza di difendere i diritti dei lavoratori. «Solo grazie a loro siamo arrivati a questo risultato», ha affermato. La Corte d’appello di Venezia dovrà ora pronunciarsi sull’eventuale reintegro di Puzzer all’Agenzia lavoro portuale di Trieste, una decisione attesa con grande interesse.

Puzzer ha anche condiviso le sue attuali occupazioni, lavorando come aiuto cuoco e custode in un campeggio a Muggia. Ha dichiarato che, sebbene il porto fosse stato come una famiglia per lui, nel frattempo ha trovato altre opportunità lavorative. La sentenza ha suscitato numerosi messaggi di solidarietà da parte di sostenitori provenienti da varie parti d’Italia, segno che il suo caso ha colpito nel profondo le sensibilità di molte persone.

Un messaggio di speranza per altri lavoratori

Puzzer ha concluso le sue dichiarazioni esprimendo la sua soddisfazione per aver difeso i propri diritti fino in fondo. «Spero che questo sia d’esempio per altri: non mollate mai», ha esortato, sottolineando l’importanza di combattere per ciò in cui si crede. La sua vicenda ha dunque assunto un significato più ampio, diventando un simbolo di resistenza per molti lavoratori che si trovano a fronteggiare situazioni simili.

Il caso di Stefano Puzzer non riguarda solo una questione di diritto del lavoro, ma si inserisce in un contesto più ampio di dibattito sociale e politico riguardante la libertà individuale, la salute pubblica e la responsabilità collettiva. Le manifestazioni contro il Green Pass hanno rappresentato un momento di grande tensione sociale, e la sentenza della Cassazione potrebbe influenzare future decisioni legali e politiche in materia di diritti dei lavoratori e di gestione della pandemia.

Con l’attesa di un nuovo pronunciamento della Corte d’appello di Venezia, la domanda rimane se Puzzer tornerà effettivamente al suo posto di lavoro e quale impatto avrà questa vicenda sulla più ampia lotta per i diritti dei lavoratori in un periodo di incertezze e cambiamenti senza precedenti.