Ex Ilva: richiesta di aumento della Cig per 4.450 lavoratori

Ex Ilva: richiesta di aumento della Cig per 4.450 lavoratori

Ex Ilva: richiesta di aumento della Cig per 4.450 lavoratori

Matteo Rigamonti

Settembre 16, 2025

Acciaierie d’Italia, l’azienda che gestisce lo stabilimento ex Ilva di Taranto, sta affrontando una fase critica. Attualmente in amministrazione straordinaria, ha presentato un’istanza per modificare la richiesta di Cassa Integrazione Guadagni (CIG). Secondo fonti sindacali, l’azienda ha chiesto di aumentare il numero di lavoratori coperti dalla CIG, portando il totale a 4.450 dipendenti, di cui 3.803 si trovano a Taranto. Questa richiesta, che segna un incremento rispetto alla precedente limitata a 4.050 dipendenti, evidenzia le difficoltà sia sul fronte produttivo sia su quello finanziario.

La nuova richiesta di CIG

Nel documento ufficiale, Acciaierie d’Italia specifica che “la presente istanza, per effetto di fattori produttivi e finanziari sopravvenuti nel corso dell’avviata procedura, annulla e sostituisce la precedente di pari oggetto, recante data 12 giugno 2025”. Questo cambiamento riflette le incertezze e le sfide che l’industria dell’acciaio sta vivendo, soprattutto nel contesto della crisi economica globale e delle pressioni ambientali.

Le sfide dell’ex Ilva

La situazione dell’ex Ilva è complessa e rientra in un quadro più ampio di trasformazione dell’industria siderurgica italiana. Dopo anni di difficoltà, scandali e proteste, la fabbrica di Taranto è stata al centro di numerosi dibattiti riguardanti la salute dei lavoratori e l’impatto ambientale. Già nel 2021, il governo italiano aveva messo in campo misure per garantire la sostenibilità dell’impianto, ma le sfide si sono intensificate negli ultimi mesi a causa di:

  1. Caldo della domanda di acciaio
  2. Aumento dei costi energetici

La CIG è uno strumento fondamentale per sostenere i lavoratori in tempi di crisi, ma la sua estensione a un numero maggiore di dipendenti mette in luce le difficoltà economiche che l’azienda sta affrontando. È evidente che l’industria siderurgica, in particolare quella legata all’ex Ilva, stia vivendo un periodo di transizione.

Impatti della pandemia e futuro incerto

La pandemia di COVID-19 ha avuto un impatto drammatico su molti settori, e l’industria dell’acciaio non è stata esente. La chiusura temporanea di fabbriche e la riduzione della produzione hanno portato a un accumulo di scorte, mentre la ripresa della domanda si è rivelata incerta e discontinua. Le aziende devono gestire non solo il presente immediato, ma anche le proiezioni future in un mercato in continua evoluzione.

La decisione di Acciaierie d’Italia di chiedere un aumento della CIG è un chiaro segnale della volontà di tutelare i posti di lavoro. I sindacati hanno espresso preoccupazione per il futuro dei lavoratori e per l’occupazione nella regione. La fabbrica di Taranto è una delle più grandi d’Europa e gioca un ruolo cruciale nell’economia locale e nazionale. La perdita di posti di lavoro in questo settore avrebbe conseguenze devastanti per l’intera comunità.

È fondamentale notare che, mentre Acciaierie d’Italia cerca di gestire la crisi attuale, ci sono anche discussioni in corso riguardanti i piani a lungo termine per l’impianto. La transizione verso una produzione più sostenibile e meno inquinante è diventata una priorità, richiedendo investimenti significativi e un impegno a lungo termine da parte di tutte le parti interessate.

La questione dell’ex Ilva non riguarda solo l’acciaio, ma tocca anche temi più ampi come la salute pubblica, l’ambiente e la giustizia sociale. I residenti di Taranto hanno spesso lamentato gli effetti negativi dell’inquinamento industriale sulla loro salute, e le preoccupazioni riguardanti la qualità dell’aria e dell’acqua sono state al centro di numerosi dibattiti pubblici.

In questo contesto, la richiesta di Acciaierie d’Italia di aumentare il numero di dipendenti coperti dalla CIG rappresenta un tentativo di affrontare una crisi complessa. Resta da vedere come il Ministero del Lavoro risponderà a questa nuova istanza e quali saranno le conseguenze per i lavoratori e per l’industria dell’acciaio in Italia. La situazione continua a evolversi, e tutti gli occhi sono puntati su Taranto, un simbolo della lotta tra sviluppo industriale e sostenibilità ambientale.