Il dramma silenzioso: il 80% dei dipendenti sente l’impatto dei licenziamenti sugli altri

Il dramma silenzioso: il 80% dei dipendenti sente l'impatto dei licenziamenti sugli altri

Il dramma silenzioso: il 80% dei dipendenti sente l'impatto dei licenziamenti sugli altri

Matteo Rigamonti

Settembre 17, 2025

In un contesto lavorativo sempre più instabile e caratterizzato da rapidi cambiamenti, il tema dei licenziamenti sta emergendo come una questione di grande importanza. Recenti studi condotti da Intoo, parte di Gi Group Holding e specializzata in employability e transizione di carriera, rivelano che il 53% dei lavoratori a livello globale teme di essere coinvolto in esuberi nel prossimo anno, con una percentuale che in Italia scende al 37%. Questi dati mettono in evidenza un clima di insicurezza che avvolge il mercato del lavoro, in cui molti dipendenti non si sentono pronti ad affrontare una ricerca di un nuovo impiego.

L’impatto dei licenziamenti sui dipendenti

Uno degli aspetti più significativi emersi dalla ricerca è che il 58% dei responsabili delle risorse umane a livello globale, e il 65% in Italia, riconoscono che le loro aziende non forniscono un supporto adeguato in caso di riduzione del personale. Questo è un dato allarmante, poiché i licenziamenti non colpiscono solo chi viene allontanato, ma anche chi rimane. Infatti, l’80% dei dipendenti a livello globale, e il 78% in Italia, sostiene che le aziende tendono a sottovalutare l’impatto emotivo e psicologico che un licenziamento ha sui lavoratori rimasti.

Cetti Galante, CEO di Intoo, sottolinea che, nonostante le buone intenzioni delle aziende, la gestione dei licenziamenti è complessa. “La gestione dell’uscita riflette inevitabilmente la cultura e l’immagine aziendale”, afferma Galante. È quindi fondamentale comunicare in modo chiaro le ragioni delle scelte aziendali e offrire supporti concreti, in linea con i valori aziendali, per preservare la fiducia dei dipendenti.

Conseguenze della cattiva gestione dei licenziamenti

Un dato preoccupante è che, dopo aver assistito a un licenziamento, il 71% dei lavoratori globali, e il 68% in Italia, inizierebbe immediatamente a cercare un nuovo lavoro. Inoltre, il 62% degli intervistati ha dichiarato di aver perso fiducia nel proprio datore di lavoro, mentre il 44% ha riferito una diminuzione della propria produttività. Questi dati evidenziano un disallineamento tra la percezione dei dipendenti e quella degli HR, con molti responsabili che credono erroneamente che il personale rimanente lavorerà più duramente dopo i licenziamenti.

Le conseguenze negative di una cattiva gestione dei licenziamenti si estendono anche alla reputazione aziendale. Secondo la ricerca, il 46% delle aziende globali ha subito ripercussioni negative online, e circa un lavoratore su cinque è disposto a lamentarsi pubblicamente dell’azienda. Questo fenomeno è accentuato tra i lavoratori della Generazione Z, dove la percentuale sale a uno su quattro, evidenziando come un danno reputazionale possa influenzare la capacità delle aziende di attrarre nuovi talenti.

Misure per una gestione etica dei licenziamenti

In questo scenario, è cruciale che le aziende adottino misure efficaci per gestire il processo di riduzione del personale. La formazione del management su come affrontare i licenziamenti in modo etico e umano è fondamentale. La ricerca ha rivelato che il 54% dei dipendenti non ha fiducia nella capacità dei dirigenti di gestire questi momenti delicati con empatia. Pertanto, le aziende dovrebbero investire in programmi di formazione per migliorare le competenze dei propri leader.

Inoltre, è essenziale fornire supporti concreti ai dipendenti licenziati. Le statistiche mostrano che oltre l’80% dei responsabili HR e dei lavoratori intervistati ritiene che le persone colpite da esuberi dovrebbero ricevere servizi di outplacement e ricollocamento. Tuttavia, solo il 18% dei dipendenti è a conoscenza dei programmi di outplacement offerti dalle proprie aziende, evidenziando una mancanza di comunicazione efficace.

Infine, è importante notare che il 26% degli intervistati in Italia ha dichiarato di non avere le competenze necessarie per cercare un nuovo lavoro, mentre il 40% si sente impreparato a candidarsi o affrontare un colloquio. Inoltre, più della metà (56%) ha affermato di non avere una rete professionale solida e il 54% ha ammesso di non poter contare sul proprio network per trovare una nuova occupazione.

In un mercato del lavoro in continua evoluzione, è fondamentale che sia le aziende che i dipendenti si attrezzino per affrontare le sfide attuali. Solo attraverso una gestione responsabile dei cambiamenti e un costante aggiornamento delle competenze sarà possibile affrontare in modo efficace le inevitabili trasformazioni del mondo del lavoro.