La tragica storia di Paolo Mendico: violenze, chat tra genitori e un dramma silenzioso a 14 anni

La tragica storia di Paolo Mendico: violenze, chat tra genitori e un dramma silenzioso a 14 anni

La tragica storia di Paolo Mendico: violenze, chat tra genitori e un dramma silenzioso a 14 anni

Matteo Rigamonti

Settembre 17, 2025

La tragica vicenda di Paolo Mendico, un ragazzo di soli 14 anni, ha profondamente scosso l’Italia. La sua scelta di porre fine alla propria vita nella sua cameretta, la sera prima del rientro a scuola, evidenzia un dramma che si protraeva nel tempo. Paolo era già vittima di atti di bullismo, una realtà nota non solo ai compagni, ma anche agli insegnanti e ai genitori, come dimostrano le numerose segnalazioni e discussioni avvenute in chat tra famiglie. La scuola coinvolta, l’Itis “Pacinotti” nella sezione distaccata di Santi Cosma e Damiano, si è trovata al centro di una serie di ispezioni da parte del Ministero dell’Istruzione per fare chiarezza su quanto accaduto.

La testimonianza della famiglia

La mattina del 16 settembre, giorno successivo alla morte di Paolo, i carabinieri hanno convocato i genitori per raccogliere ulteriori testimonianze. Da quanto emerso, il giovane era stato ripetutamente maltrattato da alcuni compagni, che lo deridevano per i suoi capelli biondi e lunghi. Il padre, Giuseppe, ha dichiarato: «Lo sbattevano contro il muro, lo sapevano tutti». Nonostante il dolore e la paura vissuti dalla famiglia, non è mai stato attivato un percorso di protezione per Paolo. Il fratello, Ivan Roberto, ha scritto una lettera al Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, chiedendo misure concrete contro il bullismo nelle scuole italiane.

Un passato segnato dal bullismo

La storia di Paolo non inizia con il suo ingresso all’Itis “Pacinotti”. Già durante il periodo della scuola elementare, i genitori avevano sporto denuncia ai carabinieri per atti di bullismo subiti dal ragazzo. Successivamente, Paolo ha frequentato diverse scuole, ma la situazione non è mai migliorata. Nonostante le segnalazioni e le richieste di intervento, la famiglia ha visto ignorate le proprie preoccupazioni. Hanno anche contattato direttamente il vicario della succursale del “Pacinotti”, ma senza risultati tangibili.

Le risposte della scuola

La dirigente scolastica Gina Antonetti ha respinto le accuse, affermando che non erano mai state ricevute denunce formali e che l’ultimo contatto con Paolo risaliva a un mese e mezzo prima della sua morte. Ha sostenuto che il ragazzo si lamentava solo di parolacce e comportamenti scorretti da parte dei compagni. Tuttavia, Ivan ha sottolineato che esistono chat e discussioni che dimostrano la gravità delle violenze subite, suggerendo che la dirigente potrebbe non essere stata adeguatamente informata della situazione.

La testimonianza di altri genitori e residenti del comune di Santi Cosma e Damiano aggiunge un ulteriore strato di complessità a questa triste vicenda. Una madre, attiva in un forum di Facebook dedicato alla comunità locale, ha confermato che nella scuola sono stati registrati numerosi casi di bullismo. Ha raccontato di come, insieme alla madre di Paolo, discutevano spesso delle difficoltà vissute dai loro figli, evidenziando che il problema non era isolato, ma piuttosto diffuso tra gli studenti.

La necessità di un cambiamento

Nonostante le denunce e le segnalazioni, la scuola sembra non aver preso alcuna iniziativa concreta per affrontare il fenomeno del bullismo. Questo solleva interrogativi sul ruolo e sulle responsabilità delle istituzioni scolastiche nel proteggere i giovani studenti. La mancanza di interventi adeguati e tempestivi ha portato a una situazione insostenibile per Paolo, che ha scelto la via più tragica per fuggire da una realtà di sofferenza e isolamento.

In un contesto educativo, è fondamentale che le scuole siano in grado di identificare e affrontare i casi di bullismo in modo efficace. La storia di Paolo Mendico è un triste promemoria di come il bullismo possa avere conseguenze devastanti e di come le istituzioni debbano essere pronte a rispondere con misure concrete e tempestive. La sua morte ha riacceso il dibattito sul bullismo nelle scuole italiane e sulla necessità di adottare politiche più incisive per garantire la sicurezza e il benessere degli studenti.

Il caso di Paolo è emblematico di una problematica più ampia che affligge molti giovani in Italia e nel mondo. È imperativo che la società si unisca per combattere il bullismo e creare ambienti scolastici inclusivi e sicuri, dove ogni studente possa sentirsi accettato e rispettato. La morte di Paolo deve servire non solo come un tragico epilogo, ma come un appello all’azione per tutti noi.