È stato presentato recentemente il Rapporto “La svalutazione delle pensioni in Italia” da parte di Itinerari Previdenziali e Cida, un documento che offre un’analisi approfondita degli effetti delle ultime manovre finanziarie sulle rendite pensionistiche. In un contesto di rivalutazione che ha subito significativi cambiamenti negli ultimi trent’anni, la conferenza stampa ha messo in evidenza come, dal dicembre 2021, con la fine della disciplina transitoria prevista dalla legge numero 147/2013, si sia tornati al sistema di rivalutazione introdotto nel 1996. Questo schema prevede una rivalutazione a scaglioni delle pensioni in base all’importo, con percentuali variabili dell’inflazione.
La situazione attuale delle pensioni
Per il 2022, il trattamento minimo dell’INPS, fissato a circa 525 euro al mese, ha rappresentato il limite di riferimento per le rivalutazioni. Le pensioni fino a quattro volte il trattamento minimo beneficiano di una rivalutazione al 100% dell’inflazione, mentre quelle comprese tra quattro e cinque volte il trattamento minimo ricevono solo il 90% dell’inflazione. Le percentuali continuano a diminuire per importi superiori a cinque volte il trattamento minimo. Questo sistema ha avuto un impatto significativo sulla vita di milioni di pensionati italiani.
Un aspetto preoccupante emerso è l’intervento del governo di Giorgia Meloni, che ha introdotto modifiche significative per il biennio 2023-2024. Da un lato, sono state implementate misure per garantire una rivalutazione piena delle pensioni sociali e degli assegni minimi, con incrementi straordinari per i pensionati più anziani. Dall’altro, gli importi delle pensioni superiori a cinque volte il trattamento minimo hanno subito un peggioramento nella rivalutazione. Ad esempio:
- Pensioni tra quattro e cinque volte il trattamento minimo: rivalutazione all’85% dell’inflazione.
- Pensioni superiori a dieci volte il trattamento minimo: rivalutazione scesa al 32%, riducendosi ulteriormente al 22% nel 2024.
L’impatto sulle pensioni e le perdite subite
Brambilla, uno dei relatori del rapporto, ha sottolineato che l’applicazione della perequazione non avviene per scaglioni, ma sull’intero reddito pensionistico. Questo significa che un pensionato con una rendita compresa tra 2.627 e 3.152 euro ha visto la propria pensione rivalutata solo del 4,3%, a fronte di un tasso di inflazione effettivo dell’8,1%. Le perdite subite dai pensionati sono state notevoli, con una svalutazione complessiva delle pensioni che supera il 21% negli ultimi quattordici anni.
Le cifre sono eloquenti:
- Una pensione di 10.000 euro lordi ha perso circa 178.000 euro nel periodo in questione.
- Una pensione di 5.500 euro lordi ha visto una perdita di circa 96.000 euro.
Questi dati pongono in evidenza una situazione allarmante per i pensionati italiani, in particolare per quelli appartenenti al ceto medio, costretti a fare i conti con un’ingiusta redistribuzione del carico fiscale.
Questioni di giustizia sociale nel sistema previdenziale
Stefano Cuzzilla, presidente di Cida, ha evidenziato una paradossale contraddizione: mentre 1,8 milioni di pensionati con redditi superiori a 35.000 euro rappresentano il 46,33% dell’Irpef totale, sono proprio loro a subire i tagli maggiori. Al contrario, coloro che hanno versato pochi o nessun contributo ricevono una protezione completa dall’inflazione. Questa situazione solleva interrogativi sulla giustizia del sistema previdenziale italiano e sull’equità del trattamento riservato ai cittadini che hanno contribuito attivamente al sistema.
Il rapporto ha anche messo in evidenza come la giurisprudenza, in particolare la Corte Costituzionale, sia stata frequentemente coinvolta nel valutare la legittimità dei meccanismi di perequazione. Recentemente, la Corte ha dichiarato legittimo il meccanismo di raffreddamento della rivalutazione per fasce di reddito, ma ha anche sottolineato che la mancata rivalutazione non dovrebbe essere considerata un prelievo forzoso. Tuttavia, ciò solleva interrogativi sul futuro delle pensioni e sulla fiducia dei giovani nel sistema previdenziale.
In conclusione, il dibattito sulla rivalutazione delle pensioni in Italia non è solo una questione economica, ma anche un tema di giustizia sociale. La necessità di rivedere e garantire un sistema previdenziale equo e sostenibile è diventata sempre più urgente, mentre le disuguaglianze nel trattamento delle pensioni continuano a crescere. La sfida per il governo e per i legislatori sarà quella di trovare un equilibrio tra le esigenze di bilancio e la necessità di garantire dignità e sicurezza ai pensionati, che hanno dedicato una vita intera al lavoro e al contributo al sistema sociale.