Banche: l’impegno sulla manovra è già definito, ma il dialogo continua

Banche: l'impegno sulla manovra è già definito, ma il dialogo continua

Banche: l'impegno sulla manovra è già definito, ma il dialogo continua

Giada Liguori

Settembre 18, 2025

Il contesto economico italiano è attualmente caratterizzato da un acceso dibattito tra banche e governo riguardo alla manovra finanziaria per il prossimo biennio. Un accordo già esistente, stabilito lo scorso anno per il biennio 2025-2026, appare ora sotto pressione, mentre gli istituti di credito si preparano a negoziare ulteriori misure fiscali. Il tema centrale è il contributo delle banche alla manovra, con particolare attenzione al possibile congelamento delle imposte differite attive (Dta), che potrebbe essere prolungato di un anno.

La posizione delle banche

La questione è stata al centro di una recente riunione del comitato esecutivo dell’ABI (Associazione Bancaria Italiana), tenutasi a Milano sotto la guida del presidente Antonio Patuelli. Durante l’incontro, è stata ribadita la posizione unitaria degli istituti di credito, che hanno sottolineato l’importanza di rispettare i patti già concordati. Tra le dichiarazioni significative, Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo, ha affermato: “L’impegno di solidarietà biennale al Bilancio dello Stato è un accordo serio”. Anche Massimo Tononi, presidente di Banco Bpm, ha confermato la validità di questo impegno, sottolineando l’importanza di attendere proposte concrete da parte del governo.

Le incertezze del mercato

Nonostante questa ferma posizione, l’incertezza aleggia nel mercato, come dimostrato dalla performance negativa di Piazza Affari, che ha chiuso con un calo dell’1,29%, risultando la peggiore in Europa. Gli investitori mostrano segni di preoccupazione, e il futuro delle banche è al centro di un dibattito sempre più acceso, sia nel settore privato che in quello politico.

In ambito politico, le divisioni tra le forze di maggioranza sono evidenti. La Lega continua a premere per l’uso degli extraprofitti delle banche come fonte di finanziamento per la manovra, mentre Forza Italia ha risposto con fermezza, sostenendo che definire “extraprofitti” somme già sottoposte a piena tassazione distorce la realtà. Questa tensione riflette un clima di incertezza e di confronto tra le varie forze politiche, complicando ulteriormente la pianificazione della manovra.

L’iter legislativo e le prospettive future

Nel frattempo, l’iter legislativo per la manovra è in fase di avanzamento. La commissione Bilancio del Senato ha già espresso un primo sì alla risoluzione unitaria sul Documento programmatico di finanza pubblica (Dpfp), il quale dovrà essere presentato alle Camere entro il 2 ottobre. Questo documento rappresenta un passo cruciale, poiché conterrà le previsioni aggiornate e un primo schema delle misure da inserire nella manovra. Si tratta di un momento significativo, in quanto maggioranza e opposizione hanno trovato un punto di accordo, dopo mesi di divergenze.

Il Dpfp non solo fornirà un quadro delle previsioni economiche, ma anche degli obiettivi programmatici, inclusa la possibilità di una riduzione del deficit sotto il 3% già entro la fine di quest’anno, un anno prima rispetto a quanto inizialmente previsto. Questo potrebbe rappresentare un segnale positivo per gli investitori e per la stabilità economica del paese.

Un appuntamento cruciale da tenere d’occhio è quello del 22 settembre, quando l’Istat pubblicherà i dati economici fondamentali. Questi dati saranno essenziali per il Ministero dell’Economia, guidato dal ministro Giancarlo Giorgetti, per finalizzare le previsioni economiche per il triennio. Il governo ha già manifestato la volontà di discutere lo stato dell’economia in Aula, in risposta alle richieste delle opposizioni, prima della scadenza del 2 ottobre.

In questo contesto, le associazioni di categoria stanno intensificando il loro dialogo con l’esecutivo. Confcommercio ha recentemente incontrato il viceministro Maurizio Leo per esporre le proprie priorità, che includono:

  1. Il taglio dell’Irpef per il ceto medio.
  2. Maggiori deduzioni per le nuove assunzioni.
  3. Una tassazione Ires premiale.

D’altra parte, Confindustria ha lanciato un appello per evitare “l’assalto alla diligenza” e ha proposto un piano triennale da 8 miliardi di euro all’anno per sostenere gli investimenti.

Questa situazione complessa richiede un’attenzione particolare, poiché le decisioni che verranno prese nei prossimi mesi avranno ripercussioni significative su diversi settori dell’economia. Le banche, da parte loro, si trovano a dover bilanciare il rispetto degli impegni presi con la necessità di adattarsi a un contesto economico in continua evoluzione. La capacità di dialogo tra istituti di credito e governo sarà fondamentale per garantire una manovra efficace e sostenibile, in grado di rispondere alle sfide economiche attuali e future.