Calderone: perché la proposta sul salario minimo non basta

Calderone: perché la proposta sul salario minimo non basta

Calderone: perché la proposta sul salario minimo non basta

Giada Liguori

Settembre 21, 2025

La questione del salario minimo è tornata al centro del dibattito politico italiano, suscitando reazioni contrastanti tra le forze politiche e le parti sociali. Recentemente, la ministra del Lavoro, Marina Calderone, ha espresso la sua netta contrarietà alla proposta dell’opposizione di fissare il salario minimo a nove euro l’ora. Durante un intervento al festival di Open a Parma, Calderone ha definito questa proposta “assolutamente inadeguata” e ha messo in guardia sui rischi che una tale misura comporterebbe per il mercato del lavoro italiano.

la posizione di calderone sul salario minimo

Secondo la ministra, l’introduzione di un salario minimo orario fissato a nove euro rappresenterebbe un passo indietro per la contrattazione collettiva, un elemento fondamentale del sistema lavorativo italiano. Calderone ha spiegato che stabilire un importo minimo per legge potrebbe “ingessare” la dinamica salariale, limitando la capacità delle parti sociali di rinnovare i contratti. Questo potrebbe portare a una situazione in cui le aziende, sapendo di avere un vincolo legale, decidessero di disdire i contratti esistenti, optando per l’applicazione del salario minimo come unica soluzione.

La ministra ha sottolineato che il valore del contratto collettivo va ben oltre la mera cifra oraria. Esso comprende una serie di elementi aggiuntivi, come fondi integrativi e previdenza complementare, che garantiscono una protezione maggiore ai lavoratori. “Discutere solamente sul salario minimo orario rischia di eliminare il valore della contrattazione collettiva”, ha affermato Calderone, evidenziando come in Italia esista una contrattazione “articolata e sofisticata” che consente una gestione consapevole delle relazioni industriali all’interno delle aziende.

il contesto europeo e le peculiarità italiane

La posizione della ministra si inserisce in un contesto più ampio in cui il tema del salario minimo è oggetto di attenzione a livello europeo. In molti Paesi dell’Unione, infatti, il salario minimo è già stato introdotto come strumento per combattere la povertà e garantire condizioni di vita dignitose ai lavoratori. Tuttavia, il caso italiano presenta delle peculiarità. La contrattazione collettiva è storicamente radicata e complessa, con un numero elevato di contratti nazionali e territoriali che coprono diversi settori, rendendo difficile un’applicazione uniforme di un salario minimo.

Calderone ha fatto riferimento alla necessità di investire nei rinnovi contrattuali, specialmente per i settori che attendono da lungo tempo un aggiornamento. Questo approccio, secondo la ministra, non solo aiuterebbe a mantenere l’integrità della contrattazione collettiva, ma permetterebbe anche di adattare i salari alle reali dinamiche di mercato e alle esigenze dei lavoratori.

le sfide attuali e le proposte future

La questione del salario minimo è particolarmente rilevante nel contesto attuale, caratterizzato da una crescente inflazione e da un aumento del costo della vita. Molti lavoratori, soprattutto quelli con contratti precari o a tempo determinato, si trovano in difficoltà a far fronte alle spese quotidiane. In questo scenario, le proposte per un salario minimo diventano un tema caldo, ma le soluzioni devono essere ponderate e tenere conto delle realtà del mercato del lavoro italiano.

Inoltre, le critiche alla proposta di fissare un salario minimo a nove euro non provengono solo dal governo, ma anche da diverse organizzazioni sindacali che temono che un intervento troppo rigido possa avere effetti negativi sui contratti collettivi in essere e sulla possibilità di ottenere miglioramenti salariali attraverso la negoziazione. La necessità di un approccio graduale e flessibile è quindi un tema ricorrente nel dibattito.

Il confronto sul salario minimo è destinato a proseguire, con il governo che si impegna a trovare soluzioni che possano equilibrare le esigenze di protezione dei lavoratori e la necessità di mantenere la flessibilità del mercato del lavoro. È evidente che la questione è complessa e richiede un dialogo aperto e costruttivo tra tutte le parti coinvolte, al fine di trovare una strada condivisa che possa realmente migliorare le condizioni di vita dei lavoratori senza compromettere la struttura della contrattazione collettiva italiana.

In questo contesto, il ruolo delle istituzioni e delle parti sociali sarà cruciale per orientare il dibattito verso soluzioni efficaci e sostenibili. La ministra Calderone ha già annunciato un impegno per garantire che i rinnovi contrattuali siano una priorità, sottolineando l’importanza di un sistema di relazioni industriali che possa rispondere alle sfide attuali e future.