Giovani produttori di Presidi: il 27% ha meno di 40 anni secondo Slow Food

Giovani produttori di Presidi: il 27% ha meno di 40 anni secondo Slow Food

Giovani produttori di Presidi: il 27% ha meno di 40 anni secondo Slow Food

Giada Liguori

Settembre 22, 2025

L’Italia, rinomata per la sua cultura gastronomica e i suoi paesaggi rurali, si trova ad affrontare una sfida demografica complessa. Con una popolazione che invecchia e una significativa contrazione nelle aree rurali, emergono dati incoraggianti dai Presidi Slow Food: ben il 27% dei produttori ha meno di 40 anni. Questo fenomeno rappresenta una speranza per il futuro della gastronomia italiana e della biodiversità, settori che rivestono un ruolo cruciale nella nostra economia e cultura.

I Presidi Slow Food: Un patrimonio da salvaguardare

La manifestazione di Cheese, tenutasi a Bra, in provincia di Cuneo, ha offerto l’opportunità di presentare uno studio approfondito sullo stato di salute dei Presidi Slow Food. Questo progetto, avviato nel 2000 per valorizzare prodotti tradizionali e di qualità, ha visto un aumento dei Presidi da 90 a 400, coinvolgendo oltre 2.200 produttori in tutta Italia. I Presidi rappresentano un punto di riferimento fondamentale per la salvaguardia della biodiversità e delle tradizioni gastronomiche locali.

In particolare, il settore caseario si distingue con il 39% delle aziende guidate da giovani produttori. Questo segnale positivo è cruciale, poiché il formaggio è uno dei simboli della tradizione alimentare italiana. La presenza di giovani nel settore può portare innovazioni, contribuendo a preservare metodi di produzione tradizionali mentre si affrontano le sfide moderne.

Un’analisi approfondita

Lo studio, condotto con il supporto di Guido Berlucchi e in collaborazione con le Università di Torino e di Palermo, ha analizzato 82 Presìdi italiani, esaminando tre livelli fondamentali: socio-culturale, ambientale ed economico. Questo approccio ha fornito una visione chiara delle realtà locali e delle sfide che i produttori affrontano.

Dai 621 produttori coinvolti nello studio, 213 sono donne, un dato significativo che evidenzia il crescente ruolo femminile nel settore agroalimentare. Le donne, spesso portatrici di un approccio diverso alla produzione, si concentrano su pratiche sostenibili e sulla qualità dei prodotti, contribuendo a un futuro più equo e diversificato per l’agricoltura italiana.

Sostenibilità e redditività

Un aspetto interessante dell’analisi riguarda il modello di filiera chiusa nel settore caseario, dove i produttori gestiscono ogni fase del processo, dall’allevamento degli animali alla trasformazione del latte. Questo approccio garantisce la qualità del prodotto finale e promuove la sostenibilità ambientale. Inoltre, il 56% dei produttori ha visto aumentare la redditività delle proprie produzioni, mentre nessuno ha registrato un calo.

La diversificazione dei mercati, attraverso eventi locali e nazionali, Mercati della Terra e gruppi di acquisto solidale, ha ulteriormente sostenuto questo trend positivo. I Presidi contribuiscono significativamente alla conservazione dei paesaggi rurali, con il 67% dei casi in cui si verifica una valorizzazione del territorio.

Un altro dato rilevante è l’attenzione all’ambiente da parte dei produttori: oltre il 90% ha ridotto l’uso di concimi chimici di sintesi, e oltre il 60% ha scelto pratiche di fertilizzazione organica. Questi dati dimostrano un impegno concreto verso la sostenibilità, essenziale per garantire un futuro migliore.

In conclusione, l’azione di Slow Food e dei suoi Presidi rappresenta un faro di speranza per l’agricoltura e la gastronomia italiana. Con la presenza di giovani produttori e pratiche sostenibili, si offre la possibilità di costruire un futuro in cui tradizione e innovazione coesistono, preservando il patrimonio culturale e naturale del nostro Paese.