Tremila persone in piazza a Trieste per sostenere il sindacato Pal

Tremila persone in piazza a Trieste per sostenere il sindacato Pal

Tremila persone in piazza a Trieste per sostenere il sindacato Pal

Giada Liguori

Settembre 22, 2025

Questa mattina, a partire dalle 10, circa tremila persone si sono radunate al Varco 4 del porto di Trieste, dando vita a una mobilitazione di grande rilevanza nell’ambito dello sciopero generale pro Palestina. L’iniziativa, promossa dal sindacato Usb (Unione Sindacale di Base) di Trieste, si inserisce in un contesto di forte solidarietà verso il popolo palestinese, colpito da un conflitto che ha suscitato indignazione e mobilitazione in tutto il mondo.

L’appello a questa mobilitazione è giunto dai portuali di Genova, i quali hanno già manifestato la loro determinazione a non essere complici di guerre e massacri. La loro iniziativa ha trovato eco in diverse città italiane, portando a una partecipazione imponente. L’Usb ha comunicato che lo sciopero coinvolgerà non solo i porti, ma anche fabbriche, trasporti, scuole e servizi pubblici, sottolineando l’importanza di una risposta collettiva e coordinata contro le ingiustizie.

La manifestazione e i suoi messaggi

Durante la manifestazione, i partecipanti hanno esposto cartelli con slogan significativi, tra cui uno dei più grandi recita: “Sciopero generale, fermiamo l’orrore a Gaza, blocchiamo tutto”. Questi slogan non solo richiamano l’attenzione sulla situazione drammatica in Palestina, ma evidenziano anche la volontà di una parte della società italiana di non rimanere indifferente di fronte a ciò che accade oltre i confini nazionali. Diverse bandiere palestinesi e simboli di pace sono stati sventolati, testimoniando la solidarietà e l’impegno dei manifestanti.

La posizione strategica di Trieste

Un aspetto significativo di questa mobilitazione è il richiamo alla posizione strategica di Trieste come città di confine e nodo cruciale nei traffici internazionali. L’Usb ha sottolineato l’importanza di fermare il lavoro al porto, poiché questo colpisce uno snodo fondamentale delle catene economiche che alimentano conflitti e guerre. “Fermare il lavoro al porto significa colpire un punto nevralgico per le dinamiche economiche che spesso si traducono in costi sociali per le comunità,” ha affermato il sindacato.

Non tutti sono a conoscenza del fatto che il porto di Trieste è stato storicamente considerato un canale commerciale verso Israele, con collegamenti e trattative che lo hanno reso un punto di passaggio per i traffici marittimi con lo Stato responsabile di gravi violazioni dei diritti umani in Palestina. Questa consapevolezza ha spinto i manifestanti a chiedere un cambiamento radicale, affinché il porto non sia più un simbolo di complicità nelle guerre ma piuttosto un luogo di pace e cooperazione.

Un movimento globale per la pace

La mobilitazione di oggi si inserisce in un contesto più ampio di protesta che ha attraversato varie città italiane e internazionali. Le manifestazioni per la Palestina si sono intensificate negli ultimi mesi, in risposta all’escalation di violenze e alle crisi umanitarie che hanno colpito la regione. Gli eventi recenti, tra cui le operazioni militari israeliane e le conseguenti perdite di vite umane, hanno suscitato una reazione globale, portando a un aumento della solidarietà e dell’attivismo.

Le voci dei manifestanti a Trieste si uniscono a quelle di molti altri in tutto il mondo che chiedono un cessate il fuoco e una soluzione pacifica al conflitto israelo-palestinese. Le richieste non si limitano a un intervento immediato, ma si estendono a una riflessione più profonda sulle politiche internazionali e sulle responsabilità delle nazioni nel garantire la pace e la giustizia.

Mentre i manifestanti si preparano a sfilare in corteo verso un’altra zona della città, l’atmosfera è carica di determinazione e speranza. La partecipazione massiccia dimostra che ci sono ancora molte persone disposte a lottare per i diritti umani e la giustizia sociale. Trieste, con il suo porto simbolico, diventa così un palcoscenico importante per una battaglia che trascende i confini nazionali e che chiede un ripensamento delle relazioni internazionali in un contesto di crescente conflittualità.

In questo momento storico, la mobilitazione di Trieste rappresenta non solo una richiesta di giustizia per il popolo palestinese, ma anche un invito alla riflessione sulle dinamiche economiche e politiche che influiscono sulle vite di milioni di persone. La scelta di fermare il lavoro in un porto strategico come quello di Trieste non è casuale, ma è un gesto simbolico che mira a mettere in discussione le strutture di potere e le logiche che governano il commercio internazionale, spesso a scapito dei diritti fondamentali.