Salario minimo: Rotondi avverte, la delega al Governo deve unire, non dividere

Salario minimo: Rotondi avverte, la delega al Governo deve unire, non dividere

Salario minimo: Rotondi avverte, la delega al Governo deve unire, non dividere

Matteo Rigamonti

Settembre 24, 2025

Il recente commento di Francesco Rotondi, giuslavorista e consigliere esperto del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (Cnel), sull’approvazione definitiva da parte del Senato del disegno di legge delega in materia di retribuzione dei lavoratori e di contrattazione collettiva ha acceso un dibattito cruciale. Questo passaggio legislativo, che conferisce ampie deleghe al Governo per riformare il sistema retributivo, rappresenta un’opportunità per affrontare una delle questioni più dibattute nel panorama lavorativo italiano: la necessità di un salario minimo garantito.

Il messaggio della delega al Governo

Rotondi ha messo in evidenza che la delega al Governo deve trasmettere un messaggio chiaro e forte a favore della dignità del lavoro, evitando di diventare un terreno di scontro ideologico. È fondamentale conciliare due valori essenziali per la Costituzione italiana: da un lato, la dignità della retribuzione; dall’altro, la centralità della contrattazione collettiva. Se i decreti attuativi della legge riusciranno a tradurre questi principi in regole chiare e praticabili, l’Italia potrebbe compiere un passo avanti significativo nella tutela dei diritti dei lavoratori.

L’importanza dell’articolo 36 della Costituzione

In particolare, Rotondi ha richiamato l’attenzione sull’articolo 36 della Costituzione, che stabilisce il diritto di ogni lavoratore a una retribuzione proporzionata e sufficiente. Questo principio non è solo una questione di giustizia sociale, ma rappresenta anche un pilastro della civiltà giuridica italiana, affermando la dignità del lavoro come fondamento della Repubblica. La scelta di conferire al Governo il compito di:

  1. Rafforzare i contratti collettivi più applicati.
  2. Contrastare il dumping salariale.

è un segnale che risponde a una domanda sociale che non può più essere ignorata.

Rischi e opportunità nella riforma

Tuttavia, Rotondi ha avvertito che la discussione non può limitarsi a un piano etico. L’ordinamento giuridico italiano ha già sviluppato un sistema di tutela attraverso la contrattazione collettiva, garantendo un equilibrio tra i diritti dei lavoratori e la sostenibilità delle imprese. È quindi fondamentale che l’attuazione della delega non porti a rigidità o burocratizzazione, ma valorizzi il ruolo delle parti sociali. Solo in questo modo i contratti collettivi potranno diventare veri presidi di giustizia sostanziale.

Un altro punto cruciale riguarda l’impatto degli interventi volti a rafforzare i trattamenti economici, specialmente nei settori a bassa produttività. Un aumento dei costi salariali potrebbe riflettersi negativamente sull’occupazione, generando pratiche elusive o la delocalizzazione delle attività. Pertanto, è essenziale che gli strumenti di vigilanza e trasparenza siano efficaci e concretamente applicabili, evitando che si riducano a meri adempimenti formali.

Il dibattito sul salario minimo e sulla contrattazione collettiva è attualmente al centro dell’agenda politica italiana, con posizioni diverse tra le forze politiche. Mentre alcuni partiti sostengono l’introduzione di un salario minimo garantito come strumento per combattere la povertà e migliorare le condizioni di vita dei lavoratori, altri avvertono che una simile misura potrebbe mettere a rischio la stabilità delle aziende, specialmente quelle più piccole e meno capitalizzate.

In questo contesto, il ruolo del Cnel e di esperti come Rotondi diventa cruciale per guidare un dibattito informato e costruttivo. È fondamentale che le politiche di lavoro siano formulate sulla base di dati concreti e analisi approfondite, piuttosto che su ideologie o slogan populisti. La sfida principale rimane quella di trovare un equilibrio tra le esigenze dei lavoratori e quelle delle imprese, in un mercato del lavoro in continua evoluzione.

L’approvazione della delega al Governo segna un momento significativo nel percorso di riforma del mercato del lavoro italiano, che ha visto diverse trasformazioni negli ultimi anni. La questione del salario minimo è quindi solo una parte di un discorso più ampio che coinvolge la riorganizzazione del mercato del lavoro, la protezione dei diritti dei lavoratori e la promozione di un modello di sviluppo sostenibile. La speranza è che la delega rappresenti un passo avanti per garantire un lavoro dignitoso e giusto per tutti, evitando che il dibattito si riduca a un confronto ideologico sterile. È tempo di concentrarsi su soluzioni pratiche e condivise, che possano realmente migliorare le condizioni di vita e di lavoro degli italiani.