La recente scoperta di un team internazionale di scienziati ha aperto una nuova finestra sulla vulcanologia, permettendo per la prima volta di osservare la struttura interna di un vulcano appena nato. Questo straordinario evento si è verificato sull’isola di La Palma, nelle Isole Canarie, subito dopo l’eruzione del vulcano Tajogaite, che ha avuto inizio il 19 settembre 2021 e ha continuato per 85 giorni. La ricerca, pubblicata sulla rivista Geophysical Research Letters, rappresenta un passo fondamentale per comprendere come si formano i vulcani e per sviluppare nuovi strumenti per prevedere i rischi vulcanici.
La ricerca e il team internazionale
Guidata da Sergio Gammaldi dell’Osservatorio Vesuviano dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, la ricerca ha visto la collaborazione di esperti provenienti da diverse università, tra cui quelle di Ginevra e Gran Canaria, e dall’istituto di scienza e tecnologia Skoltech di Mosca. Secondo Luca D’Auria, direttore del Área de Vigilancia Volcánica dell’Instituto Volcanológico de Canarias (Involcan) e coautore dello studio, l’osservazione interna del vulcano è stata definita una “finestra irripetibile”. Studiare un vulcano nella sua fase iniziale non è solo una sfida scientifica, ma aumenta anche la capacità di prevenire i rischi in territori abitati da milioni di persone.
Il vulcanismo di La Palma
L’isola di La Palma è nota per il suo vulcanismo monogenetico, dove ogni eruzione avviene in un punto diverso, dando origine a un nuovo cono vulcanico. Durante l’eruzione del Tajogaite, i ricercatori hanno installato una rete di 17 stazioni sismiche temporanee per monitorare i terremoti locali e analizzare la struttura del vulcano. Utilizzando la tomografia sismica, gli scienziati hanno ricostruito un’immagine tridimensionale dei primi 1.500 metri sotto il vulcano, registrando migliaia di microsismi generati dai processi di contrazione termica e dal movimento dei gas liberati dal magma in raffreddamento.
- 17.000 microsismi analizzati con l’ausilio dell’intelligenza artificiale.
- Costruzione di modelli di velocità delle onde sismiche.
- Identificazione di fluidi allo stato liquido e gassoso a diverse profondità.
Risultati e implicazioni
I risultati dello studio hanno rivelato che nelle zone superficiali del vulcano si trovano rocce porose sature di gas o vapore, mentre più in profondità sono presenti fluidi allo stato liquido. Gammaldi ha osservato che questa variazione di stato dei fluidi è influenzata dalla pressione: a profondità maggiori, i fluidi rimangono liquidi, mentre più in alto tendono a trasformarsi in gas. Questa dinamica è cruciale per comprendere le eruzioni vulcaniche e migliorare le tecniche di previsione dei rischi.
Un altro importante risultato è stata l’identificazione del condotto magmatico principale, attraverso il quale il magma e i gas sono risaliti durante l’eruzione. Questa scoperta fornisce informazioni preziose sul modo in cui il magma si accumula e si muove all’interno della crosta terrestre.
L’eruzione del Tajogaite ha avuto un impatto significativo sull’isola, portando a evacuazioni di massa e a danni considerevoli alle infrastrutture locali. Le informazioni raccolte da questi eventi possono essere utilizzate per migliorare la preparazione e la risposta alle future eruzioni, non solo a La Palma, ma anche in altre regioni vulcaniche del mondo.
La vulcanologia è un campo in continua evoluzione, e l’osservazione del Tajogaite offre un’opportunità senza precedenti per approfondire la nostra comprensione dei vulcani e delle loro dinamiche. Con la continua evoluzione della tecnologia e delle metodologie di ricerca, il futuro della vulcanologia sembra promettente, garantendo che le comunità vulnerabili siano preparate e resilienti di fronte ai rischi vulcanici.