Il 22 settembre 2023, i lavoratori portuali di Livorno hanno intrapreso una protesta significativa bloccando la nave Slnc Severn, battente bandiera dell’Alaska, sospettata di trasportare armi e mezzi militari destinati a Camp Darby, una base militare situata nel comune di Pisa. Questa azione è stata organizzata dal sindacato USB (Unione Sindacale di Base), che ha istituito un presidio permanente al varco Valentini del porto. I portuali hanno deciso di non consentire l’attracco della nave, evidenziando la loro opposizione al traffico di armi e al coinvolgimento dell’Italia nelle operazioni militari statunitensi.
Il contesto della protesta
Camp Darby è una delle basi strategicamente significative per le forze statunitensi in Europa, ospitando unità militari pronte a intervenire in diverse situazioni di conflitto. La protesta dei portuali di Livorno si inserisce in un contesto più ampio di crescente opposizione sociale alle guerre e al traffico di armi, un tema che ha trovato eco anche in altre città italiane e europee. Giovanni Ceraolo, uno dei portuali, ha affermato: «Manterremo comunque il presidio finché non ci sarà comunicato ufficialmente il nuovo porto di destinazione», dimostrando la determinazione dei lavoratori nel difendere i propri principi.
La situazione della nave Slnc Severn
Dopo essere stata fermata al porto di Livorno, la nave Slnc Severn ha trascorso diversi giorni in mare, in attesa di una risoluzione. Secondo fonti locali, l’armatore della nave ha considerato l’idea di dirottare il carico verso un porto alternativo, che potrebbe non essere italiano. Porti come Savona, La Spezia o Marina di Carrara sono stati menzionati come possibili destinazioni. Questa situazione ha contribuito a mantenere alta la tensione tra i lavoratori portuali e le autorità competenti.
Un segnale contro la militarizzazione
L’occupazione della banchina da parte dei portuali non è stata solo una semplice azione di protesta, ma un chiaro segnale contro la militarizzazione delle attività portuali e il commercio di armi. La posizione della nave è stata monitorata attraverso sistemi di tracciamento della navigazione, e l’ultima registrazione ufficiale ha mostrato la Slnc Severn al largo di Civitavecchia, prima di essere avvistata in rada a Livorno. La protesta ha suscitato un ampio sostegno, non solo tra i lavoratori portuali, ma anche in altre categorie e movimenti sociali.
Sabato 27 settembre, una delegazione di lavoratori portuali di altre città europee, tra cui Genova, si riunirà a Livorno per organizzare una manifestazione unitaria contro il traffico di armi. Questo evento rappresenterà un’importante occasione di mobilitazione e solidarietà tra i lavoratori portuali, uniti nella lotta per un futuro senza guerre e senza armi.
La determinazione dei portuali di Livorno si riflette anche nelle loro dichiarazioni: «Devono mettere in conto di dover manganellare e portare via di peso trecento persone che stanno dormendo in banchina e che non accetteranno mai di andarsene senza certezze e di lavorare per la guerra», ha dichiarato Ceraolo, evidenziando la loro volontà di resistere a qualsiasi tentativo di sgombero.
La protesta si inserisce in un contesto di crescente attenzione verso le questioni di pace e disarmo. Negli ultimi anni, diverse organizzazioni e movimenti sociali hanno messo in discussione il ruolo dell’Italia nel commercio di armi e nelle missioni militari all’estero. Le voci critiche sono sempre più forti, richiamando l’attenzione su come il traffico di armi e la militarizzazione influiscano sulle comunità locali.
L’azione dei portuali di Livorno ha riacceso il dibattito sulla responsabilità etica dei lavoratori nel settore della logistica e dei trasporti. Molti di loro si interrogano se sia giusto contribuire a operazioni che possono portare alla guerra e alla sofferenza umana. Il presidio è diventato un simbolo di resistenza e una piattaforma per discutere di questioni più ampie legate alla pace e alla giustizia sociale.
La situazione rimane incerta, con i portuali che continuano a mantenere alta l’attenzione sulla Slnc Severn e sul suo carico. La loro determinazione mette in evidenza come le questioni di etica e responsabilità sociale siano sempre più centrali nel dibattito pubblico riguardante il lavoro e le politiche di difesa. Con la crescente mobilitazione di lavoratori e cittadini, Livorno si conferma un luogo cruciale per le lotte contro la guerra e per la costruzione di un futuro di pace.