Il settore FemTech in Italia sta vivendo un momento di grande fermento, emergendo come un fenomeno innovativo e a forte prevalenza femminile. Grazie al lancio del primo Osservatorio permanente promosso da Tech4Fem in collaborazione con Minerva Lab della Sapienza Università di Roma, il panorama della salute femminile inizia a delinearsi in modo chiaro. Questo importante passo ha dato vita al Report 2025, una risorsa scaricabile gratuitamente che offre una panoramica delle 92 realtà attive nel settore, molte delle quali sono emerse negli ultimi due anni.
Crescita e predominanza femminile
Il FemTech italiano si concentra sull’innovazione della salute femminile attraverso tecnologie, servizi e nuovi modelli di cura. Un dato rilevante è che il 79% delle startup ha almeno una donna tra i fondatori, un numero ben superiore alla media nazionale, che si attesta al 19%. Inoltre, un terzo delle imprese è guidato da fondatori singoli, e la maggioranza di queste è rappresentata da donne di età compresa tra i 25 e i 34 anni.
Valeria Leuti, fondatrice e presidente di Tech4Fem, ha dichiarato: “C’è la forte urgenza per molte donne di trasformare il proprio vissuto personale in una missione di aiuto e sostegno ad altre donne, sfruttando innovazione e tecnologie.” Le sue parole non solo evidenziano l’importanza di questo movimento, ma anche la determinazione delle imprenditrici nel settore.
Sfide economiche e opportunità
Nonostante la crescita e l’innovazione, il settore FemTech in Italia deve affrontare sfide economiche significative. Infatti, il 38% delle startup non ha mai avviato un processo di fundraising, e il 64% si autofinanzia. Solo il 13% ha raccolto oltre 1 milione di euro, mentre il 50% delle imprese genera un fatturato inferiore ai 50.000 euro all’anno. Complessivamente, il giro d’affari del settore è stimato tra i 41 e i 100 milioni di euro, un importo modesto rispetto al potenziale globale del mercato FemTech, che vale oltre 60 miliardi di dollari e prevede di raggiungere i 120 miliardi entro il 2033.
Questa disparità è sorprendente, considerando che il FemTech affronta questioni di salute pubblica cruciali. Le donne, pur vivendo più a lungo degli uomini, trascorrono circa il 25% della loro vita in cattiva salute a causa di malattie e condizioni spesso trascurate dalla ricerca. Secondo il McKinsey Health Institute e il World Economic Forum, colmare il divario nella salute femminile potrebbe generare oltre 1 trilione di dollari di impatto economico globale all’anno entro il 2040.
Un invito all’azione
Il Report 2025 non è solo una raccolta di dati, ma un vero e proprio invito all’azione. Con la crescita del FemTech, c’è un bisogno urgente di investimenti e supporto. Le statistiche mostrano che molte startup femminili rischiano di rimanere isolate e non sostenute. È fondamentale che investitori e istituzioni mostrino un maggiore interesse per garantire che queste iniziative possano prosperare e raggiungere il loro pieno potenziale.
Le startup FemTech non si limitano a sviluppare prodotti e servizi; mirano anche a creare una comunità di supporto e condivisione. Molte di queste realtà stanno lavorando per abbattere i tabù legati alla salute femminile, affrontando temi spesso considerati scomodi, come la salute riproduttiva, le malattie autoimmuni e la menopausa.
In conclusione, è essenziale che il settore continui a crescere e svilupparsi, non solo per il bene delle donne in Italia, ma anche per contribuire a un cambiamento culturale più ampio nella percezione della salute femminile a livello globale. Le sfide economiche rappresentano un ostacolo, ma la determinazione e la creatività delle donne coinvolte nel FemTech italiano possono fare la differenza, spingendo verso un futuro in cui la salute delle donne è finalmente al centro dell’attenzione. Con una base di startup in costante evoluzione e una crescente consapevolezza delle problematiche legate alla salute femminile, il panorama del FemTech in Italia si presenta come un campo fertile per l’innovazione e la trasformazione sociale. Con l’auspicio che nei prossimi anni ci siano più investimenti e supporto, il futuro del FemTech italiano sembra promettente e ricco di potenziale.