Il dramma di Paderno Dugnano: la condanna di un 17enne tra immortalità, nazismo e omofobia

Il dramma di Paderno Dugnano: la condanna di un 17enne tra immortalità, nazismo e omofobia

Il dramma di Paderno Dugnano: la condanna di un 17enne tra immortalità, nazismo e omofobia

Matteo Rigamonti

Settembre 30, 2025

La tragica vicenda di Paderno Dugnano, avvenuta tra il 31 agosto e il primo settembre 2024, ha scosso profondamente l’intera comunità. R.C., un ragazzo di soli 17 anni, ha compiuto un atto di violenza inaudita, sterminando la propria famiglia con 108 coltellate. Questo drammatico evento ha sollevato interrogativi inquietanti sullo stato mentale del giovane e sulle motivazioni dietro un gesto così estremo. La condanna a 20 anni di reclusione da parte del Tribunale per i minorenni di Milano ha messo in luce un quadro complesso, che va oltre la semplice follia.

un profilo inquietante

Le motivazioni della sentenza, contenute in 51 pagine, delineano un profilo di R.C. come individuo capace di pianificare e attuare un delitto con lucidità e premeditazione. La sua idea di raggiungere l’“immortalità” attraverso l’eliminazione dei familiari è stata definita “stravagante” ma sempre sotto il suo controllo. La giudice Paola Ghezzi ha contestato le conclusioni di uno psichiatra, Franco Martelli, che aveva parlato di un “vizio parziale di mente”, affermando che R.C. fosse in uno stato di confusione tra realtà e fantasia.

la brutalità del gesto

La modalità dell’aggressione è stata descritta come sconcertante. Gli attacchi sono stati inflitti in modo cruento, mostrando un accanimento che ha sorpreso anche gli inquirenti. La giudice ha sottolineato che, nonostante la giovane età e le circostanze attenuanti, non si poteva ignorare la premeditazione e la brutalità del gesto. Elementi disturbanti sono emersi durante il processo, inclusi legami di R.C. con ideologie estreme, come il nazismo e l’omofobia. Tra le immagini trovate nei suoi dispositivi elettronici, è stata rinvenuta una foto del “Mein Kampf”, il manifesto di Adolf Hitler. Questo ha sollevato interrogativi su quali fattori abbiano alimentato il suo comportamento violento.

la difesa e le implicazioni sociali

Dopo il delitto, R.C. ha cercato di eludere le indagini, tentando di scaricare la colpa su altri membri della famiglia, suggerendo un certo grado di manipolazione e calcolo. La giudice ha notato come il ragazzo abbia mantenuto un livello di organizzazione mentale che contraddice l’idea di una mente dissociata. Le emozioni di rabbia e odio sono state descritte come la “benzina” che ha alimentato il massacro, creando un ambiente propizio per l’atto violento.

Dall’altra parte, l’avvocato Amedeo Rizza ha annunciato l’intenzione di ricorrere in appello, contestando la decisione del tribunale di non riconoscere il vizio parziale di mente. Secondo il legale, non è stata considerata l’incidenza della patologia psichiatrica di R.C. sul suo comportamento.

L’orrendo delitto ha aperto un dibattito più ampio su temi delicati come la salute mentale, l’influenza delle ideologie estreme sui giovani e la necessità di una maggiore attenzione verso i segnali di disagio. Mentre il caso si prepara a passare in appello, rimane l’amarezza per una tragedia che ha portato via vite innocenti e ha lasciato un segno indelebile nella memoria collettiva. La questione di come affrontare e prevenire simili episodi è ora più urgente che mai.