Scoperto il meccanismo che scatena la malattia di Parkinson

Scoperto il meccanismo che scatena la malattia di Parkinson

Scoperto il meccanismo che scatena la malattia di Parkinson

Matteo Rigamonti

Ottobre 1, 2025

La recente scoperta nel campo della neurologia ha portato a una comprensione senza precedenti del meccanismo che innesca la malattia di Parkinson. Per la prima volta, i ricercatori sono riusciti a osservare direttamente nel cervello umano gli oligomeri di alfa-sinucleina, piccoli aggregati proteici che si ritiene siano i veri colpevoli della malattia. Questa scoperta, pubblicata sulla rivista Nature Biomedical Engineering, rappresenta un passo avanti significativo nello studio di una patologia che attualmente colpisce circa 10 milioni di persone nel mondo e che potrebbe raggiungere i 25 milioni entro il 2050.

La scoperta degli oligomeri di alfa-sinucleina

I ricercatori, provenienti da istituzioni prestigiose come l’Università di Cambridge, l’University College di Londra e il Politecnico canadese di Montréal, hanno identificato questi aggregati proteici che, fino ad ora, non erano stati osservati a causa delle loro dimensioni ridotte. La loro scoperta potrebbe non solo chiarire i meccanismi della progressione della malattia, ma anche aprire la strada a nuove strategie per la diagnosi precoce e per terapie innovative.

  1. Aggregati più grandi: Fino ad oggi, la malattia di Parkinson è stata diagnosticata attraverso la presenza di corpi di Lewy, aggregati proteici più grandi.
  2. Oligomeri come colpevoli: I ricercatori sospettavano da tempo che i veri colpevoli fossero questi oligomeri più piccoli.
  3. Osservazione diretta: Grazie a una nuova tecnica di microscopio a fluorescenza ultrasensibile, il team è riuscito a vedere direttamente gli oligomeri nel tessuto cerebrale umano.

Implicazioni per la diagnosi e il trattamento

La possibilità di osservare gli oligomeri di alfa-sinucleina offre nuove prospettive per la diagnosi e il trattamento della malattia di Parkinson. Steven Lee, coordinatore dello studio, ha sottolineato l’importanza di poter osservare il Parkinson nelle sue fasi iniziali per comprendere meglio come si sviluppa nel cervello. Questo potrebbe portare a scoperte cruciali su come curare la malattia.

Rebecca Andrews, membro del team, ha descritto la scoperta come un’opportunità unica: “È come poter vedere le stelle in pieno giorno.” L’analisi dei campioni di tessuto ha dimostrato che, nei cervelli affetti da Parkinson, gli oligomeri appaiono più grandi e numerosi, suggerendo un collegamento diretto con la progressione della malattia. Inoltre, è stata identificata una variante specifica di queste proteine, presente solo negli individui malati, che potrebbe rappresentare le prime “firme” del Parkinson.

Un futuro promettente nella ricerca neuroscientifica

Questa scoperta non ha solo implicazioni per la malattia di Parkinson, ma potrebbe anche essere applicata ad altre malattie neurodegenerative come l’Alzheimer e la corea di Huntington. Lucien Weiss del Politecnico di Montréal ha affermato che ora che gli oligomeri sono stati identificati, potrebbero aiutare a individuare specifici tipi di cellule in determinate aree del cervello.

L’importanza di questa scoperta risiede nella necessità di investire maggiormente nella ricerca neuroscientifica. Con l’aumento del numero di persone colpite dalla malattia di Parkinson, è fondamentale sviluppare strategie di diagnosi e trattamento più efficaci. Identificare le firme della malattia in fasi precoci potrebbe migliorare significativamente la qualità della vita dei pazienti e delle loro famiglie.

In conclusione, la recente scoperta degli oligomeri di alfa-sinucleina rappresenta un traguardo importante nella lotta contro la malattia di Parkinson. Grazie all’uso di tecnologie avanzate, la comunità scientifica è ora in grado di affrontare le sfide future legate alla salute cerebrale e alle malattie neurodegenerative.